Abbiamo cercato tutti quelli che potevamo raggiungere in breve tempo; musicisti, attori, artisti, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv. In molti hanno risposto, altri hanno motivato con intelligenza e passione il loro no, alcuni non hanno risposto, altri hanno detto un no interessato. Ci spiace per questi ultimi, non perché oggi siano meno amici di Rolling Stone, ma perché sono meno amici dell’Italia e di loro stessi. Di seguito trovate i pensieri di quelli che condividono la necessità di lottare insieme perché l’Italia rimanga una società aperta, moderna, libera e solidale.
Ce n’est qu’un début; non finisce qui.
Quelli che si sentono dimenticati, molti di noi, desiderano una narrazione che gli spieghi perché si sentono così soli e in ansia e gli prometta una soluzione e una redenzione possibile: Hannah Arendt lo aveva capito e scritto cinquant’anni fa. Oggi Matteo Salvini, e i populisti del mondo, sopra quest’ansia costruiscono il loro potere. Diritti umani e civili che credevamo acquisiti sono in pericolo. Ma non è demonizzando Salvini – quindi consacrandolo, come è stato fatto nel ventennio berlusconiano – che lo si combatte. Va osservato, tradotto, criticato, disinnescato. Vanno smontate pazientemente tutte le sue balle.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Forse è il momento di cercare di essere degli anticorpi, degli antidoti. Abbiamo il diritto di pretendere ora un’Italia laica, pacifica e non razzista, ma allo stesso tempo abbiamo il dovere di proteggerla.
Apprezzo questo interessamento di RS perché credo che, per anni, chi si sarebbe dovuto occupare di cultura si sia occupato solo di intrattenimento. Soprattutto ultimamente è passato il messaggio "disimpegnato è cool", mentre ora, con questa situazione di estremismo e allarme, forse diventerà cool essere vagamente impegnati. Piuttosto di niente, meglio così.
Quella che stiamo vivendo è una campagna elettorale permanente, una gara fatta di proclami. Puoi essere un cuoco del Mali che lavora a Napoli o un giocatore NBA, ma se hai la pelle di un colore diverso dalla media nazionale, avrai comunque qualche preoccupazione a camminare su questa Italia del “non sono razzista, però...”.
L'Italia del “prendili a casa tua”, del “Saviano la scorta se la deve pagare”. La giungla, l’intimidazione mafiosa istituzionalizzata, l’annullamento dello Stato, la propaganda infinita, con la bava alla bocca. Un ministro dell’Interno simbolo di questa Italia rabbiosa, un’Italia che tradisce debolezza, fragilità e paura, infatti, non sa far altro che asserragliarsi.
Ma intanto le migliori menti della mia generazione sono state impegnate a fare battutine ironiche sui social con prezioso distacco, distanza di sicurezza con il sorrisino, a commentare ogni tipo di talent nella distrazione generale. E così ora forse non c’è neanche il diritto di lamentarsi. Anche il disimpegno è un manifesto politico e, sorpresa, ha delle conseguenze.
Non si può neanche condividere un’idea di opposizione basata sullo stare ad aspettare (e sperare) che succeda una cosa così grave che tutti si rendano conto in che mani siamo. Dopo aver delegato i nostri doveri, ora forse bisogna essere anticorpi, antidoti con gentilezza. Una cosa poco cool, dedicare qualche ora a settimana alla generosità, lasciare gli schermi e rendersi utili direttamente, riavvicinarsi. Dare senza preoccuparsi di ricevere magari diventerà di moda. Ho visto un cartello scritto a mano, appeso in un circolo in via d’estinzione, ancora lì dagli anni '70, che dice: “Quando milioni di poveracci sono convinti che i propri problemi dipendano da chi sta peggio di loro, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti”.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Quello che penso della Lega è tutto in una mia canzone del 2006, dal titolo Inno Verdano.
Il brano narra le gesta di un meridionale convertito al Carroccio, una scelta che all’epoca mi sembrava paradossale ma che oggi sembrerebbe accettata e condivisa. Insomma, dopo anni di “secessione”, “Roma ladrona” e “quelli del Sud non vogliono fare un cazzo”, è bastato spostare l’attenzione sui presunti “scafisti delle Ong” per cancellare più memorie del neuralizzatore di Men in Black. Io, personalmente, non ho cambiato di una virgola la mia opinione a riguardo, infatti torno a citarmi con un pezzo più recente: “Magari chiedo scusa ai leghisti, magari, scrivo a caratteri cubitali voglio la Padania libera, via dall’Europa, per il gusto di chiamarli extracomunitari”.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Un’ondata di inquietudine e intolleranza scuote il nostro tempo. La paura fa conquistare consenso alla politica, l’assuefazione alle immagini di disperazione che vediamo ogni giorno ci ha resi insensibili al dolore degli altri, mentre le nazioni alzano barriere. La verità inevitabile è che siamo tutti esseri umani che transitano brevemente su questo pianeta piccolissimo, sperduto in una galassia immensa di un universo ancora più immenso, e che non ci sarà futuro per noi se non nella condivisione, nelle migrazioni inevitabili come dall’alba dei tempi, nello scambio, nella compassione e nella crescita della coscienza per tutti. Sembra stiano attraversando una regressione sui valori e i diritti, potenzialmente esplosiva e pericolosa; l’uomo non impara mai? Io da creativo sono positivo e credo che tutte le vite sacrificate nella storia per la libertà, la tolleranza, l’uguaglianza dei diritti, e tutte le menti più brillanti del pensiero, dell’arte, della scienza che hanno lottato e sono morte per renderci migliori come esseri umani, e tutti gli adolescenti di oggi, interconnessi in un mondo senza barriere, prevarranno sulla paura!
