SNL50, lo speciale per il compleanno dello show satirico più importante della tv americana, si è aperto con un monologo di Steve Martin, che dagli anni ’70 ha condotto Saturday Night Live ben 16 volte e in tutto ha partecipato a ben 35 puntate, e che a questo giro voleva fare deportare l’amico canadese Martin Short.
Alla trasmissione hanno partecipato anche Kristen Wiig, Adam Sandler, Eddie Murphy, Will Farrell, Amy Poehler, Andy Samberg, Chris Rock, Fred Armisen, Garrett Morris, Jane Curtin, Jason Sudeikis, Jimmy Fallon, Kate McKinnon, Kenan Thompson, Laraine Newman, Maya Rudolph, Molly Shannon, Pete Davidson, Seth Meyers, Tina Fey, Tracy Morgan e Will Forte. Oltre ai precedenti conduttori preferiti dai fan, come Dave Chappelle, Martin Short, Steve Martin e Tom Hanks. Ecco i best moment musicali.
Paul Simon e Sabrina Carpenter hanno aperto lo show con Homeward Bound
All’inizio di SNL50: The Anniversary Special, lo speciale per festeggiare il compleanno dello show satirico più importante della tv americana, Sabrina Carpenter si è unita a Paul Simon per una tenera interpretazione del classico del 1966 di Simon e Garfunkel, Homeward Bound. Prima di cantare insieme il pezzo (dal terzo album in studio del duo, Parsley, Sage, Rosemary and Thyme) Simon ha detto a Carpenter: “Ho cantato questa canzone con George Harrison al SNL nel 1976″. E lei ha risposto: “Non ero ancora nata… e nemmeno i miei genitori”. Poi hanno concluso con la famosa frase: “Live from New York, it’s Saturday night!” (Sì, era domenica ma, vista l’occasione, ci stava).
L’omaggio di Miley Cyrus e Brittany Howard a Sinéad O’Connor
Accompagnate dai Roots di Questlove e introdotte da Aubrey Plaza (alla sua prima apparizione pubblica dopo la morte del marito Jeff Baena), Miley Cyrus e Brittany Howard degli Alabama Shakes hanno duettato in una versione soul e grintosa di Nothing Compares 2 U, scritta da Prince e diventata un grande successo con la voce di O’Connor. Il pezzo faceva parte del secondo album di O’Connor, I Do Not Want What I Haven’t Got (1990), e il singolo è diventato un successo mondiale, rimanendo per quattro settimane in cima alla classifica Billboard Hot 100. O’Connor non lo cantò durante la sua unica apparizione musicale come ospite nel 1992 e organizzò invece una protesta contro la Chiesa cattolica, eseguendo a cappella il brano del 1976 di Bob Marley War. Poi prese una fotografia di Papa Giovanni Paolo II e cominciò a farla a pezzi.
Il “Super Bowl” di Lil Wayne
Introdotto da Dave Chappelle e compagnato dai “soliti) Roots, l rapper di New Orleans ha eseguito un medley esplosivo che ha attraversato tutta la sua carriera: da Uproar a Lollipop, da 6 Foot 7 Foot a Mrs. Officer sino a il finale, A Milli. L’esibizione arriva dopo l’annuncio che Tha Carter VI uscirà finalmente quest’estate. Cinque giorni prima del Big Game (poi se ne è fatto una ragione e ha augurato a Kendrick Lamar “tutto il meglio”), ha lasciato intendere che avrebbe dovuto fare “un annuncio speciale” più tardi quella settimana. Due giorni dopo, ha svelato la data di uscita dell’attesissimo album: 6 giugno. Ha rivelato la notizia in un lungo spot pubblicitario della Cetaphil intitolato “Siamo tutti un po’ sensibili”, un gioco di parole sfacciato sulla sua delusione per non essere stato scelto per l’halftime show del Super Bowl.
Paul McCartney ha cantato un medley degli ultimi tre pezzi di Abbey Road
Paul McCartney (ospite per la quinta volta dello show, l’ultima era stata nel 2012) ha concluso lo spettacolo con un medley delle ultime tre canzoni di Abbey Road (1969) dei Beatles. Ha iniziato al pianoforte con Golden Slumbers, cantando del “ritorno a casa”, una conclusione perfetta per uno show che è appunto iniziato con sulle note di Homeward Bound, by Paul Simon e Sabrina Carpenter. Poi sono arrivate Carry That Weight e The End, con McCartney che si è alzato durante l’assolo di batteria e ha imbracciato la sua chitarra elettrica, per poi cantare le ultime righe della canzone: “And in the end / The love you take / Is equal to the love you make”.