«Dammi il bambino. Con rischi indicibili e traversie innumerevoli, io ho superato la strada per il castello oltre la città di Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito». Inizia così Labyrinth – Dove tutto è possibile, cult assoluto degli anni ’80 con un David Bowie superstar ma che fu un supertonfo al box office: costato 25 milioni di dollari, ne incassò poco più della metà. La pellicola fantasy metteva in campo un tris d’assi: il creatore dei Muppet Jim Henson dietro la macchina da presa, la sceneggiatura scritta da Terry Jones dei Monty Python e la produzione di George Lucas. Già così sarebbe dovuto entrare nel mito. Invece, per farlo, ha dovuto aspettare l’uscita in VHS. Al centro della storia l’adolescente Sarah, interpretata da Jennifer Connelly, costretta a fare da baby sitter al fratellino Toby. Esasperata dal pianto del piccolo invoca Jareth, il Re degli gnomi, affinché si porti via il marmocchio. Basta un «Desidero proprio che gli gnomi ti portino via. All’istante» e – puff! – il neonato scompare. La ragazzina è distrutta, e quando le si palesa davanti il sovrano della città di Goblin lo supplica di poter riavere il fratellino. Il villain della situazione non ne vuole sapere, ma regala a Sarah una possibilità: se riuscirà a superare il magico labirinto e arrivare al castello oltre la città di Goblin potrà riavere il pargoletto.
Inizia un’avventura straordinaria, con pupazzi divertentissimi ispirati alle illustrazioni di Brian Froud (il vero papà del bambino che interpretava Toby) e Maurice Sendak, scene scolpite nell’immaginario di tutti. E le canzoni interpretate da Bowie come Magic Dance. Non tutti sanno che, al posto del Duca Bianco, abbiamo rischiato di vedere Michael Jackson (come preferivano i produttori) o Sting (desiderata di Jim Henson). Alla fine la spuntò Bowie, per fortuna e grazie ai figli del regista. Non andò meglio neppure alla Connelly: in ballottaggio per il ruolo della teenager Sarah c’erano Helena Bonham Carter, Marisa Tomei, Sarah-Jessica Parker e Laura Dern.
Oggi che Labyrinth compie 35 anni è il momento di conoscere tutto, ma proprio tutto, sul fantasy movie che è impossibile non conoscere. Se non lo avete mai visto, non verrete gettati nella gora dell’eterno fetore a patto che recuperiate: dal 1° luglio è su Netflix.
Bowie superstar
Jareth, il Re dei Goblin, doveva essere, inizialmente, un pupazzo come gli altri, poi si arrivò a decidere di farlo impersonare da un attore: et voilà, David Bowie. L’ex Ziggy Stardust era, però, dubbioso perché avrebbe dovuto sia recitare che cantare. Henson tentò un’opera di convincimento incontrando l’Uomo che cadde sulla Terra a New York. E mostrandogli le illustrazioni di Freud (che aveva già ideato i personaggi di Dark Crystal). Bowie accettò, ma a una sola condizione: doveva piacergli la sceneggiatura. Letto lo script, firmato il contratto, il cantautore di Life on Mars si presentò sul set vestito da Jareth di suo pugno. Non fecero quasi nessuna modifica: David Bowie era Jareth, in tutto e per tutto. Ma arriviamo all’original soundtrack composta da Trevor Jones con cinque canzoni registrate dal White Duke: Underground, Magic Dance, Chilly Down, As the World Falls Down e Within You. Underground è nei titoli di testa, che rappresentano uno dei primi tentativi di CGI (computer-generated imagery) con un animale (barbagianni) nella storia del cinema, grazie a Larry Yaeger e Bill Kroyer. Quando Jareth intona la celeberrima Magic Dance c’è un numero musicale, coreografato da Gates McFadden, composto da 48 pupazzi, 52 burattinai e 8 persone in costume da gnomi. David Bowie imitò i versi del bambino (che non ne voleva sapere di dire qualcosa) e tutte le voci dei goblin. As the World Falls Down accompagna il bellissimo e inquietante momento in cui Sarah incontra Jareth durante un ballo in maschera con i costumi creati da Ellis Flyte. La scena di Chilly Down è quella con i pupazzi che perdono la testa, mentre quella di Within You mostra il castello di Jareth ispirato all’opera Relatività di Escher.
