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Aldo Nove contro tutti: «Siamo in una dittatura, e se dissenti ti fanno il TSO»

Se c’è un artista difficile da intervistare, quello è Aldo Nove. Con noi l'ha dimostrato dicendosi "catto-comunista ma anche tradizionalista", che il Covid "non è la peste" e che Trump è "l’unica "resistenza in questa terza guerra mondiale"

Aldo Nove. Tutte le foto di Dino Ignani

Se c’è un artista difficile da intervistare, quello è Aldo Nove. Insieme ad Aldo Busi e Alberto Arbasino, quest’ultimo scomparso di recente, è considerato uno dei migliori autori contemporanei, e delle storie pazzesche che gli sono capitate durante una adolescenza tanto tragica quanto surreale ha scritto lui stesso. Già ci ha rivelato della morte dei genitori quando aveva 15 anni a poca distanza l’uno dall’altro, il padre sopraffatto da crepacuore per la sofferenza della moglie malata che lo seguirà poco dopo; di quando non sapendo come lenire il dolore, ingurgita litri di alcolici e si mette a vagare per le strade di Viggiù; del maldestro tentativo di togliere la sicura da una bombola a gas che provoca l’incendio della casa che va letteralmente in fumo; del trasferimento in un Patronato di Milano dove capisce di essere a tutti gli effetti un alcolizzato, anche se “a 14 anni lo ero già da 4”. E poi del sesso sfrenato, dell’abuso di droghe e dell’aver provato più volte a farla finita – in un caso intrecciando vecchie cravatte, ma sul punto di annodarle al collo è stato frenato dal pensiero della zia che non lo avrebbe più visto a tavola ad assaporare i sofficini che gli piacciono tanto; in un altro seguendo l’esempio del poeta Georg Trakl che scientificamente aveva calcolato la quantità di cocaina utile ad uccidersi si era procurato la giusta dose di “polvere bianca”, solo che una volta assunta – forse a causa del “taglio” con sostanze eccitanti – invece di spegnersi lentamente gli si era accesa in corpo una libido irrefrenabile fonte di altre peripezie. 

Insomma, avventurarsi su questo terreno sarebbe non solo arduo, quanto inutile. Molto meglio leggersi il libro La vita oscena. E così, forse l’unica chiave possibile con lui è cercare di comprenderlo attraverso le sollecitazioni del presente, di ciò che ci circonda e influenza il nostro modo di agire. In questo “il cannibale” – dall’antologia che lo ha reso famoso negli anni ’90 insieme ad altri giovani scrittori – è un maestro. E infatti non ha mancato di stupire.

Ha denunciato la censura dei giornali e nell’editoria dovuta a “un disegno del Nuovo Ordine Mondiale”, si è dichiarato catto-comunista “ma anche un po’ tradizionalista”, ha contestato le misure restrittive delle libertà definendo il Covid “un moscone virus, una febbre strong ma non la peste”, ha attaccato Vasco Rossi come “perfetta rappresentazione del sistema” e, a sorpresa, ha affermato di considerare Trump l’unica “resistenza in questa terza guerra mondiale” (“Gesto iconico togliersi la mascherina”) oltre ad aver apprezzato l’enciclica del Papa (“Immette senso in questo delirio”). In uscita il 27 ottobre con la biografia di Franco Battiato (Sperling & Kupfer), alla fine ha provato a sfuggire al “TSO che ti fanno se dissenti” nel suo stile grottesco di affrontare ogni situazione: “Aggiungi che ero drogato e appena mi passa l’effetto inneggio a Conte, la Merkel e la Bce”. 

Innanzitutto, visto il periodo, come stai?
Aspetto che arrivi la rivoluzione e che finisca questa dittatura. 

A quale dittatura ti riferisci?
Prende il nome di “Nuovo Ordine Mondiale” e riguarda i problemi sanitari e politici in cui siamo immersi e dove non facciamo altro che calcolare i morti mentre intorno a noi tutto fallisce. Però i suicidi non li conteggia mai nessuno. È una operazione di ingegneria sociale che stanno mettendo in atto per rincoglionire completamente le persone e, inevitabilmente, funziona. Ormai esiste solo una parola nel nostro lessico: Covid. Il resto è cancellato. E mi sono già sbilanciato troppo. Perché in dittatura chi esprime il proprio pensiero lo sai dove va a finire…

Dove?
Per restare in ambito sanitario, ti fanno il TSO. Se riuscissi a ritardarlo sarei più contento. 