Ricevuto in redazione il 27 Giugno 2018
Un governo insediatosi da un mese, che già si dimostra come il peggiore nella Storia repubblicana. Una situazione politica più che allarmante, e un pericoloso neofascista ministro dell’Interno: indegno, arrogante e rancoroso, si prodiga quotidianamente a calpestare la povera gente, gli immigrati naturalmente, il Popolo Romanì, e minaccia gli oppositori politici, dagli antagonisti a Saviano, suscitando il consenso di un Paese impaurito e mai così ideologizzato. Ce n’è già abbastanza per parlare di emergenza democratica.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Si è perso di vista l’essere umano, al di là della questione politica. Sono sorpreso dalla strategia che ha messo in campo Salvini, di certo ben consigliato: ogni giorno posta sui suoi canali degli abomini, delle menzogne, cercando di spostare l’attenzione da un’altra parte. Non posso notare un parallelismo con i periodi che furono, caratterizzati dal terrorismo psicologico, dalla paura e dall’odio che hanno colpito i cuori delle persone non troppo sensibili. Io non sono né di destra né di sinistra, tutt’al più anarchico, ma vengo etichettato come comunista perché espongo le mie idee. Sembra di stare in un brutto film, dove l’Italia è popolata da analfabeti che non creano discussione.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Il ministro Tria ha detto che non ci sono risorse nemmeno per sterilizzare l’aumento Iva, figuratevi per abolire la Fornero, fare il reddito di cittadinanza, la flat tax e tutto il resto. Sono riforme irreali allo stato attuale delle finanze pubbliche. Ve la siete bevuta, ma prendersela con migranti e rom non cambierà lo stato di cose esistente. In ogni caso bravi, è stato un nobile tentativo.
Postato il 20 Giugno 2018
Il bel Paese, la bella gente sono in via di estinzione. In meno di un mese l’intolleranza, il razzismo e la ferocia sono stati legalizzati e supportati da un governo che ignora i diritti umani.
Un governo che attacca omosessuali, donne e immigrati. Un governo che non ricorda più i trattati internazionali che sono stati firmati. Un governo che si fa bello con gli insulti e alzando la voce. Un governo che è in grado di togliere la scorta a una persona dichiarata in grave pericolo. Un governo che fa finta di essere un medico e parla di vaccini non necessari, quegli stessi vaccini che lo tengono in vita e che continuano a salvare miliardi di persone nel mondo. Un governo che continua a ripetere di essere dalla parte degli italiani, ma che al suo popolo sta regalando solo vergogna personale e internazionale.
Un governo che ha perso il senso dell’umanità.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Ippocrate inventò quella che divenne nota come la Teoria degli umori: esistono quattro fluidi fondamentali che regolano l’essere umano. Dove uno o più di questi prevalesse, gli scompensi porterebbero forti sbalzi d’umore e cattiva salute. Il primo fluido, la Bile nera, quando in eccesso provocherebbe malinconia e apatia, il Flegma una eccessiva flemmaticità, il terzo, il Sangue, un temperamento decisamente sanguigno, mentre la temibile Bile gialla sarebbe espressione di collera, superbia, permalosità. Si dice non a caso “essere gialli dalla rabbia”. Forse è proprio quest’ultimo fluido ad averci invaso ultimamente. Per la collera degli atteggiamenti e delle parole che si pronunciano, per la superbia con cui si propongono le proprie tesi e ci si erge a detentori della verità assoluta e la permalosità con cui non si accolgono le opinioni altrui, la critica, il contraddittorio. Ma c’è sempre una cura. Noi possiamo smaltire la bile in eccesso e toglierci il giallo dalla faccia, riportare in equilibrio il sistema in modo che tutte le componenti possano coesistere. Ci vuole coraggio tutte le mattine prima di uscire di casa, buonsenso dopo ogni pasto e tanta acqua pura, per fare tanta “plin plin” e restituire i residui al luogo deputato.
Ricevuto in redazione il 24 Giugno 2018
La Storia è piena di politici e regnanti che hanno cavalcato la xenofobia, la paura dell’altro, per ottenere consensi davanti al proprio popolo. Io credo che sia un fenomeno sempre meno presente nell’economia globale. Ahimè, però, stiamo vedendo un ritorno di questo meccanismo in Italia grazie alla spettacolarizzazione dell’informazione che ha legittimato il populismo. Non possiamo negare quanto le false equivalenze portate avanti dai giornalisti televisivi, per esempio, abbiano contribuito all’attuale situazione.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Fandonie circa l’uomo forte: lo è chi si batte contro i più forti, non chi si accanisce contro i deboli, provvisto di tutti i mezzi dello Stato.
