Il set di Beyoncé a Coachella nel 2018 è stato una master class in performance pop: una celebrazione iconica dell’essere neri e dei suoi 22 anni di carriera. La superstar doveva essere headliner del festival di Indio nel 2017, subito dopo il suo Formation World Tour, ma una gravidanza a sorpresa — quella dei gemelli Rumi e Sir — ha ritardato la sua apparizione. Invece di ricreare i suoi show dell’era Lemonade, ha formulato qualcosa di completamente nuovo. È questo spettacolo, ora noto semplicemente come Beychella, a essere documentato in Homecoming.
Il film-concerto di Netflix, scritto, diretto e prodotto da Beyoncé, è una combinazione accuratamente costruita delle sue esibizioni dai due weekend di Coachella 2018, intervallato da riprese intime dei mesi delle prove che le sono servite non solo per rimettersi in forma dopo il parto, ma anche per seguire la sua visione che prendeva vita.
Mentre il materiale dietro le quinte è solo una parte del film, Beyoncé è molto sincera su quanto duro lavoro sia servito per mettere insieme lo show. Qui ci sono cinque cose che abbiamo imparato dal film.
1. Beyoncé ha sempre voluto frequentare un college afro-americano
Durante la pianificazione dello spettacolo — in cui ci sono una band, coreografie step-team e lettering greco — Beyoncé ha riflettuto parecchio sulla propria storia. Cresciuta a Houston, avrebbe voluto assistere a battaglie tra le band e altri eventi da college a scuole come la Prairie View. Le Destiny’s Child, il gruppo che lei chiama il suo “college” perché con loro ha trascorso l’adolescenza fino ai 20 anni, facevano le prove alla Texas Christian University. Beyoncé aspirava a frequentare uno degli storici college afro-americani, anche se ha dato la priorità al diventare una popstar di fama mondiale.
“Tante persone culturalmente consapevoli e intellettualmente solide si sono laureate in quelle università, incluso mio padre”, si legge in una dichiarazione alla fine del film. “C’è qualcosa di incredibilmente importante in quell’esperienza che deve essere celebrata e protetta”.
L’homecoming, una famosa celebrazione annuale presso i college neri di tutti gli Stati Uniti, è visto come un contrappunto all’essere bianchi del Coachella, qualcosa a cui Beyoncé e i suoi collaboratori alludono per tutto il documentario e anche al concerto, quando Bey ricorda al pubblico di essere la prima headliner donna di colore del festival. In uno show che celebra la bellezza della cultura nera, l’esperienza dei college afro-americani è stata una pietra di paragone importante, fresca e gioiosa su cui costruire.
2. La gravidanza non è stata facile. E nemmeno il dopo
Rumi e Sir Carter sono stati la ragione per cui Beyoncé ha dovuto rimandare la sua performance al Coachella nel 2017, ma non aveva mai parlato di quanto fosse stata dolorosa la gravidanza. Come racconta nel film, Bey aveva la pressione alta e aveva sviluppato tossiemia (un’infezione del sangue) e preeclampsia (una sindrome che può colpire le donne in gravidanza, danneggiando sia la madre che il feto). Il battito cardiaco di uno dei gemelli si è interrotto mentre si trovava nel grembo materno, costringendo i medici a un cesareo di emergenza.
Per fortuna i due bambini sono nati sani, ma era solo all’inizio. Beyoncé pesava quasi 100 kg il giorno del parto, e aveva una lunga strada davanti per rieducare il suo corpo a esibirsi nel modo in cui era solita. Nel film, Beyoncé parla senza filtri delle difficoltà di rimettersi in forma per l’intensità delle sue performance e per problemi all’inizio delle prove.
“Ci sono stati giorni in cui pensavo che non sarei mai più stata lo stessa”, dice in una voce fuori campo. “Non sarei mai tornata a essere la stessa fisicamente. La mia forza e la mia resistenza non sarebbero mai state uguali”.
Per combattere queste preoccupazioni, ha adottato una rigorosa dieta vegana, combinata con il suo durissimo regime di allenamento.
3. Beyoncé è una boss tostissima
Alcune delle scene migliori del film includono la diva pop che trascina con severità e gentilezza il suo team, il quale sembra avere difficoltà a cogliere la sua dettagliatissima visione. All’inizio, si rende conto di questo fatto, sottolineando che sarebbe necessario un altro run-through per coinvolgere tutti. Da subito, Beyoncé voleva essere sicura che lo spettacolo fosse un’esperienza non solo per le persone sul palco o per il pubblico. È stato un lavoro pesante, soprattutto considerando che c’erano oltre 200 persone sul palco con lei. Quindi, come racconta lei stessa, ha avuto idee non convenzionali per quello che ci si aspetta da uno show del festival, compresi i modi in cui usava la Steadicam e come le centinaia di persone che lavoravano con lei dovevano essere attrezzate. Aveva tre palcoscenici per le prove: uno per la band, uno per i ballerini e uno per il team creativo. Durante questo periodo, Beyoncé avrebbe viaggiato da palco a palco per osservare e mettere a punto ogni dettaglio dello spettacolo, fino al modo in cui è stato filmato, per catturare l’energia sul palco.
4. Ma è anche molto colpita dal talento dei suoi collaboratori
Beychella è stato lo show di Beyoncé, ma l’artista è stata ispirata ogni giorno da musicisti, ballerini, cantanti, membri della crew e del team creativo, che l’hanno aiutata a dare vita alla sua visione. In particolare Bey celebra le persone che hanno condiviso il palco con lei: giovani artisti neri che sono stati in grado di dare una prospettiva totalmente nuova alle sue canzoni e al suo stile.
“Volevo un’orchestra di colore. Volevo gli stepper. Avevo bisogno dei cantanti. Volevo personaggi diversi. Non volevo che tutti noi facessimo la stessa cosa”, spiega. “Il loro stile è incredibile. Per esempio, le cose che questi ragazzi riescono a fare con i loro corpi e la musica che possono suonare, i rulli di tamburi, i tagli di capelli…”.
5. Blue Ivy sta diventando una mini-Beyoncé
Vedere Blue Ivy in pubblico con Beyoncé e Jay-Z è sempre una gioia — non dimentichiamo quando ha chiesto alla mamma popstar la merenda durante i Grammy Awards — quindi la sua presenza in Homecoming non ha deluso. Blue e suo padre andavano sempre alle prove per vedere Bey ballare, imparando persino alcune delle coreografie. Verso la fine Blue canta Lift Every Voice and Sing con un po’ di aiuto da parte della madre. Si fa coinvolgere così tanto da volerla cantare di nuovo, perché “è stato bello”.
Per Beyoncé, la felicità di Blue Ivy mentre guardava nascere lo spettacolo è stata di grande ispirazione. “Sento che abbiamo fatto qualcosa che ha reso orgogliosa mia figlia”, dice verso la fine del film.