Ti senti censurato?
Sono completamente auto censurato e censurato da altri. Infatti, non mi chiama mai nessuno in contesti in cui possa esprimere anche solo il 30% di quello che penso. Sono limitatissimo. E niente, posso solo dire “viva Conte”, “viva Speranza”, “viva Repubblica”, “viva Travaglio”. 

Ho visto che hai scritto su Facebook di essere rimasto sveglio fino alle 4 del mattino per leggere l’ultima enciclica di Papa Bergoglio, che sembri aver apprezzato. 
A me è piaciuta molto. Ho trovato che la sua posizione, che è di un capo di Stato, sia almeno un tentativo di immettere senso in questo delirio. È una buona enciclica, ben costruita. Puntualizza alcune cose essenziali dell’umanesimo, a prescindere dalla fede. A cosa serva concretamente, però, non ne ho la minima idea. 

Sei credente?
Sono catto-comunista! Come disse una volta di me Nicola Porro cercando di offendermi. E sono anche un po’ tradizionalista, basta che riesca a rimanere fuori da questa melma assolutamente insignificante ben rappresentata da quel che resta del Parlamento italiano. 

Tradizionalista? Sai che poi sui social si scatenano gli hater.
Basta dire qualsiasi cosa che non sia totalmente neutra e diventa una polemica. Come Enrico Montesano, che semplicemente ha letto dei passi da George Orwell ed è diventato un mostro. L’attacco nei suoi confronti è incredibile, a uno dei più grandi attori italiani che garbatamente legge 1984 e al quale hanno dato del “negazionista”. Ma andate affanculo tutti quanti!

Faccio un salto indietro di quasi 25 anni, a quella Gioventù cannibale di cui sei stato uno dei protagonisti insieme ad altri giovani scrittori. Cosa rimane di quell’esperienza? 
A metà degli anni ’90 si poteva ancora parlare, non c’era la dittatura di oggi. Vigeva un blando sistema all’italiana di pseudo-democrazia relativa, dove le parole “destra” e “sinistra”, sulle quali ha riflettuto in modo grandioso Giorgio Gaber, avevano ancora un residuo di senso. Quello che è accaduto allora è da “spirito dei tempi”. Abbiamo fotografato qualcosa che stava iniziando a marcire e ora è marcito completamente. 

“Oooohhh, ma sei scemo??!” lo si sente imprecare. “Ma pensa te, stavo attraversando la strada a piedi e uno per poco non mi tira sotto con la macchina”. 

Visto che sono sopravvissuto, stavo dicendo: c’erano tutti i segnali di un certo tipo di degenerazione collettiva. Però, attenzione, la “Gioventù cannibale” non è mai stato un movimento, ma una unione di scrittori che venivano da contesti diversi e si esprimevano con motivazioni diverse. Anche perché “i cannibali” in realtà sono stati frutto di una acuta e lungimirante operazione editoriale di Einaudi. Quel periodo è solo parte della mia produzione, in realtà molto diversificata. 

Però in “Woobinda e altre storie senza lieto fine” sembri anticipare tutto quello che stiamo vivendo oggi e di cui ci lamentiamo come conseguenze della società dei consumi. 
È andata molto peggio di come descritto in Woobinda. Ma un po’ è accaduto anche in quello che descrivevano gli altri, come nei primi testi di Niccolò Ammaniti, di Tiziano Scarpa o di Isabella Santacroce. Era un guardarsi attorno e dire quello che stava succedendo. In quel periodo si intravedeva il nascere di qualcosa che è diventato talmente soverchiante da arrivare ai livelli insostenibili di oggi. Per esempio, davanti a me in questo momento ci sono due persone in macchina con la mascherina. Ma cosa vuol dire? Per questo ho apprezzato l’enciclica di Bergoglio, perché siamo tutti affamati di senso, persino inconsciamente, visto che in giro c’è troppo non senso. 