Postato il 25 Giugno 2018
Dovremmo diffidare di chi dice di voler avvicinare la politica al popolo e lo fa passando per la strada più breve, la più facile, quella tracciata dall’odio, abbassandola al livello degli istinti, rendendola spesso cabaret, numero di magia da quattro soldi, di quella che ormai non si preoccupa neanche di nascondere il trucco.
Ricevuto in redazione il 27 Giugno 2018
L’umanità e l’emergenza devono coesistere con la politica, non cederle il posto. Questo ovunque e per chiunque abbia un cuore che batte.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Il razzismo ho imparato a conoscerlo subito, da bambina, come tutti noi che abbiamo origini diverse, altre, miste, complesse, come chiunque faccia parte di una minoranza, come chiunque si trovi nella condizione più o meno temporanea di essere il “diverso”. L’italia di questi mesi, però, io non la riconosco più, mi fa davvero molta paura. Il martellamento mediatico, la strumentalizzazione degli immigrati e dei profughi, il renderli capro espiatorio è moralmente scorretto ed ha ripercussioni sulle vite di tutti. Convivere con le persone che amiamo è difficile, figuriamoci convivere con chi è diverso da noi in modo più o meno evidente, ma è possibile ed è già la realtà di tanti, ricordiamocelo.
Ricevuto in redazione il 6 Luglio 2018
Ho sentimenti contrastanti sulla situazione politica attuale. E molti di questi non sono in accordo con quello che la maggior parte della mia generazione e del mio settore pensa. Per esempio, trovo preoccupante la proposta di Salvini di censire i rom, è una roba che non esiste.
Tuttavia ho trovato molto meno preoccupante la situazione Aquarius. Ci sono stati casi più gravi, di morti in mare, che non hanno sollevato questo polverone mediatico come ha fatto Salvini chiudendo i porti e rimbalzando la nave alla Spagna. Ce lo potevamo aspettare. D’altronde Salvini sta cercando di fare muso duro con l’Europa per le quote sulla suddivisione dei migranti. C’è l’Europa di mezzo ora, quindi la situazione si risolverà in una maniera molto più leggera di quanto si crede.
Non appoggio Salvini, non mi piace. Ci sono cose che propone che mi spaventano, come intensificare la sicurezza. È una follia, questo costante gridare alla sicurezza mette in agitazione gli italiani. Mi spaventa anche la reazione che molti stanno avendo.
È inevitabile che se a uno hanno rubato la catenina 10 anni fa e che viene bombardato da queste invocazioni alla sicurezza finisce per gridare “Fanculo i negri!”. Salvini ha due modi di parlare: uno è quello molto pulito in televisione, elegante e pacato. E l’altro è quello dei social, arrogante, aggressivo, aizzapopoli. Dato che la gente vive sui social, queste cose hanno un peso. Un paio di giorni fa ho letto che voleva permettere alla polizia di rispondere violentemente in determinate occasioni. Siamo alla follia. Non esiste.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Conosciamo Roberto Saviano da molti anni e assistiamo sgomenti agli attacchi di questi giorni alla sua persona e al suo impegno come scrittore e giornalista. Nessuno dovrebbe mai minacciare un uomo impegnato a battersi contro la mafia, tantomeno ce lo si aspetterebbe da un ministro della Repubblica. Rinnoviamo il nostro sostegno, affetto e stima per Roberto sperando che non perda mai la voglia e l’energia di continuare a fare il suo lavoro, nonostante tutto.
“Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero.”
Blaga Dimitrova.
Postato il 22 Giugno 2018
Nessuno sceglie da chi nascere e dove nascere. Tantomeno se essere quello che attraversa il mare su un barcone o quello che invece decide se farlo attraccare in un porto sicuro. Non ci possiamo abituare a quello che sta accadendo in questi giorni.
Postato il 23 Giugno 2018
Una politica che chiude i porti, non accoglie gli ultimi e chiede il censimento dei rom mi provoca un grande dolore. Non mi riconosco. Oggi più che mai, credo sia fondamentale riscoprire il valore della comunità e assumerci la responsabilità di combattere il sentimento di odio che ha invaso la società. Dobbiamo smettere di cercare colpevoli per il nostro dolore e le nostre mancanze e impegnarci per trovare soluzioni ai problemi reali, non quelli immaginari creati da una retorica politica pericolosa e cinica. Nella mia vita ho imparato che non esistono scorciatoie e che ciascuno ha una grande possibilità di incidere sulla propria vita e su quella degli altri, ma è importante riconoscere e farsi carico di questa possibilità. Se vogliamo davvero cambiare il nostro Paese, per prima cosa è necessario assumerci la responsabilità come cittadini e come persone, e smettere di cercare colpevoli.
