Perché la gente adora i film di John Wick? Per il carisma e l’anima di Keanu Reeves? Per le sequenze action sbalorditive? O perché siamo tutti affascinati dalle monete d’oro, dalla Gran Tavola e da tutte le altre regole e tradizioni del mondo degli assassini in cui operano John, i suoi amici e i suoi nemici?
La miniserie prequel The Continental: dal mondo di John Wick spera sicuramente che il motivo sia l’ultimo. Ci sono alcune scene di combattimento ingegnose e creative, ma manca Keanu o chiunque altro abbia quel livello di magnetismo. Ed è fin troppo concentrata sulla questione della Gran Tavola.
The Continental è in lavorazione dal 2017, la versione finale è stata sviluppata da Greg Coolidge, Kirk Ward e Shawn Simmons e riporta la storia agli anni Settanta, prima che Winston Scott (interpretato nei film da Ian McShane, qui da Colin Woodell) gestisse l’hotel del titolo. All’inizio, in realtà, vive lontano dall’oceano, conduce affari immobiliari nella Swinging London e torna a New York solo perché suo fratello Frankie (Ben Robson) ha rubato la macchina usata per coniare quelle importantissime monete d’oro. L’attuale manager del Continental, Cormac (Mel Gibson), non ne è molto contento, ed è disposto a uccidere chiunque si metta tra lui e il macchinario. La lotta di Winston per salvare sé stesso e Frankie alla fine coinvolge la moglie vietnamita di Frankie, Yen (Nhung Kate), i fratelli maestri di arti marziali Miles (Hubert Point-Du Jour) e Lou (Jessica Allain), l’anziano cecchino Gene (Ray McKinnon), la poliziotta KD (Mishel Prada), lo scroccone Charlie (Peter Greene) e il protetto di Cormac, Charon (Ayomide Adegun), tra gli altri.
Alcuni di questi personaggi, come Charon e Charlie, appaiono nei film in versione più vecchia, altri sono nuovi. Nei lungometraggi ci sono grandi ensemble di attori, ma la maggior parte dei character esiste per supportare la storia di John; il team creativo di The Continental invece cerca di trasformare quasi tutti in protagonisti con relative motivazioni e retroscena. È un approccio basato sulla quantità piuttosto che sulla qualità, che cerca di compensare la mancanza di una grande star (*) introducendo un nome dopo l’altro, sperando che il pubblico si agganci almeno a uno o due di questi. Se non siete affascinati dal fatto che il giovane Winston dice alla gente che indossa una cravatta anziché un ascot, forse verrete presi del tentativo di Lou di impedire ai gangster cinesi di impossessarsi del dojo della sua famiglia o dall’amicizia di Charon con il violoncellista resident dell’hotel o da KD che ha una relazione con il collega poliziotto sposato Mayhew (Jeremy Bobb) o… insomma, avete capito.
(*) Sì, Mel Gibson era una delle più grandi star del mondo. Ma parliamo di molto tempo fa, prima che facesse dichiarazioni allucinanti sulle donne, sui neri e sugli ebrei. E dove una volta era una presenza fisica straordinaria con una facilità di incarnare l’azione sullo schermo che lo avrebbe reso perfetto per questo franchise, ora ha circa sessant’anni e non è più così fluido nei movimenti. È qui per parlare con un accento da cartone animato di “Noo Yawk” e strabuzzare gli occhi mentre Cormac si infuria esponenzialmente per ogni fallimento dei suoi uomini nel fermare i piani di Winston. Dato che l’ultimo film di successo di cui è stato protagonista sullo schermo è Signs di M. Night Shyamalan, uscito 21 anni fa, ci sono molti attori che potrebbero tranquillamente sostituire Gibson, senza tutto quel brutto bagaglio. Albert Brooks ha interpretato criminali e sociopatici negli ultimi anni e strabuzza gli occhi benissimo, lo sapete?
Ma la quantità non può nascondere quanto sia piatta la maggior parte dei personaggi e delle performance, e quanto faticoso da guardare possa risultare The Continental ogni volta che non volano pugni o proiettili. E questi tre episodi servono a ricordare che tutto il “gun fu” dei film suonerebbe vuoto se non fossimo già così presi da Reeves e John Wick.