Oggi ci sono ancora scrittori che si guardano intorno e riescono ad anticipare le evoluzioni future della società? 
Sì, ma non li pubblicano. Siamo in dittatura, ricordi? Col cavolo che ti fanno scrivere liberamente. 

Puoi farmi qualche nome?
No! Non vuol dire che non ci siano, però non voglio tirarli in ballo in questa faccenda. 

Addirittura, facendo i nomi li metteresti in pericolo?
Proprio così. Io tanto ormai sono già sprezzantemente un servo del sistema. Non a caso posso scrivere solo su quotidiani come Avvenire e Il Manifesto, gli unici due giornali che mantengono un residuo, non dico di dissidenza, ma almeno di mancanza di ossessione da leccaggio del culo del potere. Prendi tutti gli altri quotidiani che abbiano un po’ di vendita e confrontali. Eppure, questi servirebbero per promuovere i libri, ma il sistema è così: non c’è possibilità di antagonismo, sennò ti vengono a prendere. 

In passato hai dichiarato che il pericolo non sono più tanto le fake news, quanto le fake life che stiamo vivendo. Tutta colpa dei social? 
L’informazione costruisce la realtà ed è pilotata da interessi. È assurdo che questa ovvietà possa essere considerata chissà cosa. Sono molto più colpito dal termine “negazionista” utilizzato in modo vigliacco. Occhio, che poi a un certo punto si passa dall’altra parte quando si esagera. Come sta facendo quel discutibile figuro di Vasco Rossi, che prima cantava di sesso, droga e rock and roll ed era simbolo di trasgressione e adesso definisce “terrapiattista” o manda affanculo chiunque non la pensi secondo “il sistema”. Mi sembra la rappresentazione perfetta della situazione attuale. Ma non farmi dire altro, che poi gli “imbruttiti” e i paranoici, cioè quelli che considerano Giuseppe Conte un grande politico, mi massacrano. 

Su Vasco, seguendo il tuo ragionamento, viene in mente quel detto: si nasce incendiari e si muore pompieri. Nel suo caso, come te lo spieghi?
Verrebbe da pensare che la situazione è talmente pesante che assumere posizioni “contro” significa condannarsi all’esclusione dal “sistema”. Anche per me non è facile da gestire questa cosa, un certo nome ce l’ho nell’ambiente. Ma se scrivessi puttanate insignificanti su quei giornali lì, starei senz’altro meglio di come sto adesso. Per questo esprimo massimo rispetto per Enrico Ruggeri che ha osato parlare, nonostante le difficoltà di questo particolare momento storico.  L’altro giorno in Tv ho visto che Massimo Cacciari è esploso. C’è un po’ di stanchezza di fronte a tanta follia e sono assolutamente in linea con quello che ha sostenuto: “Sono un animale razionale e vorrei essere trattato in modo razionale”. Basta con le cazzate!

Mi stai descrivendo una situazione alla Matrix. 
Proprio così! Anzi, io la chiamo Matrix 2, perché Matrix 1 è l’apparenza, quello che gli induisti definiscono “velo di Maya”, ma qui ne è stata prodotta ancora un’altra che non ha rapporto con la realtà precedente. Dall’apparenza della realtà, ci siamo discostati di molto attraverso un lavoro di ingegneria civile. Fa riflettere che sia la stessa laurea di Rocco Casalino [portavoce del premier Conte]. Eccola qui la costruzione di un ulteriore Matrix, dove una influenza molto forte come il Covid, ci tengo a precisare non la peste nera ma una influenza strong, sta uccidendo l’economia mondiale e molte più persone, ma indirettamente. Perché muoiono molte più persone di fame, di suicidio, per altre patologie, ma quelle non vengono conteggiate nelle statistiche quotidiane. Di questo non si deve e non si può parlare. Quindi parliamo del magnifico lavoro che in tutta la sua vita ha fatto Franco Battiato, questo si può diffondere. 