Ricevuto in redazione il 27 Giugno 2018
Parlare di immigrazione è sempre delicato, e politicamente non so bene cosa pensare. Ma è certo che, quando si parla di vite umane, per quanto mi riguarda non esiste politica, né diversi punti di vista, Ne esiste uno soltanto ed è: non si lasciano esseri umani in mare a morire, non ci si gira dall’altra parte, è da vigliacchi. E la vigliaccheria non mi piace mai.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
La gente che arriva qui non vuole restare in Italia, se ne vuole andare. È provato. Vai in Sicilia e affacciati, che vedi? L’Africa. Questi dove devono andare? Sono su barche che cadono a pezzi. La gente muore, è solo una questione di tempo. Se nel passaggio da qui alla Spagna un bambino muore, di chi è la colpa? Di fronte al mondo, all’Europa, a chi ti pare, di chi è la colpa? Di tutti noi italiani, non solo di Salvini.
Io sono un artista, io faccio il rap. Non sono un italiano medio, non sono il 30enne classico senza una posizione. Ma questa storia non c’entra niente con la politica. Non mi sono certo proposto come simbolo della cultura, ho la terza media. Ma questa è gente senza passione, povera d’animo e di spirito. Come fai a non empatizzare con una donna incinta su una barca, con 50 gradi. Ma che c’hai nel petto? Andrebbero curati, è gente che dice “negro di merda” e poi vuole scoparsi Naomi Campbell, capito?
Odio i razzisti. E mi piace.
Ricevuto in redazione il 15 Giugno 2018
Fanno quello che hanno sempre fatto. Trovano un nemico. Il nemico deve essere esterno, “altro” da sé. Lo hanno sempre fatto. Lo faranno sempre. Poveri contro poveri. Ignoranza e propaganda. La costruzione di emergenze inesistenti. Lo hanno sempre fatto. Lo stanno facendo di nuovo.
È già successo in passato, succederà ancora. E un giorno sarà ricordato come una vergogna, un dolore evitabile che purtroppo non è stato evitato. Ma passerà. Che se c’è una cosa che la malvagità proprio non sa fare, è vincere la guerra con la Storia.
Vince battaglie, a volte, ma perde sempre, alla fine.
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Salvini è, come la maggior parte degli italiani, un “abbastanza”.
Abbastanza furbo, scaltro e intelligente per dire, fare e ottenere sempre quello che vuole.
Ma mai abbastanza coraggioso da essere onesto e corretto fino in fondo. Mi rifiuto di credere che pensi le cose che fa e che dice.
I migranti sono un ottimo esempio: è un problema, ma certo non il primo del nostro Paese. L’Europa ci ha sempre preso in giro ed è giusto alzare la voce, ma non puoi trattare degli esseri umani come rifiuti da avviare a una discarica.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
A chi ci dice di occuparci di musica e non di politica, ricordiamo che siamo prima di tutto persone e parliamo di quello che ci riguarda. La politica riguarda tutti noi e non esprimersi vuol dire disinteressarsi del proprio futuro e della società in cui si vive, che è l’esatto opposto di quello che chiunque dovrebbe fare, a maggior ragione se è un personaggio pubblico. Questo come premessa. Nel merito: siamo tutti convinti che sia meglio restare umani anziché avere qualche fan o qualche voto in più. L’operato del ministro dell’Interno purtroppo si sta dimostrando per quello che è: disumano. Per questo non possiamo evitare di esprimerci a riguardo. Nel caso qualche nostro fan si sentisse offeso dalla nostra posizione possiamo accettare che smetta di ascoltarci e di seguirci, ce ne faremo una ragione prendendoci la responsabilità delle nostre posizioni. Specifichiamo come non ci sia alcuna spinta partitica dietro le nostre parole: abbiamo criticato l’operato anche del precedente ministro Minniti nel videoclip di Socialismo tropicale. Siamo inoltre molto delusi dall’accondiscendenza del resto del governo, che si dimostra complice di questa politica speculativa e disumana.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Ragazzi, mettiamo una regola. “Come siamo arrivati qui?” lo può twittare solo chi è arrivato stamattina coll’astronave del pianeta delle scimmie assieme a Charlton Heston.
Postato il 12 Giugno 2018
Molto spesso politica ed etica non vanno a braccetto, ma ultimamente si sta grattando il fondo del barile. Trovo davvero poco corretti i “toni” con i quali si stanno trattando determinati argomenti dove gli esseri umani coinvolti sembra quasi non abbiamo nessun peso nella vita, senza dignità e senza nessun tipo di rispetto. Questo atteggiamento sta sviluppando una nuova forma di razzismo, come se tutte le “battaglie” combattute fino ad adesso per sconfiggere questa piaga non fossero servite a niente. Stiamo perdendo il senso dell’umanità, qualsiasi forma di buon senso. Sono temi profondi, troppo seri, trattati con troppa leggerezza da questo nuovo modo di fare politica.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Oltre a rimanere inorridita dopo aver assistito alla violazione del Diritto internazionale, mi sono chiesta cosa aveva senso fare. Stare zitta di certo no.
