Quante watching-list avete già fatto fuori in questi giorni di isolamento? Se siete a corto di cose da vedere e vi serve una guida spirituale che vi dia consigli per sopravvivere a questa quarantena, Wes Anderson arriva puntualissimo, proprio quando abbiamo più bisogno di lui. E con dritte tutt’altro che banali, per chiunque voglia cogliere l’occasione di scoprire (o ripassare) un po’ di storia del cinema non scontata. Al momento l’uscita del nuovo film di Wes, The French Dispatch, resta fissata per il 24 luglio, ma il Festival di Cannes, dove con tutta probabilità il lungometraggio doveva essere presentato, è rimandato (forse) all’estate. Intanto Anderson ha rivelato che cosa sta guardando durante questo periodo di distanziamento sociale in una lettera a Criterion Collection, la più grande library digitale di film classici e contemporanei restaurati, che il regista cult ha soprannominato “il Louvre del cinema”.
Wes Anderson writes us occasional letters to let us know what he’s been enjoying on the Criterion Channel. We thought we’d share this one, featuring some of his favorite recent discoveries, in case you’re looking for something surprising to watch! ❤️ pic.twitter.com/ZwEQWJmXHE
— Criterion Channel (@criterionchannl) March 26, 2020
Una donna ardita (Anne-Marie) (1936) di Raymond Bernard
Sarà per via dell’abbuffata di cinema francese che – immaginiamo – ha fatto per il prossimo The French Dispatch, ma ben tre dei sei titoli consigliati da Wes sono del “padre” del cinema d’oltralpe Raymond Bernard. Il primo è questo, storia di una designer di moda che vuole diventare pilota d’aerei. «Non ne avevo mai sentito parlare», confessa Anderson.
Les misérables (1934) di Raymond Bernard
Ancora Bernard, con uno degli adattamenti più amati del romanzo-fiume di Victor Hugo. Di certo, il film più famoso (almeno in patria) di questo regista piuttosto misconosciuto. «È un capolavoro. E amo questo Harry Baur (l’attore che interpreta il protagonista Jean Valjean, ndr)». Fiume pure la durata: 4 ore e 40 minuti. Ma in questi giorni di tempo ne abbiamo.
Wooden Crosses (Le croix de bois) (1932) di Raymond Bernard
Il terzo (e ultimo) titolo di Raymond Bernard segnalato da Anderson è questo drammone sulla prima guerra mondiale: la scelta sembra un “pizzino” al recente 1917 di Sam Mendes. Trincee e croci altamente simboliche in «uno dei più grandi film della storia del cinema», come ebbe a scrivere il New York Times.
Una provinciale a New York (The Out-of-Towners) (1970) di Arthur Hiller
«Non avevo mai visto questo film di Arthur Hiller: è una meravigliosa macchina del tempo». Così l’ha definito Wes. Forte del copione di Neil Simon e delle ottime prove di Jack Lemmon e Sandy Dennis (attrice purtroppo dimenticata), è una commedia che non invecchia. Pare anzi più stantio il remake del 1999: Sperduti a Manhattan, con Steve Martin e Goldie Hawn.
… And the Pursuit of Happiness (1986) di Louis Malle
Dalla Francia della Nouvelle Vague, il nobile e altoborghese Malle si trasferisce negli USA per tentare la fortuna a Hollywood e proprio in quel periodo decide di documentare l’esperienza degli immigrati che partivano alla volta degli Stati Uniti negli anni ’80: un ritratto molto umano e variegatissimo di chi arrivava in America “alla ricerca della felicità”. «Rivedere questo film è come tornare indietro nel tempo», spiega Anderson.
Un angelo alla mia tavola (An Angel at my Table) (1990) di Jane Campion
Biopic in tre atti (quando ancora il biopic non andava di moda) sulla vita della scrittrice neozelandese più celebre, Janet Frame, più volte candidata al Nobel per la letteratura, che però non ha mai vinto. Anticonformista e introversa, venne dichiarata schizofrenica e questo condizionò tutta la sua vita, ma si salvò dalla lobotomia grazie alla pubblicazione dei suoi libri. Dirige meravigliosamente Jane Campion, futuro premio Oscar nel 1993 per Lezioni di piano. Che con questo film ha conquistato la Mostra di Venezia e pure Wes: «Quante volte riguarderei Un angelo alla mia tavola?», scrive il regista.