Incredibile ma vero: nel giorno dell’anniversario di William Shakespeare, nato a Stratford-upon-Avon il 23 aprile del 1564, pare impossibile trovare sulle principali piattaforme di streaming un qualsivoglia film del suo ultimo erede, vale a dire Kenneth Branagh. Un male che è anche un bene: è l’occasione per recuperare adattamenti dell’opera del Bardo ormai dimenticati, riletture unofficial diventate di culto e persino “scult” che solo nelle tante ore di quarantena ci possiamo permettere. To binge or not to binge?
Amleto (1948) di Laurence Olivier – Amazon Prime Video
Era il 1948, ed eravamo già al quattordicesimo (!) adattamento della più celebre delle tragedie del Bardo. E anche il più famoso, almeno fino all’arrivo del colosso di Kenneth Branagh nel 1996. Il proscenio è tutto di Sir Laurence Olivier, l’erede di Shakespeare più celebrato della Golden Age, qui nelle vesti multiple di protagonista, regista, sceneggiatore e produttore. Ne è uscito con quattro Oscar: miglior film, attore, scene e costumi. Sontuoso.
Macbeth (1948) di Orson Welles – Amazon Prime Video
Welles era un grande appassionato di Shakespeare e si giocò il tutto e per tutto con questo adattamento-scommessa dalla produzione tormentantissima. Con a disposizione solo 23 giorni per girare il film in studio e un budget ridotto all’osso, tra costumi cheap, luci artificiali, scenografie di cartapesta e corone di cartone, Welles tira fuori un miracolo di messa in scena immaginando e costruendo lo spazio della tragedia. Come rimodellare l’opera del Bardo in materia cinematografica altissima, in un mélo esistenziale eterno. Senza sbagliare una virgola.
Un Amleto di meno (1973) di Carmelo Bene – RaiPlay
Tra i vantaggi del lockdown, il recupero di perle dimenticate (o mai viste prima d’ora). Gli anfratti di RaiPlay sono pieni di materiale, in questo senso. Vedi la personalissima rilettura che fa il “mostro” del teatro italiano Carmelo Bene del principe danese. In concorso a Cannes, è uno Shakespeare che tradisce Shakespeare: il regista e protagonista fa se stesso, mentre porta in giro lo spettacolo per i teatri d’Europa. E stravolge il testo originale. Essere, non essere: tutto va insieme, e il problema non c’è più.
Il bisbetico domato (1980) di Castellano e Pipolo – MediasetPlay
Tra i film che hanno contribuito a costruire il personaggio di Adriano Celentano c’è questo titolo cult della commedia all’italiana, campione d’incassi di allora subito dietro Ricomincio da tre di Troisi. È un adattamento della pièce shakespeariana con ribaltamento di generi: il bisbetico qui è il Molleggiato, che mette al servizio del protagonista tutta la sua mimica e le sue pose plastiche. Elia è un agricoltore burbero e solitario, che odia le donne e gioca a scacchi con il suo cane. A cambiarlo sarà la bella Lisa, interpretata da una splendida Ornella Muti 25enne. I due reciteranno ancora insieme qualche anno dopo in Innamorato pazzo, remake nostrano di Vacanze romane, pure questo by Castellano e Pipolo.
Il re leone (1994) di Roger Allers e Rob Minkoff – Disney+
Lasciate stare la versione live action (pardon, photo real movie) starring dei leoni iperrealistici che cantano e zampettano in giro con le voci di Beyoncé e Donald Glover. Riguardate il cartoon del 1994, uno dei più grandi titoli degli studios di Topolino. Che praticamente è una sorta di Amleto nella savana: c’è l’uccisione “accidentale” del re (Mufasa) da parte dello zio malvagio e assetato di potere (Scar) del principe (Simba). Ovviamente Timon e Pumba sono la versione bestiale degli amici di Amleto, Rosencrantz e Guildenstern, e Nala è una novella Ofelia in pelliccia. Un classico di Shakespeare per un amatissimo classico dell’animazione.