Io e i miei amici abbiamo messo da parte la rabbia e abbiamo iniziato a leggere e a raccogliere informazioni dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti umani, da associazioni e dalle università di Diritto, Economia e Sociologia dell’immigrazione, perché questo atto spregevole è la prova che in questo Paese c’è molta disinformazione, che genera ignoranza, insicurezza e mancanza di umanità.
I confini geografici sono stati stabiliti da guerre e trattati (tra l’altro principalmente europei), ma sono confini che non determinano persone di serie A o di serie B. Ognuno ha il diritto di mettere piede su qualsiasi parte del suolo terrestre. La migrazione è un diritto inalienabile e ha permesso, fin dall’antichità, il contatto tra culture e la creazione delle società. È fondamentale ricordare che alla fine dell’800 migliaia e migliaia di italiani si sono imbarcati, disperati, alla ricerca di un futuro migliore, in particolar modo verso gli Stati Uniti e l’America Latina.
Che si sia d’accordo o meno con la nuova scelta politica attuata, non credo proprio che negare gli sbarchi sia la soluzione. La soluzione è la cooperazione allo sviluppo.
#apriamoiporti
Postato il 13 Giugno 2018
Io faccio già fatica a giustificare chi dei miei colleghi, o comunque chi fa parte del mondo dello spettacolo, non prende posizione sulla attuale pericolosissima situazione politica in cui viviamo, ma quelli che veramente giustificano l’operato e le idee di una persona come Matteo Salvini si dovrebbero vergognare molto, ma molto di più.
Postato il 22 Giugno 2018
Ricevuto in redazione il 25 Giugno 2018
Quando un Paese si incattivisce non distingue più il confine oltre la linea rossa. Quella più sottile di tutte. Quella del buon senso. Quella della salvaguardia della morale, del giusto e dello sbagliato. Del bianco e del nero. Tutto si confonde, tutto si fa slogan, la folla si agita, si eccita, perde la ragione, la memoria. Tutto si fa Arena, tutto diventa tribale, primordiale, medievale. Tutto si fa allora virulento come un male che contagia e l’uomo si fa aggressivo, egoriferito, narcisistico, individualistico. La comunità, l’agorà dove si dialoga e si riflette non è allora mai esistita. Le teste guardano tutte verso l’alto, verso l’uomo forte che tronfio del proprio delirio scatena gli animi che diventano bestiali e li annebbia con la forza febbrile della retorica. È tutto stato già visto, vissuto, ma soprattutto dilaniato. E ogni 75 anni, come se ci fosse stato qualcuno a tirare un simbolico sciacquone, un’intera nuova generazione, priva di ogni memoria storica è di nuovo epurata di tutto il sapere che la Storia non ha saputo rammentare, pronta a commettere gli stessi errori fatti e rifatti per millenni prima di loro, pronta a ripartire da zero. Questa è la Storia. Questo è l’Uomo e la volatilità di ogni cosa. Questo è il nostro tempo. Oggi.
Ricevuto in redazione il 22 Giugno 2018
Corsi e ricorsi storici: sono certo che torneremo a vergognarci per le azioni portate a termine dal nostro governo. Ci vergoneremo tutti perché tutti siamo coinvolti. Questo cinismo, che io non esiterei a definirei “di moda”, ci porterà gli uni contro gli altri armati, e prima di premere il grilletto, esattamente un istante prima, ci ricorderemo del grande popolo che eravamo e che potremmo ancora essere, se solo tornassimo a mettere al centro di ogni interesse solo la vita umana e nient’altro più.
Ricevuto in redazione il 20 Giugno 2018
L’immigrazione nei prossimi 50 anni crescerà esponenzialmente – questo è un fatto inoppugnabile.
I populisti come Trump, Salvini, Orban e altri, non sanno trovare una soluzione a questo fenomeno complesso e inarrestabile. Le loro risposte sono semplicistiche, disumane e inefficaci. I flussi di migranti, se gestiti, portano crescita, sia nei Paesi che li accolgono che in quelli di origine.
Fare da scaricabarile sul Paese vicino, costi quel che costi, non risolve nulla.
Con questa politica, su questo fronte, la situazione tra cinque anni sarà molto peggiorata nel nostro Paese.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Stiamo vivendo un periodo storico di particolare disagio, un periodo in cui sembra sia andata perduta tutta l’umanità. Il tema dei migranti mi sta a cuore da sempre, almeno da quando ricordo di aver iniziato a fare musica. Le note della mia tromba e le mie canzoni negli ultimi 20 anni sono stati un mezzo per sensibilizzare e veicolare messaggi di lotta e speranza. Per questo, sono stato da sempre attaccato con becere dissertazioni di chi avrebbe preferito che io tacessi, che non mi facessi portatore del pensiero di tutti coloro che credono ancora che ci possa essere speranza in un mondo in cui ormai sembra tutto filtrato da uno schermo. Io che da siciliano so bene cosa ha significato per il mio popolo lasciare la propria terra per garantire un futuro ai propri figli, oggi mi chiedo se sia ancora possibile una cultura dell’accoglienza, in un momento storico/politico in cui le uniche logiche che sembrano prevalere sono quelle dell’intolleranza e del razzismo più subdolo. La Sicilia è stata storicamente porto e attracco di culture e popoli differenti. Tutto ne è contagiato: la lingua, la cultura, la cucina, gli usi, i costumi e questo è quello che ha reso il mio popolo fiero dell’alterità. La mia terra è quella che calpesto e nessuno dovrebbe sentirsi straniero quando lascia la propria casa. Prima gli italiani? No, credo solo bisognerebbe dire “prima le persone” a partire da Giulio Regeni, Sacko Soumaila, Vittorio Arrigoni, Ilaria Alpi, Emmanuel Chidi Namdi, Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, solo per citarne alcuni.
