Per ascoltare gli album “incriminati” abbiamo preparato una playlist, la trovate qui.
1. “If You Can Believe Your Eyes and Ears” The Mamas and the Papas (1966)
La copertina dell’album di debutto dei The Mama’s and The Papa’s: i quattro membri della band stipati in una vasca da bagno (con Michelle Philips sdraiata sugli altri tre). Ma visto che è stata scattata in un bagno vero, la foto include un water, grande tabù per l’epoca. Il water fu prima coperto con una scritta e poi cancellato completamente.
2. “Yesterday and Today” The Beatles (1966)
I tempi sono cambiati: questa foto dei Beatles che posano in camice bianco con tanto di brandelli di carne e bambole decapitate oggi sembra soltanto una leggera provocazione. Ma lo scandalo generato da questa copertina era stato così forte che la Capitol aveva dovuto ritirare 750.000 copie per sostituirla con una anonima foto della band attorno a un baule.
3. “Beggars Banquet” The Rolling Stones (1968)
I bagni, tabù nel 1966, lo sono rimasti anche nel 1968. A tal punto che l’etichetta degli Stones rifiutò l’immagine del muro di un bagno pieno di graffiti (foto scattata in una concessionaria Porsche di Los Angeles) e la rimpiazzò con una piatta copertina bianca con scritte in corsivo a ricordare un invito formale. L’album fu rimandato per mesi e la cover originale “venne a galla” solo negli anni ’80.
4. “Blind Faith” Blind Faith (1969)
Il supergruppo di Eric Clapton-Steve Winwood non ha avuto un nome fino a quando non ha dovuto scegliere la cover per il loro album: Blind Faith, foto scattata da Bob Seidemann – ovvero una ragazza di 11 anni senza maglietta, un ritratto giocato sul contrasto tra la sua innocenza e il giocattolo tecnologico nelle sue mani. (La modella Mariora Goschen disse che le fu promesso un cavallo per posare per la copertina e che invece dovette accontentarsi di 40 sterline). Negli Stati Uniti, l’immagine di un’adolescente in topless provocò indignazione e la casa discografica ne dovette fare una versione con una foto della band.
5. “Love It to Death” Alice Cooper (1971)
Gli Alice Cooper (cantante e band) sfondarono con il terzo album che conteneva I’m Eighteen. Ricevettero però alcune critiche per una bravata in copertina del disco: Cooper avvolto nel suo mantello fa uscire solo il pollice, che, a un primo sguardo, sembra essere il suo pisello. Tutto il braccio destro venne tagliato dall’immagine.
6. “Diamond Dogs” David Bowie (1974)
Sulla copertina, Bowie sembra semplicemente “stravagante”. In realtà la cover era solo la prima metà di un’opera del belga Guy Peellaert: sul retro del disco Bowie continuava con il corpo di un cane e un pene prominente. Ovviamente tutto fu rivisto e Bowie venne ritoccato.
7. “Street Survivors” Lynyrd Skynyrd (1977)
Il quinto album degli Lynyrd Skynyrd venne pubblicato il 17 ottobre 1977; tre giorni dopo l’aeroplano della band si schiantò in Mississippi. Morirono 3 membri tra cui il leader Ronnie Van Zant. La cover che ritraeva la band con alle spalle delle fiamme diventò quindi di cattivo gusto. I superstiti non cambiarono il titolo Street Survivors (anch’esso problematico, in effetti), ma misero un semplice sfondo nero al posto della foto.
8. “The Electric Spanking of War Babies” Funkadelic (1981)
La Warner non volle far uscire questo album dei Funkadelic come doppio disco, quindi George Clinton lo ridusse ad un disco solo. L’etichetta non apprezzava nemmeno la cover di Pedro Bell, che rappresentava una donna nuda all’interno di una navicella spaziale fallica. Tutto fu quindi coperto da una grande macchia verde e il messaggio “OH Guarda! La cover che “LORO” erano troppo SPAVENTATI per stampare!”.
9. “Smell the Glove” Spinal Tap (1982)
Fantascientifico ma classico: nel film This is Spinal Tap si vede come una delle band inglesi più rumorose del momento si vide la copertina rifiutata dalla casa discografica (dovettero rimpiazzarla con una “normalissima” cover nera). Com’era la versione originale? Una donna a gattoni, nuda, spalmata d’olio, con un collare per cani attorno al collo, il guinzaglio e il braccio di un uomo che la tiene in pugno e le fa annusare un guanto nero.