La serie si apre, ad esempio, con il furto di Frankie del macchinario per coniare le monete, seguita da una lunga battaglia con metà degli assassini che soggiornano nell’hotel. Sebbene non sia all’altezza di ciò che i film hanno da offrire, è comunque un’esplosione di violenza messa in scena, girata e montata in modo efficace. Ma Frankie a questo punto è un non-personaggio (e poco più di questo in seguito), quindi è tutto fumo e niente arrosto. Il primo John Wick capì che dovevamo conoscere e affezionarci a John almeno un po’ prima di vederlo trasformarsi di nuovo nell’uomo più letale del mondo; The Continental parte dal presupposto che iniziare con un’elaborata sparatoria su una scala con qualcuno di cui non ci frega nulla sia l’approccio migliore. Il resto dei primi due episodi tenta di porre rimedio a questo problema, ma con risultati scarsi. Nessuno emerge davvero dallo schermo in termini di personalità, anche se Nhung Kate e Jessica Allain si muovono molto bene nelle scene di combattimento. Ma visto che il team creativo sta cercando, senza riuscirci, di convincerci a interessarci a questa generazione precedente, questo significa che non c’è molta azione. I tre episodi durano ciascuno 90 minuti circa, e li sentirete tutti.
Il terzo e ultimo episodio, almeno, mira al combattimento corpo a corpo, mentre le forze di Winston tentano di conquistare fisicamente l’hotel in modo molto ostile. Coolidge, Ward e Simmons avevano già lavorato insieme alla comedy in streaming Wayne, le cui scene d’azione avevano un’atmosfera anarchica e al limite del cartone animato. Questo approccio si ripercuote in gran parte su The Continental. L’attenzione è meno sulla fluidità dei movimenti che caratterizza i combattimenti di John Wick e più sulla stranezza degli ambienti e sulle scelte di messa in scena, come Lou e Mayhew che si picchiano all’interno di una cabina telefonica, o l’amico di Miles Lemmy (Adam Shapiro) che cerca di respingere una segretaria del Continental che continua ad attaccarlo con la lama di un tagliacarte e altri oggetti da ufficio Seventies. Alcune trovate sono abbastanza divertenti, e la quantità di queste sequenze rende il terzo episodio molto più vivace dei precedenti. Ma non c’è quasi mai la sensazione che Winston e i suoi siano davvero in pericolo. Il finale ci fa vedere metodi insoliti per uccidere la gente, peccato che in qualche modo tutto manchi di tensione – e non solo perché sappiamo che Winston e Charon saranno al comando decenni dopo.
Si parla anche tantissimissimo della mitologia del mondo degli assassini. Il primo film dava indizi un po’ vaghi su come tutto questo funzionasse, rendendo gli spettatori desiderosi di saperne di più. Ma “fai attenzione a ciò che desideri”, perché più i sequel dettagliavano monete d’oro, tubi pneumatici e Winston che doveva inginocchiarsi davanti ai rappresentanti della Gran Tavola, meno interessante diventava tutta la materia in questione. A un certo punto il faccendiere della Gran Tavola, il Giudice (Katie McGrath), insiste sul fatto che la pressa per le monete abbia la capacità di “rovesciare un’organizzazione che precede l’Impero Romano”. Sono abbastanza sicuro di essermi appisolato un attimo dopo quella battuta, e di nuovo dopo una scena in cui Winston pronuncia un monologo sulla lotta di classe davanti agli assassini homeless che saranno poi guidati dal Bowery King di Laurence Fishburne.
Se non altro, però, quel materiale deriva dai difetti dei film successivi, anziché da qualcosa che The Continental si è inventato da solo. Vale lo stesso per la natura consapevolmente macabra di alcuni degli assassini: il Giudice indossa una maschera di plastica con un’impronta di rossetto sulla metà inferiore sfigurata del suo viso, mentre Mark Musashi e Marina Mazepa interpretano due gemelli assassini inquietanti, forse incestuosi, quasi certamente sovrumani. E non sembrano così lontani dai boss di contorno di alcuni film. Ma nel complesso, la miniserie risulta troppo compiaciuta e/o troppo desiderosa di compiacere. La colonna sonora, ad esempio, è piena di classici brani degli anni Settanta, mentre i film generalmente non hanno bisogno di preoccuparsi troppo delle musiche.
Le serie basate su saghe popolari sono di gran moda tra i dirigenti tv, che credono che i brand familiari siano l’unico modo per farsi notare in un mercato con troppe serie e troppe piattaforme su cui vederle. Ma il punto è capire perché al pubblico importi di una determinata proprietà intellettuale, e dunque produrre qualcosa che possa attingere da quello. The Continental sembra nascere dal presupposto che i fan di John Wick divorerebbero qualsiasi cosa anche indirettamente correlata alle avventure di un uomo che, semplicemente, amava molto il suo cane.