Ricevuto in redazione il 24 Giugno 2018
Visto che musicisti o amanti di musica siamo, di musica proviamo a parlare. Magari partendo un po’ da lontano. Alessandro Magno, grande capo militare ma anche allievo prediletto di Aristotele, fa di tutto affinché la cultura del suo Paese si mescoli con quella delle terre d’Oriente che lui conquista, Persia e India per prime, Paesi in cui lo sviluppo della musica è infinitamente più avanti di quanto non sia in Occidente. È l’inizio della Musica per come la conosciamo e di molti dei suoi strumenti. Passano i secoli, l’Occidente attraversa splendori e poi secoli bui. Arrivano gli Arabi che ci riconsegnano ciò che era già nostro: i modi (o scale) Persiani, su cui gli arabi costruiranno la loro musica, e i modi Pitagorici, su cui noi costruiremo la nostra. Passano altri secoli, noi creiamo e perfezioniamo il sistema temperato, a un punto tale da superare i limiti del sistema tonale, fino ad avventurarci in una sorta di universo astratto molto più mentale che fisico. E di nuovo ci viene in soccorso una cultura altra, quella africana: il blues e la cultura afroamericana ci riportano il ritmo, i sensi, il ballo nel senso più completo del termine, l’irrazionalità, persino gli umori oscuri della magia, che noi stavamo perdendo lungo i nostri sentieri iper-razionali. E la cultura africana e i suoi meticci diventano la linfa che alimenta tutta la musica popolare del Novecento, dal jazz al boogie woogie e al rock&roll, dal calypso al reggae e alla salsa, dal rap a qualsiasi cosa vi venga in mente.
Il progresso dell’umanità tutta è figlio di culture nuove dalla forte identità che si mescolano tra loro incessantemente e generano figli bastardi. Siamo meravigliosamente condannati a evolverci e insieme a conservare gelosamente le nostre identità, per avere qualcosa di fresco e originale da offrire a chi arriva. Siamo meravigliosamente condannati ad ascoltare e offrirci agli altri: ne va del nostro stesso futuro. Altrimenti la Storia ci relegherà al triste ruolo di ominidi dimenticati in qualche caverna dalla nostra stessa evoluzione.
Ricevuto in redazione il 25 giugno 2018
Il Movimento 5 Stelle è sparito, il PD è sparito, la sinistra è sparita; ora c’è solo un ministro dell’Interno che si occupa di “immigrazione”, basta, fine. Tutto qui: questo sarebbe il nuovo corso politico del nostro Paese. Mi sembra un po’ poco e molto pericoloso. Questo è deresponsabilizzare gli italiani dai propri obiettivi, dalle proprie colpe, dai propri doveri. È come quel genitore che accusa l’insegnante se il figlio va male a scuola. Berlusconi puntava il dito contro la magistratura, contro la stampa di sinistra e contro la burocrazia; Salvini contro lo straniero, in un gioco in cui è troppo poco marcato il confine tra “siamo contro l’immigrazione clandestina” e il “ruspa/slogan xenofobi/fomentare odio”. Sappiamo benissimo quanto sia facile suscitare i sentimenti più rabbiosi nel momento in cui le cose non vanno bene. Di questo ho paura. Della Storia che si ripete nella drammaticità.
Ricevuto in redazione il 27 giugno 2018
La club culture porta con sé da sempre un messaggio di amore e convivenza universale, di uguaglianza fra tutti gli esseri umani. È il momento in cui le persone che fanno parte di questa scena si schierino apertamente contro chi esplicita idee razziste, sessiste e omofobe. Per non parlare della ventilata follia dell’uscita dall’Euro che rovinerebbe l’offerta artistica internazionale nel nostro Paese. Non saremmo più in grado di pagare gli artisti internazionali con le nuove lire del monopoli. Oppure ancor peggio rimarrebbero pochi eventi per miliardari.
Ricevuto in redazione il 21 Giugno 2018
Nel ’28, durante il modernismo in Brasile, Oswald de Andrade scrive il suo Manifesto Antropofago, il cui slogan era: “Tupi or not Tupi?”.
