Cominciamo dall’inizio. Alcuni titoli con cui è partita la piattaforma della Mela sono stati (giustamente) massacrati da chiunque: vedi See, con l’eroe non vedente (!) Jason Momoa, o Dickinson, teen letterario in cui una poco credibile Hailee Steinfeld dà volto (e corpetti) a Emily Dickinson. Ma non è vero che su Apple Tv +, piano piano sempre più forte anche in Italia, non c’è nulla da vedere. Abbiamo scelto i titoli migliori, da (ri)scoprire in questi giorni di casalinghitudine forzata.
6Truth Be Told
I nomi coinvolti non sono mica male: il premio Oscar Octavia Spencer e l’ex Jesse Pinkman di Breaking Bad Aaron Paul. Pure il plot ha uno spunto ben appiccicato alla contemporaneità: la prima è una reporter investigativa dietro un podcast “true crime” di successo; l’altro il criminale (in galera) protagonista di quello stesso podcast. Bei duetti d’attori, anche se la tensione si spegne presto. Ma il misero 32% di consensi raccolto al momento su Rotten Tomatoes ci pare un po’ esagerato.
5Amazing Stories
Spielberg rifà Spielberg. Con una serie antologica alla “Alfred Hitchcock presenta” ispirata al suo telefilm omonimo del 1985. Il produttore esecutivo di lusso usa anche le modalità analogiche di un tempo, nonostante la tecnologia digitale: una puntata alla settimana, come succedeva nella tv del secolo scorso. Il primo episodio non promette affatto male: un ragazzo trova un portale del tempo in una fattoria e finisce all’inizio del ’900. Ma è ancora troppo presto per dire come sarà l’intero progetto.
4Servant
M. Night Shyamalan firma una serie: hip hip, urrà! Poi, una volta arrivata, non tutti i critici hanno cantato vittoria. Ma il family drama tra intelligenza artificiale e bioetica (una coppia che ancora piange la morte di un figlio “adotta” una bambola reborn) fa il suo dovere di visione (estetica) e previsione (di un futuro che forse è già qui). E, pur con le sue imperfezioni, segna per la piattaforma un precedente interessante: di autori come “Shya” da rubare al cinema ce ne sono pochi.
3For All Mankind
Da noi non ne parla nessuno, in patria è un piccolo successo di critica, forse anche per il tema fortemente yankee: un “what if” fantascientifico che si domanda che cosa sarebbe successo se la gara alla conquista dello spazio tra USA e URSS non fosse mai finita. Lo showrunner principale è Ronald D. Moore, già dietro le re-visioni di Star Trek e Battlestar Galactica; nonché creatore di Outlander, mélo storico-immaginifico di (un po’ incomprensibile) culto. Uno spettacolone, alla maniera del vecchio cinema che non si fa più.
2The Morning Show
Apple Tv + ha già messo a segno un successo “da premio”. Grazie alla serie a sfondo #MeToo starring Jennifer Aniston (magnifica nel suo ritorno sul piccolo schermo a 25 anni da Friends) e Reese Witherspoon (sempre brava ma un po’ fuori parte) e protagonista dell’ultima Awards Season: vedi il SAG vinto (a sorpresa) dalla prima. Il copione parte mettendo in scena tutte le sfumature del dibattito in corso, per poi cedere a un finale un po’ democristiano. Ma avercene.
1Little America
Le storie sono piccole davvero: l’aspirante campionessa di squash latina, l’ugandese che sogna di diventare pasticciera, la turista francese (Mélanie Laurent, uno dei pochi volti noti del cast) che scopre le derive parodistiche del buddismo. Il risultato è grande: ritrarre gli States di oggi attraverso l’esempio (a volte fin troppo edificante) degli “invisibili” della Storia. I creatori di questa serie antologica sono la coppia Kumail Nanjiani e Emily V. Gordon, quelli del delizioso The Big Sick. Simbolo, loro stessi, del fatto che un altro modo di raccontare l’America (e un altro cinema) è possibile.