‘Time Bandits’: la recensione della serie Apple TV+ | Rolling Stone Italia
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‘Time Bandits’ è un remake che non rimarrà nella Storia

Jemaine Clement e Taika Waititi, già creatori del cult ‘What We Do in the Shadows’, riadattano per Apple TV+ ‘I banditi del tempo’ di Terry Gilliam. Ma nonostante i divertenti salti temporali, gli ottimi effetti speciali e la presenza di Lisa Kudrow, il loro resta uno sforzo piuttosto inutile

‘Time Bandits’ è un remake che non rimarrà nella Storia

Lisa Kudrow, Rune Temte, Kal-El Tuck, Tadhg Murphy, Charlyne Yi e Roger Jean Nsengiyumva in ‘Time Bandits’

Foto: Apple TV+

Il film I banditi del tempo, uscito nel 1981, mi ha davvero sconvolto da bambino. Mi aspettavo un film “non ufficiale” dei Monty Python, dato che era coinvolta metà del leggendaria banda: Terry Gilliam lo ha diretto e co-sceneggiato con Michael Palin, e Palin e John Cleese hanno entrambi ruoli secondari. Inoltre, l’idea di un ragazzo della mia età che viaggia nella Storia con un gruppo di ladri, tutti interpretati da piccoli attori, tra cui Kenny “R2-D2” Baker, sembrava un’avventura emozionante. Ma Gilliam non stava cercando di rifare i cult dei Monty Python. Il film era più strano che divertente. Per settimane ho avuto incubi ispirati dal finale, in cui i genitori del nostro giovane eroe saltavano in aria dopo aver toccato un pezzo di Male (il cattivo del film), lasciando il ragazzo completamente solo, abbandonato anche dal pompiere (interpretato da Sean Connery) che assomigliava ad Agamennone, il mitico eroe che era diventato una specie di padre surrogato durante una precedente avventura.

La nuova serie Time Bandits, su Apple TV+, realizzata dai creatori di What We Do in the Shadows Jemaine Clement e Taika Waititi, oltre che da Iain Morris (The Inbetweeners), sembra pensata più per corrispondere alla versione del film che avevo in testa che a quella effettivamente realizzata da Gilliam. È più ironica e complessivamente più leggera. Apple l’ha inserita nella categoria “Kids & Family” della piattaforma, e non c’è nulla nella prima stagione – composta da 10 episodi – che possa far venire gli incubi agli spettatori di qualsiasi età. Persino i demoni che lavorano per il Male (qui interpretati da Clement, mentre Waititi è la sua controparte celeste, l’Essere Supremo) sono volutamente cartooneschi.

Ma se questo nuovo Time Bandits si avvicina per ambizioni a ciò che volevo tanti anni fa, la sua esecuzione è discontinua. C’è una serie di episodi solidi nella parte finale della stagione, ma la maggior parte di quelli che li precedono sono piacevolmente sciocchi e dimenticabili. A prescindere dai miei problemi personali con ciò che Gilliam e compagnia hanno fatto all’epoca, il film mi è rimasto impresso per decenni.

Questa volta il nostro eroe è Kevin (Kal-El Tuck), un ragazzino inglese di 11 anni la cui ossessione per la Storia infastidisce soprattutto la sorella Saffron (Kiera Thompson) e i loro genitori. Quando i Banditi del Tempo si aggirano nella camera da letto di Kevin, lui li segue avidamente nella Storia, visitando Stonehenge e la Grande Muraglia quando entrambi sono ancora nelle prime fasi di costruzione, Troia proprio mentre un gigantesco cavallo di legno viene portato alle porte della città, New York negli ultimi giorni del Proibizionismo e altri vivaci momenti del passato.

Time Bandits — Official Trailer | Apple TV+

La serie presenta alcuni personaggi in ruoli minori, come investigatori che danno la caccia ai Banditi del Tempo per conto dell’Essere Supremo. Ma i Banditi stessi sono Penelope (Lisa Kudrow), che continua a protestare a gran voce che il gruppo non ha un leader, anche se ovviamente pensa che sia lei; Judy (Charylne Yi), l’empatica psicologa “della casa” (*); l’aspirante attore e inetto maestro del travestimento Alto (Tadhg Murphy); il forte ma dimesso Bittelig (Rune Temte); e il lettore di mappe Widgit (Roger Jean Nsengiyumva). Il Male manda all’inseguimento il demone Fianna (Rachel House), che è anche l’ex di Widgit, mentre Saffron finisce anch’essa per perdersi nel tempo, cercando di rintracciare suo fratello.

(*) Yi ha dichiarato di aver abbandonato la serie durante le riprese dopo aver subìto aggressioni fisiche e altri abusi senza un adeguato supporto da parte dei produttori. Di conseguenza, Judy scompare improvvisamente durante un salto temporale a metà della stagione, in un modo che risulterebbe imbarazzante anche senza sapere perché accade.

Gran parte del divertimento dipende dall’umorismo del tutto anacronistico. Kevin, che sogna da tempo di scoprire le origini di Stonehenge, viene a sapere con sgomento che il sito è stato costruito per essere una trappola per turisti e che i suoi inventori hanno intenzione di aggiungere un negozio di souvenir. In un episodio successivo, i Banditi si ritrovano nel bel mezzo dell’Assedio di Caffa del 1343, dove i cittadini che non credono alla peste bubbonica vengono rappresentati come se fossero negazionisti del Covid con un proprio seguito sui social media (“Seguitemi per altri fantastici consigli!”, si vanta uno di loro dopo aver suggerito di fare il bagno nella propria urina).

Ci sono alcune gag particolarmente ispirate qua e là e alcuni guest ben utilizzati, come Con O’Neill di Our Flag Means Death di Waititi nel ruolo dello sceriffo di Nottingham. Ma è solo nel settimo episodio che Time Bandits sembra trovare il suo ritmo, mettendo in primo piano Saffron. La sua irriverenza nei confronti della Storia si rivela un motore comico più potente dell’amore di Kevin per la materia.

Come la maggior parte delle serie Apple, i soldi sullo schermo si vedono tutti. Gli effetti speciali sono impressionanti, così come le ricostruzioni storiche e alcune ambientazioni di fantasia come la Fortezza delle Tenebre del Male. Gli episodi successivi all’ingresso di Saffron nel gruppo – dopo che Penelope e gli altri accettano una volta per tutte che questi ragazzi fanno parte della loro banda – sono più vivaci, più divertenti e più coerenti di quelli all’inizio della stagione. Riesco a immaginare il mio Io più giovane che rimane affascinato dalle immagini e divertito da Saffron che cavalca un mastodonte mentre urla: “Non conosci i miei pronomi!”. Ma si tratta di un’opera minore dei suoi creatori, che ha la forma comica grezza del loro materiale più celebre, ma che non è abbastanza rilevante, divertente o emotivamente risonante da distinguersi.

Da Rolling Stone US