Tupi Guaraní è infatti il nome di una delle più importanti tribù presenti in Amazzonia. Il gioco di parole con la famosa frase shakespeariana non era altro che una domanda retorica: chi è il vero brasiliano? Sarebbero forse i nativi presenti lì prima dell’arrivo dei portoghesi? Può essere magari considerato brasiliano anche il portoghese arrivato con l’obiettivo di colonizzare quel nuovo mondo ancora “vergine”? Sono passati 100 anni, e ancora non siamo stati capaci di rispondere a questa domanda. Tupi or not Tupi?
Mia nonna è nata nel '27 in Egitto, ma grazie al mio bisnonno, nato in Toscana, ha ottenuto la cittadinanza italiana. Di conseguenza anche mio papà, e così io, abbiamo il passaporto italiano. Mio padre, quando aveva 5 anni, ha lasciato Alessandria d’Egitto in braccio ai miei nonni, abbandonando tutto quello che lui e la sua famiglia avevano, partendo per il Brasile alla ricerca di una vita migliore.
La migrazione di mio padre ha portato alla formazione della mia famiglia. Io e mia sorella siamo nati in Brasile, ma se avessero chiuso il porto, chissà dove sarei io ora. Magari non sarei nemmeno nato. Ma oggi sono qui, brasiliano, per un quarto italiano, mezzo egiziano, e vivo a Milano. Per la legge oggi possiedo due nazionalità, italiana e brasiliana, ma questo mi rende davvero brasiliano? O davvero italiano? O dovrei avere anche altre nazionalità? La cosa più importante da capire in tutto ciò è che non conta se questa è la storia della famiglia di Ramiro, di Dudu o di Daniel. Questa è la storia di tutti noi, da sempre.
Quando siamo arrivati in Italia, abbiamo trovato un posto completamente diverso dallo stereotipo “pizza, mandolino e Laura Pausini”. Abbiamo imparato a conoscere le sfumature di una cultura ricca di diversità. Che cambia, si sviluppa, si adatta e diventa ogni volta nuova. Siamo un mix di tante cose, siamo degli esseri dinamici, in costante evoluzione. Non esiste un “io” senza un “tu”, non esiste ricchezza senza diversità.
Ricevuto in redazione il 21 Giugno 2018
Le migliaia di giovani che lasciano l’Italia ogni anno per cercare di affermarsi all’estero non citano mai l’immigrazione come causa della loro partenza. Parlano invece di disoccupazione, dell’assenza di meritocrazia, di un Paese lento, spesso ingiusto, dove chi conosci conta di più di cosa sai fare.
Questi sono i problemi dell’Italia e sono difficili da risolvere. Molto più facile invece è dirigere il rancore della gente verso gli immigrati, i diversi, i deboli. Facile, e vigliacco.
I veri problemi dell’Italia non arrivano da un barcone o da un campo rom. Dobbiamo sicuramente cercare una soluzione europea più equa per gestire i flussi migratori. Ma ricordandoci che non è l’immigrazione la vera causa della rabbia italiana, e che con l’odio non si risolve niente.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Nessuno stupore per Salvini, che è la replica italiana dei nuovi maschi alfa nazional-populisti che in questo momento hanno il mondo in mano, da Trump fino a noi. Molto stupore, piuttosto, per la sciocca complicità dei “rivoluzionari” Cinquestelle.
Tra di loro, preferisco chi capisce perfettamente quello che sta facendo, ed è d’accordo nel farlo: è disposto a tutto, lucidamente, pur di rovesciare l’odiata democrazia così come si è configurata in Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Una volta si chiamavano: nazi-maoisti. Oggi li descrive bene il neologismo “rivoreazionari” (rivoluzionari/reazionari). Peggio, molto peggio di loro è chi, tra i Cinquestelle, non capisce quello che sta facendo e non capisce quello che sta succedendo.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Chiudere i porti è come alzare mura; sinonimo di divisione, non di unione.
Ovviamente la situazione non è di facile gestione, e ha radici molto intricate. Io sono nato in Argentina, per cui sono figlio di migranti come l’80% della popolazione. Nello specifico figlio di migranti italiani, in un periodo storico in cui la situazione era totalmente capovolta. In seguito, ripetendo probabilmente un karma familiare, sono diventato migrante a mia volta, lasciando il sud del mondo per l’Europa. Per cui non posso che avere un atteggiamento comprensivo e di accoglienza verso chi è costretto a lasciare la propria terra.
Mi piace sentirmi figlio del mondo, e non di una nazione specifica, per cui credo che anche i problemi di uno siano i problemi di tutti. È compito dello Stato organizzarsi per trovare delle soluzioni, sono sicuro che se l’atteggiamento di chi ha potere fosse differente si troverebbe il modo di ottimizzare le risorse e dare una mano. Perché le cose non miglioreranno, anzi. Il male che genera i problemi è insito nell’uomo e non si risolverà girandosi dall’altra parte, con la fine di una dittatura o il cambio di un governo.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
La semplificazione è la merce del momento. È il frutto ereditario di una crisi che ha generato frustrazione e smarrimento senza produrre colpevolezze o responsabilità precise. Insomma nessuno ha pagato e i colpevoli, come sempre nella Storia, sono diventati i più sofferenti.