10. “The Pros and Cons of Hitch Hiking” Roger Waters (1984)
Censura “old-school” per il primo album dell’ex dei Pink Floyd: se le persone sono offese dalla vista del posteriore di una bionda che fa autostop nuda, fatta eccezione per scarpe e zaino rosso, basta “schiaffarci” sopra una striscia nera.
11. “Appetite for Destruction” Guns N’ Roses (1987)
L’album deve il titolo dal dipinto di Robert Williams che avrebbe dovuto essere in copertina: uno stupratore robotizzato che sta per ottenere la giusta punizione da un robot molto più grande. Dopo diverse denunce la band ha sostituito la cover con una illustrazione con i membri della band disegnati in versione teschio. Poteva andare tutto molto peggio: Axl Rose voleva che la cover fosse l’immagine dell’esplosione dello space shuttle Challenger.
12. “Open Up and Say…Ahh!” Poison (1988)
La cover originale del secondo album dei Poison: una donna demone con la pelle rossa, capelli cotonati e lingua enorme. Era più “strano” che “sessualmente esplicito” o “satanico” ma la band, viste le pressioni, decise di cambiarlo coprendo la maggior parte dell’immagine e lasciando visibili praticamente solo gli occhi.
13. “Ritual de lo Habitual” Jane’s Addiction (1990)
L’iconica copertina di Ritual è una fotografia di un diorama realizzato dal cantante Perry Farrell, che lo raffigura impegnato nel ménage à trois di cui parla in Three Days. Ma la nudità, sia maschile che femminile, non era piaciuta ad alcuni rivenditori così la band aveva dovuto realizzare anche una copertina più semplice: bianca e ornata con il testo del Primo Emendamento.
14. “8-Way Santa” Tad (1991)
L’incredibile cover di 8-Way Santa è stata considerata un pezzo d’arte: una fotografia scattata in un negozio dell’usato di una coppia raggiante, con un tizio che palpeggia il seno della compagna. Purtroppo però la coppia non ha apprezzato l’utilizzo dell’immagine, scelta senza autorizzazione (la vera motivazione: uno di loro si era appena avvicinato alla fede cristiana). I due hanno sporto denuncia e Sub Pop ha dovuto sostituire la copertina con una banale foto della band che posa davanti a un gruppo di mucche.
15. “In Utero” Nirvana (1993)
La canzone Rape Me era troppo provocatoria per catene come Walmart e K-Mart, che non misero in vendita l’album. O, più precisamente, ad essere provocatorio era il titolo. La band lo dovette sostituire, sul retro del disco, con “Waif Me”.
16. “Far Beyond Driven” Pantera (1994)
Quale immagine hanno scelto come cover del loro settimo album i Pantera, per mostrare la loro visione del mondo moderno? Ovviamente un trapano che penetra un ano che è stato rapidamente sostituito da un noioso trapano che perfora la fronte di una persona. Di divertente è rimasto solo il paragone.
17. “Balance” Van Halen (1995)
Due gemelli siamesi photoshoppati su un’altalena. Questa copertina era semplicemente inquietante. Ma per alcuni era così offensiva che in alcuni stati americani l’album uscì con un solo gemello.
18. “Ghetto D” Master P (1997)
Il titolo originale era Ghetto Dope, e la copertina rappresentava un uomo che fuma crack. Per garantire una distribuzione più ampia possibile, MasterP troncò il titolo e inventò una nuova copertina, un brutto collage digitale con molte fiamme.
19. “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” Kanye West (2010)
West aveva commissionato all’artista George Romo una copertina da censura. Romo obbedì, realizzando un dipinto di West nudo, cavalcato da una donna anch’essa nuda, con le ali, senza braccia e una coda di pois. Missione compiuta: realizzato che alcuni rivenditori non avrebbe accettato la copertina, West l’ha sostituita con l’immagine di una ballerina.
20. “Night Time, My Time” Sky Ferreira (2013)
Per il suo album di debutto, Sky Ferreira aveva respinto i consigli della sua casa discografica (che voleva una fotografia più “studiata”), scegliendo una foto di sè nella doccia, con lo sguardo diffidente e vulnerabile. L’autore dello scatto è Gaspar Noé. Per renderla più simile agli altri artisti presenti su iTunes però, la sua etichetta ha pubblicato anche una versione in cui il capezzolo è stato strategicamente tagliato.