Sogno di una notte di mezza estate (1999) di Michael Hoffman – Amazon Prime Video
Su sfondo di ville laziali e teatri di posa di Cinecittà (più una fuga toscana), va in scena la versione contemporaneo-kitsch della più fantasy delle commedie di Shakespeare. Il cast di (allora) giovani star (da Christian Bale a Calista Flockhart, passando per Dominic West) si lascia fare il controcanto dai divi di contorno: Michelle Pfeiffer è Titania, Rupert Everett Oberon, Stanley Tucci Puck. Più Kevin Kline nei panni di Bottom, con una moglie di culto: Heather Parisi!
10 cose che odio di te (1999) di Gil Junger – Disney+
Versione teen della Bisbetica domata. Il film ha lanciato la carriera di Heath Ledger, qui già nei panni di bello e dannato, che da Petruccio shakespeariano diventa Patrick, il ribelle della scuola. Ma anche quella di Julia Stiles, la bisbetica Kat/Catarina, e di Joseph Gordon-Lewitt (Cameron/Lucentio): sarà lui ad avere l’idea di pagare Patrick per uscire con Kat, in maniera da avere campo libero con la sorella Bianca. Nella memoria dei cinefili c’è ancora l’adattamento di Zeffirelli con i bisticci tra Liz Taylor e Richard Burton che continuavano anche fuori dal set, ma questa comedy generazionale senza pretese è un buon modo per introdurre Shakespeare ai giovanissimi.
Iago (2009) di Volfango De Biasi – Netflix
Tra tanti capolavori persi o ritrovati, uno “scult” a suo modo clamoroso. Lo sfondo è sempre Venezia, ma quella dei (patinatissimi) giorni nostri. E la tragedia di Otello (Aurélien Gaya: chi se lo ricorda?) e Desdemona (Laura Chiatti, reduce dal boom di Ho voglia di te) è oscurata dal cattivo del titolo (Nicolas Vaporidis), che diventa protagonista. Lo spunto della contesa non è più il controllo di Cipro, ma il posto di responsabile di un progetto della Biennale. Anche solo per questo, indimenticabile.
Coriolanus (2011) di Ralph Fiennes – Amazon Prime Video
Fra le tragedie forse meno note di Shakespeare, è anche l’opera prima (mai arrivata nelle sale italiane) di Ralph Fiennes, esordiente ambiziosissimo che dirige se stesso nei panni del generale che odiava la plebe: non più in toga, ma ripensato nella divisa di un ufficiale moderno. Di patrizi del cinema è invece composto il cast che ha messo insieme: Gerard Butler, Brian Cox, Vanessa Redgrave e una Jessica Chastain fresca di The Tree of Life. Basta per dargli una chance.
Romeo & Juliet (2015) di Carlo Carlei – Amazon Prime Video
Il re della fiction Rai Carlo Carlei si lancia in una versione teen della più romantica delle tragedie, starring i divetti (un po’ insipidi) Douglas Booth e Hailee Steinfeld. I fasti dell’adattamento di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio e Claire Danes sono lontani in tutti i sensi, anche se alla sceneggiatura c’è nientemeno che il Julian Fellowes di Gosford Park e Downton Abbey. Ma come intrattenimento da divano della quarantena ci può stare. Tra gli intrusi eccellenti: Damian Lewis è Lord Capuleti, Laura Morante fa Lady Montecchi.
Il re (2019) di David Michôd – Netflix
Un mix di storie del Bardo – Enrico IV, parte 1 e 2, ed Enrico V – ridotto a un paio d’ore, lontano anni luce dai sommi Laurence Olivier e Kenneth Branagh e che probabilmente ha fatto rivoltare William nella tomba. È uno Shakespeare ambientato nel XV secolo, ma con il linguaggio e l’urgenza di oggi, simil Game of Thrones. Da guardare soprattutto per capire quanto il talento di Timothée Chalamet (Enrico V, ma con la pettinatura di Giovanna D’Arco) e Robert Pattison (lo stravagante Delfino di Francia) vada ben oltre la semplice facciata da teen-idol.