La semplificazione è stata la sua carta di consenso, ministro Salvini. Ma ora il potere ce l’ha. È un politico giovane che dichiara di volere cambiare le cose. E allora le cambi. La smetta di usare i più deboli come cavie di un eterno spot dell’emergenza. Governi affrontando le emergenze vere: le mafie, la corruzione, cercando di fare meglio di quanto non sia stato fatto prima. Noi saremo sempre dall’altra parte per innumerevoli motivi, ma almeno potremo cercare di rispettarla.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Se c’è un problema bisogna concentrarsi sulla soluzione. Alcune persone trovano una soluzione a ogni problema, mentre altre un problema a ogni soluzione. Se hai sempre un “ma” per ogni soluzione, non vuoi risolvere nulla. Io voglio un “ma” a ogni problema.
Ho imparato che il mondo non è tutto rose e fiori, ma che possiamo arare un campo e piantarli.
Ogni Paese è stato arato con sudore a seguito di guerre, c’è chi ama il proprio con animo patriottico e chi con spirito nazionalista, tolti coloro che non amano la propria residenza.
L’amore non ha limiti e confini. Può renderti debole e passivo (buonista) o egoista e spietato (...). Chi progetta il futuro necessita di prevederlo, le nazioni non apprezzano, temono il cambiamento, sarà perché scaturito dal rapporto causa effetto spesso imposto da potenze maggiori.
Dimenticando che, con l’aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche, solamente l’utilizzo etico e intelligente del denaro e delle azioni potrà portare equilibrio al sistema. Le leggi vanno rispettate. Se imposte da tiranni, riscritte. Gli uomini in mare aperto vanno salvati e i clandestini sanzionati in base al trattato di Schengen, ciò non potrà comunque estirpare il problema alla radice.
“Tutta la fauna si sposta se c’è tempo avverso prendendo un diverso sentiero”. Il tempo avverso rappresenta la spremitura dell’Occidente sul Terzo mondo e non di certo un fattore climatico.
Il dado è tratto e i conti non fatti.
Ricevuto in redazione il 27 Giugno 2018
Dedicheremmo (a Salvini) Mai come voi, la nostra prima canzone, scritta nel 1994.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Se la società occidentale ha un futuro, ciò che vi sta accadendo oggi apparirà ripugnante così come oggi a noi appare ripugnante la schiavitù. E se non ce l’ha, allora la sua fine è questa, è arrivata.
Ricevuto in redazione il 26 Giugno 2018
Se Salvini fa la sua (pessima) politica, la domanda è cosa fanno gli altri. Se si pensa di fermare un governo, devastante per diritti sociali e civili, con carte da bollo e avvocati, allora stiamo freschi. Finché giornalisti o intellettuali scrivono lettere e fanno dichiarazioni poco utili siamo nella norma, ma se i politici vanno dagli avvocati anziché organizzare l’opposizione, allora mi chiedo dove vivano.
Osservo con preoccupazione la frustrazione di tanti militanti della ex sinistra che li porta a dire cose immonde nei confronti degli elettori, additandoli come ignoranti, analfabeti. Anche se fosse, quale automatismo ci sarebbe tra non aver studiato e aver votato per i Cinquestelle? Credo che questa idea balorda sia il segno di un involontario (quindi ancor più colpevole) classismo di troppe persone che si ritengono di sinistra, ma sono solo inette e frustrate.
La sparata contro Saviano è allarmante perché è un chiaro favore alle mafie e un ignobile ricatto nei confronti di un uomo minacciato di morte.
La mia spiegazione è questa: Salvini ha preso il potere per uscire dall’Euro, nella sua testa non è andato al governo come si fa nelle democrazie cosiddette liberali, quindi è disposto a tutto per ottenere questo risultato, anche a mentire su questioni di rilevanza mondiale, come un’invasione che non c’è. I suoi alleati hanno fatto la medesima cosa ma con meno energia, per questo appaiono come gregari, se non a lui sottoposti. Salvini ha un solo merito: la sua accozzaglia di idee rende manifesta la necessità di un’opposizione seria che rivendichi tutti i diritti conquistati e ne conquisti di nuovi. In questo momento non possiamo fare affidamento su nessun partito, è necessario restituire vitalità ai movimenti fagocitati dal grillismo e addormentati dalla ex sinistra imbelle che ci ha condotto in questo pantano. Ciascuno dovrà lottare. Se non lo farà, sarà complice di questa barbarie. Abbiamo dalla nostra la gioia e la felicità verso il futuro, da contrapporre al cupio dissolvi delle idee retrograde di chi ci governa, non è poco.
Ricevuto in redazione il 22 Giugno 2018
Mo’ in tv è tutta un’infografica sull’Italia che accoglie meno di altri Paesi, sulla percentuale di migranti per abitanti che in realtà è bassissima. Se iniziavate a dirlo prima invece di fargli fare 5 anni di palinsesti pieni di mostri senza contraddittorio, forse mo’ stavamo mejo.
Postato il 13 Giugno 2018