Sfere, pupazzi e location
Non fu facilissimo girare Labyrinth: le riprese durarono cinque mesi, negli inglesissimi Elstree Studios di Borehamwood, nella contea di Hertfordshire, ma il Creature Shop di Jim Henson impiegò un anno e mezzo per creare gli gnomi. Le problematiche più pesanti erano legate a un set zeppo di animatronic e dei loro animatori. Tra le difficoltà maggiori c’era fare abituare i protagonisti a interagire con i pupazzi, perché le voci di questi ultimi arrivavano da un’altra parte. E che dire di Bubo? Un personaggione in tutti i sensi: pesava 75 kg, e per muoverlo servivano due burattinai. Il nano Gogol era animato, invece, da una stunt all’interno della tuta, insieme a quattro animatori esterni. Tra le altre cose, alla fine delle riprese, si accorsero che non trovavano più il costume del personaggio. Si scoprì che fu acquistato dall’Unclaimed Baggage Center di Scottsboro, in Alabama. Se passate da quelle parti sappiate che è ancora esposto lì. Arriviamo al capitolo arti (sì, sì, avete letto bene!): nella scena in cui Sarah precipita nel pozzo pieno di mani figuravano circa cento persone, tutte attaccate, mentre non sono di David Bowie le braccia (e le mani) che muovono le sfere del Re di Goblin: quelle che vediamo nel film sono del coreografo Michael Moschen, che era accovacciato dietro Bowie.
In principio fu Dark Crystal
Nel 1982 Dark Crystal, film girato completamente con animatronic, ottiene un discreto successo. Jim Henson pensa allora a un film meno cupo, ma più comedy (è pur sempre il creatore di Kermit & Co.) che mixi attori veri e pupazzi. Brian Froud ha l’idea del labirinto, ma quando iniziano a scrivere la storia, con protagonista un ragazzo, Froud si rende conto che è troppo simile a Legend, la pellicola che stava girando Ridley Scott. Si cambia tutto, vengono tirati in ballo lo scrittore per ragazzi Dennis Lee e Terry Jones dei Monty Python. La sceneggiatura di Labyrinth viene riscritta più e più volte, ci mettono bocca tantissime persone, tra cui Bowie, che richiede una dose di ironia maggiore.
A tutto merchandising
Dopo l’uscita del film la storia divenne un romanzo scritto da Jim Henson e A.C.H. Smith. Mentre il merchandising ispirato alla pellicola ha dato vita a pupazzi, un gioco da tavolo e due videogame. Nel 2006 è stata anche pubblicato il manga (edito da Tokyopop) in quattro volumi Return to Labyrinth, ambientato 10 anni dopo il film. In molti store online, ancora oggi, si trovano oggetti ispirati al film. Alcuni originali, altri fatti dai fan.
Remake, reboot, spin off o sequel?
Inizialmente si pensò a un sequel di Labyrinth, ma probabilmente per paura del flop l’idea fu abortita. A un certo punto si vociferava addirittura di un remake diretto da Fede Álvarez, regista di Man in the Dark e La casa. In realtà, però, non si capiva bene se avrebbe virato verso il reboot o lo spin-off. Alla fine anche questo progetto non è stato fatto, ma ora siamo certi che ci sarà un sequel diretto da Scott Derrickson (Doctor Strange e Sinister). Per quel che riguarda il cast, sul web gira il nome di Tilda Swinton, nei panni di Jareth. La somiglianza con Bowie ha generato meme di culto, e basta rivederla in Orlando per capire che la fluidità è un punto di forza anche suo.