‘State of Consciousness’, Emile Hirsch in bilico tra incubi e ricordi | Rolling Stone Italia
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‘State of Consciousness’, Emile Hirsch in bilico tra incubi e ricordi

Il thriller psicologico, opera prima di Marcus Stokes, arriva al cinema il 19 gennaio distribuito da RS Productions. Starring il protagonista di 'Into the Wild - Nelle terre selvagge' nei panni di un uomo che non sa più a cosa credere

Incubi e ricordi si intrecciano, si sovrappongono, diventano indistinguibili per Stephen (Emile Hirsch), costretto a prendere farmaci per un disturbo psicologico che non ha. Vive con la fidanzata Alicia (Tatjana Nardone) in una casa malandata vicino a una stazione di servizio e gestisce un’officina? O ha delle allucinazioni ed è intrappolato senza speranza in un istituto per la salute mentale?

Come ogni thriller psicologico che abbia fatto la storia del cinema, State of Consciousness confonde i piani della realtà e dell’immaginazione per farci entrare nella testa del suo protagonista che ha il volto di Emile Hirsch, esploso nell’immaginario pop dopo aver sfiorato la candidatura agli Oscar nel 2008 per la sua interpretazione di Christopher McCandless in Into the Wild – Nelle terre selvagge, diretto da Sean Penn. Prodotto da Iervolino & Lady Bakardi Entertainment in collaborazione con Paradox Studios e al cinema dal 19 gennaio distribuito da RS Productions, State of Consciousness è un viaggio al cardiopalma, in bilico tra la sanità e la follia di Stephen, scandite passo passo con massima cura di ogni dettaglio.

All’inizio, quella di Stephen e Alicia sembra una vita tranquilla, almeno fino a quando la polizia non irrompe a casa loro per una misteriosa indagine e comincia a cercare qualcosa nel bagagliaio di un’auto lasciata in officina per una riparazione. Dentro c’è un cadavere e sulla macchina ci sono le impronte di Stephen, che ci stava appunto lavorando per sistemarla. Gli agenti però non fanno domande e lo prendono in custodia. Da qui gli eventi sono destinati a precipitare.

Emile Hirsch (Stephen) in ‘State of Consciousness’. Foto: ILBE/RS Productions

Stephen informa subito il suo avvocato di essere stato incastrato, ma siamo in una piccola cittadina e il sistema giudiziario preferisce una rapida risoluzione del caso. Per impedirgli di essere condannato, il suo legale sfrutta la traballante storia di salute mentale di Stephen e ottiene per lui l’infermità. Così il protagonista viene internato in una struttura sperimentale in periferia, dove incontra la dottoressa Laura Fielder (Kesia Elwin) che lo prende in cura e gli somministra un sedativo per fargli perdere i sensi.

Al risveglio, a Stephen viene detto di essere ricoverato da un anno intero e che verrà dimesso il giorno stesso. Non ha idea di come sia passato tutto quel tempo, ma decide di tacere, almeno per il momento. La dottoressa Fielder spiega ad Alicia che Stephen deve prendere le sue pillole regolarmente o potrebbe ricadere in episodi psicotici.

Tatjana Nardone (Alicia) e Emile Hirsch (Stephen) in ‘State of Consciousness’. Foto: ILBE/RS Productions

L’uomo cerca di adattarsi al ritorno a casa, ma non riesce a capacitarsi di aver perso la memoria di un intero anno. Fa di tutto per ricordare cosa è successo, ma nulla sembra funzionare. Poi la decisione drastica: smette di prendere le medicine, ma inizia a fare strane esperienze. Viene picchiato e derubato da una banda di motociclisti che distruggono la stazione di servizio, quando però mostra ad Alicia le rovine, la stazione di servizio sembra intatta. Poi fa un incubo in cui la dottoressa Fielder gli sta facendo l’elettroshock: è convinto che non sia un sogno, ma un ricordo dell’ospedale psichiatrico ed è più determinato che mai a scoprire cosa gli abbiano fatto.

Ormai è completamente distaccato dalla realtà: mentre è sveglio continua ad avere allucinazioni e, quando dorme, ha terribili incubi sull’ospedale. A poco a poco, gli incubi e le allucinazioni iniziano a fondersi e Stephen non riesce più a distinguerli. Non sa più in cosa credere.

La dottoressa Fielder gli fa una diagnosi: è uno schizofrenico paranoico e i suoi sogni e la perdita di memoria sono semplicemente sintomi della malattia. Il medico riesce ad essere estremamente convincente e lo accompagna all’istituto per dimostrare che i suoi incubi non hanno attinenza con la realtà. Lui però non le crede e, quando trova un libro pieno di pagine bianche, ha tutte le prove di cui ha bisogno. Tira fuori una pistola, uccide la dottoressa e poi punta la pistola contro se stesso, ma si sveglia e si ritrova in ospedale sotto elettroshock.

Emile Hirsch (Stephen) in ‘State of Consciousness’. Foto: ILBE/RS Productions

A quel punto Stephen prova a tentare il tutto e per tutto: ruba l’auto della Fielder e torna alla stazione di servizio per cercare Alicia. Lì scopre che quella non è mai stata casa sua, inizia a ricordare: Alicia ha sempre voluto vivere in Messico, dove andava da bambina. Stephen quindi parte per cercarla. Quando la trova, non è la stessa donna che ricorda. Esausta, vive in una casa fatiscente, circondata da denaro e droga.

Alicia spiega a Stephen la verità sulle loro vite prima del suo arresto: lui era un tossicodipendente mentalmente instabile, lei lo convinse ad aiutarla a uccidere il suo ricco fidanzato spacciatore prendere i soldi e fuggire insieme in Messico. La loro auto rubata però si è fermata lungo la strada e per nascondersi i due hanno dovuto irrompere in una casetta vicino a un distributore di benzina e legare il proprietario nel seminterrato. Dice la verità? E come reagirà Stephen? In State of Consciousness niente è come sembra. Fino allo scioccante e inaspettato sviluppo finale.

Il film è il primo lungometraggio di Marcus Stokes, che ha iniziato come artista di effetti visivi presso l’Industrial Light and Magic (ILM) di George Lucas, creando immagini rivoluzionarie per film come Into Darkness – Star Trek, Io, robot e Matrix Reloaded. Il mediometraggio d’esordio, The Catalyst, è stato acquisito da HBO e trasmesso sulle loro reti per due anni. Caratteristica di Stokes è una miscela unica di narrativa e abilità visive, messa a punto lavorando a stretto contatto con i registi veterani Tim Story e F. Gary Gray. Il suo talento è più evidente nel suo cortometraggio con VFX, The Signal, prodotto da Tim Story e interpretato da Michael Ealy. Grazie a questo progetto, Marcus è passato alle serie TV e ora dirige episodi di diversi show, tra cui Criminal Minds, Blindspot, The Flash, Arrow, Station 19 e Life in Pieces. È stato anche scelto come uno dei Diverse 100 del Los Angeles Times per i suoi successi nella narrativa e negli effetti visivi.

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