«Ma Toscanini è di Milano?» mi chiede Roman Coppola mentre chiacchieriamo dopo la presentazione del nuovo film di Wes Anderson, L’isola dei cani.
«No, è nato a Parma che dista poco più di un’oretta, ma era legatissimo alla città e fu una figura fondamentale per il Teatro alla Scala».
Ovviamente Roman, figlio di Frances Ford, non si aspettava di avere davanti una che con la musica classica ci è cresciuta. Sono di Parma, la capitale del Ducato, la piccola Parigi, la città di Arturo Toscanini appunto, di Giuseppe Verdi, del Teatro Regio, uno dei palchi più temuti da cantanti lirici e musicisti di tutto il mondo. Perché i parmensi opere e concerti ce li hanno nel DNA. E quando non gradiscono sono spietati: ci sono fior fior di artisti che dopo i “buuuu” ricevuti dal famigerato loggione, sono usciti in lacrime dalla scena.
Quindi capirete bene che, quando ho visto la prima puntata di Mozart in the jungle, sono impazzita. Non sto esagerando. E l’entusiasmo è cresciuto stagione dopo stagione. Perché questa serie è riuscita a rendere rock un universo che, alla maggior parte delle persone, sa di naftalina come le pellicce delle sciure. Ma che in realtà rock lo è fino al midollo: della serie “sesso, droga e Beethoven”. Jason Schwartzman e Roman Coppola, creatori e sceneggiatori dello show (e cugini), sono d’accordo. Il primo, che in passato aveva difeso la serie dalle accuse di essere un prodotto di nicchia, si alza in piedi e urla: «Esatto! La musica classica dovrebbe essere parte della vita di ognuno, è meravigliosa. Io non ne sapevo molto, l’ho sentita un po’ crescendo ma sono sempre stato parecchio intimidito dagli smoking». L’attore ed ex batterista dei Phantom Planet oltre a scrivere e produrre lo show, è anche uno dei protagonisti nei panni dello strambo Bradford Sharpe.
«Stavo leggendo Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music (il libro di memorie pubblicato dall’oboista Blair Tindall sulle proprie esperienze professionali a New York, nda) e mi è sembrata l’occasione perfetta per immaginare qualcosa di accattivante e popolare sulla musica classica, qualcosa che potessi capire anche io. Poi Roman mi ha incoraggiato. Non avrei mai pensato di poter scrivere una serie, quindi continuavo a dire alle persone: “Dovrei fare uno show su questo”. E lui mi ha detto: “Facciamolo!”. Credo che la cosa migliore dell’operazione sia la positività che la bellezza della musica trasmette».
Mozart in the Jungle segue le avventure musicali e metropolitane di Rodrigo De Souza, enfant prodige (e terrible) della scena classica, di Hailey Rutledge, giovane e bella oboista che cerca di costruirsi una carriera, e di tutti i folkloristici componenti dell’Orchestra Filarmonica di New York, tra successi e difficoltà per i tagli all’istituzione. Una dramedy pennellata a meraviglia, deliziosamente armonica, intima e divertente sugli artisti e la loro passione per la musica e per la vita. Magari non sarà il classico prodotto che sfida le convenzioni e tiene con il fiato sospeso (anche se a quello ci ha pensato l’attrazione non consumata per molto tempo tra Rodrigo e Hailey), eppure Mozart in the Jungle è tra gli show che ad ogni nuova stagione non vedo l’ora di divorare. E che puntualmente finisco in un boccone solo, disperandomi perché poi non ce n’è più, almeno per un po’. Perché parla di arte, di persone che vivono d’arte in un modo leggero ma significativo, divertente ma riflessivo. Il tutto condito da quella spolverata di pepe che ti tiene incollato.
Lo strepitoso Gael Garcìa Bernal (che ha vinto il Golden Globe per questo ruolo) è la chiave dello show perché con la sua energia, il suo fascino folle e insieme tenero, ha fatto di Rodrigo una vera e propria rock star, ma Lola Kirke nella quarta stagione si prenderà un po’ di spazio, con la chimica che tra di loro aumenta episodio dopo episodio. Poi ci saranno ancora Bernadette Peters, una delle preferite di Broadway, e Malcolm McDowell (l’Alex DeLarge di Arancia Meccanica), che vedere scatenato sullo schermo è sempre uno spettacolo.
Nella season 4 (in onda da questa sera su Sky Atlantic HD alle 21.15), dopo la notte di passione alla fine della terza stagione, Rodrigo e Hailey finalmente faranno (più o meno) coppia fissa, lei sarà alle prese con gli ovvi problemi che ne derivano e con il trovare la sua (vera) strada. Intanto Gloria dovrà vedersela con il nuovo pigmalione del teatro, il giapponese Mr. Fukumoto. Molti episodi infatti saranno ambientati nel paese del Sol Levante. «In ogni stagione facciamo un viaggio in un luogo diverso del mondo. Dopo Città del Messico nella seconda e Venezia nella terza, quest’anno siamo andati in Giappone e questo dà un certo sapore allo show. Là la musica classica è molto popolare, ci sono tanti negozi che vendono dischi» spiega Roman Coppola «La grande domanda che riguarda la musica classica è questa: come renderla fresca e moderna, rispettando e celebrandone il passato?. Una dialettica, quasi una lotta, tra tradizione e avanguardia che il Giappone rispecchia benissimo, perché è un Paese che vive questa tensione tra vecchio e nuovo. E curiosamente in Giappone la tradizione vince: se fai una versione avanguardista di un grande classico, non la apprezzano».
“Quando ami la musica nient’altro importa, giusto?” dice ad un certo punto Rodrigo nella serie. Fatevi un favore, se non l’avete ancora vista, recuperate Mozart in the Jungle. Davvero.