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Travolti da un’estate in Sardegna: 10 film da (ri)vedere

Dalla guerra tra i sessi di Giancarlo Giannini e Mariangela Melato in barca alla ‘Vita Smeralda’ di Jerry Calà. Ma ci sono anche Liz Taylor, James Bond e… Silvio

La scogliera dei desideri (1968) di Joseph Losey

Partenza deluxe con un terzetto fenomenale: Liz Taylor, Richard Burton e il regista Joseph Losey, che dirige una “guerra dei Roses” ante litteram molto simile a quelle che caratterizzavano il ménage quotidiano della coppia anche nella vita reale. Il dramma esplosivo è tratto da Tennessee Williams, lo sfondo squisitamente italiano: riprese tra Porto Conte e l’Argentiera, con villa a strapiombo sul mare.

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) di Lina Wertmüller

In pieni anni ’70 arriva un’altra guerra dei sessi: la più iconica del cinema italiano. E anche il film che ha lanciato la Sardegna nell’immaginario internazionale. La ricca Mariangela Melato e il prolet Giancarlo Giannini sono in barca nell’azzurro mare del titolo, e poi finiscono a Cala Fuili, Comune di Dorgali. Ma ci sono anche la famosissima Cala Luna e il golfo di Orosei: praticamente una Lonely Planet. Rifatto da Guy Ritchie nel 2002 con Madonna e Giannini Jr.: stessi panorami, ma non era la stessa cosa.

La spia che mi amava (1977) di Lewis Gilbert

Pure James Bond (versione Roger Moore) fa la sua capatina in Sardegna. L’arrivo della Lotus è nel porto di Palau, ma poi c’è un inseguimento a Porto Cervo, riprese a Santa Teresa di Gallura, e si finisce a Capo Caccia (Alghero). L’agente segreto più famoso del grande schermo contribuisce a lanciare la regione italiana presso il pubblico globale. A cominciare da Porto Cervo, sempre più avamposto del jet-set di mezzo mondo.

Chiedo asilo (1979) di Marco Ferreri

Vacanze “alternative” per Roberto Benigni, diretto dal grande Marco Ferreri. Roberto, questo anche il nome del personaggio, s’innamora di Isabella, che però decide di fuggire in Sardegna, dove possiede un cinema dismesso. Lui la segue, fino alla spiaggia dell’Argentiera (ancora) illuminata da un tramonto mozzafiato. Umorismo stralunato, ma d’auteur: il film vinse l’Orso d’argento a Berlino.

Piccolo grande amore (1993) di Carlo Vanzina

Gli anni ’90 sono quelli della vera svolta naz-pop della Sardegna. Inaugura il filone questa sorta di Vacanze romane “made in Vanzina”. Stavolta la principessa dell’immaginaria monarchia mitteleuropea (Barbara Snellenburg) non si ritrova nella Città Eterna, ma in uno “smeraldissimo” villaggio vacanze. Dove viene assunta come barista (!) e s’invaghisce dell’aitante sirenetto Marco (Raoul Bova). A suo modo, un cult.

Selvaggi (1995) di Carlo Vanzina

Altro giro, altro Vanzina. Non più in chiave romantico-favolistica, ma cafonal. Ezio Greggio & Co. dovrebbero essere ai Caraibi, ma la spiaggia principale usata come set è quella di Razza di Juncu, nel Comune di Olbia. Supercast di caratteristi (Leo Gullotta, Antonello Fassari, Emilio Solfrizzi, Cinzia Leone, Monica Scattini) e inappuntabile spirito del tempo: se era volgare, è perché lo eravamo anche noi.

Vita Smeralda (2006) di Jerry Calà

Il punto d’arrivo (o di non ritorno) dell’ondata sardo-trash è questo stracultissimo by Jerry Calà, animatore (in tutti i sensi) della côte nostrana. Nel ruolo di sé stesso (!), il regista e protagonista regala un compendio precisissimo di tutto ciò che rappresenta la Costa Smeralda, tra (wannabe) billionaire e generone televisivo. Doveva essere il Sapore di mare degli anni 2000: non è andata così, ma continua a fare tenerezza.

Loro (2018) di Paolo Sorrentino

Poteva mancare il sardo d’acquisizione più celebre di tutti, in questa galleria? Affatto. Eccolo dunque, il Silvio nazionale (Toni Servillo), in molle buen retiro a Villa Certosa, Porto Rotondo. Che, nell’immaginifico film di Paolo Sorrentino, pare più vera del vero, tra prato all’inglese, festini con ragazze e una moglie dolente (la Veronica della strepitosa Elena Sofia Ricci) che legge Adelphi in giardino. Tutto giusto.

Assandira (2020) di Salvatore Mereu

Il lato intellò delle vacanze sarde è quello del local Salvatore Mereu (vedi anche i precedenti Ballo a tre passi e Bellas mariposas). Al centro di questo drammone famigliare c’è un agriturismo nella foresta di Burgos, in cui i turisti (perlopiù tedeschi) vanno a vedere le capre che si montano: ebbene sì. Ma siamo dalle parti del cinema festivaliero (Venezia, per la precisione): la tragedia è in agguato.

La vita che volevamo (2020) di Ulrike Kofler

L’ultimo sguardo sulla Sardegna arriva… dall’Austria. Alice e Niklas sono una coppia felicemente sposata, ma che entra in crisi dopo il quarto tentativo di inseminazione artificiale andato a vuoto. Decideranno di lasciare Vienna per concedersi una vacanza in Sardegna (al Sud, stavolta) e capire che fare in futuro. Prodotto da Netflix.

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