Ci arriveremo, ma dopo avermi presentato questo quadro inquietante, devo chiederti per forza se c’è qualcuno che rappresenta una resistenza a questa “dittatura”. 
Difficile, visto che gli adulti hanno già subito il lavaggio del cervello e adesso sono passati a colpire i giovani e li mandano a casa alle 22 perché c’è in giro il “moscone virus”. In questo momento l’unico personaggio al mondo degno del mio rispetto, nonostante ricordi l’orrore di quando venne eletto, è Donald Trump. 

Non dirmi che lo stimi?
Sì sì, lo stimo. È l’unico punto di riferimento mondiale attualmente. Trump che si leva la mascherina, la butta proprio via, e dice: “Adesso scenderei e vi bacerei tutti in bocca”, prima le ragazze naturalmente, crea un momento icona che per me è salvifico. Ho bisogno di sentire dire frasi del genere, perché la salute fisica non può essere l’unico valore al quale fare riferimento. 

Detto da chi è sempre stato considerato un intellettuale di sinistra, credo che ti attirerà parecchi strali. 
Quale sinistra, il PD? È un partito che non possiede assolutamente nessuno dei valori della sinistra. Se vogliamo rimanere nell’ambito della rappresentatività, bisogna riferirsi al Partito Comunista di Marco Rizzo. Se qualcuno mi spiegasse per quale motivo il PD può usare questo termine e addirittura farsene massimo esponente, mi farebbe un piacere. In realtà è soltanto un partito che rappresenta il liberismo estremo. 

E dall’altra parte cosa vedi? 
Lo stesso pastone tipicamente italiano, “o Franza o Spagna, purché se magna”. Non trovo differenze rilevanti tra i due schieramenti, se non puramente di bandiera o scarsamente simboliche. Il giochino è che la sinistra vuole gli immigrati e la desta no. Non vanno oltre a questa assenza di profondità di pensiero. 

Qualche tempo fa sei stato molto critico sui social anche verso il mondo della cultura a cui appartieni, difendendo dagli attacchi il poeta Franco Arminio. 
Quella è un’altra questione e c’è sempre stata e sempre ci sarà: quando hai successo fai rodere il culo a molti. Per esempio, sono amico di Susanna Tamaro, che è una grande scrittrice, ma purtroppo, tra virgolette, gli è andata bene con la pubblicazione di un libro come “Va’ dove ti porta il cuore” che lei stessa considera minore nella sua produzione. È quindi rea di aver venduto un botto di copie in tutto il mondo, per cui ha scatenato una coda di commenti critici che ha un solo nome: invidia. Esiste, dovremmo saperlo. E così, siccome Franco Arminio vende, si scatenano le invidie verso di lui. Ma se vendi non sei mica bravo…

Anche Franco Battiato ha venduto molto, soprattutto dopo la svolta pop. Come mai hai deciso di scriverne la biografia che uscirà il prossimo 27 ottobre? 
Me l’hanno proposto sapendo che da quando ero bambino ho sempre seguito e apprezzato Battiato. Non posso dire di essere suo amico, però è capitato di incontrarci diverse volte e c’è una stima reciproca. Amo Battiamo come musicista e anche per il suo lavoro unico di ricerca che comprende le religioni, le filosofie, le scienze. È un intellettuale con la propensione per il popolare, che ha dato tantissimo all’Italia. Non è classificabile. Considerando i più grandi cantanti italiani del Dopoguerra viene quasi da escluderlo, perché è decisamente di più di un cantante. 

«Franco Battiato è considerato un autore intellettuale. E invece, tu ti vai a fare le analisi dei suoi testi e sono delle min… assolute, citazioni su citazioni e nessuno significato reale. Togli due testi, forse, e il resto…». Lo disse Michela Murgia sollevando un polverone, per poi chiarire che era una provocazione. 
Siamo nel mezzo della Terza guerra mondiale e tu mi chiedi di Michela Murgia? È come se io tirassi fuori che Mina è stonata… sarebbe strumentale. 

Ho cercato di provocarti…
Battiato ha fatto una tale gavetta e si è dedicato con talmente tanta passione che non ho mai sentito serie o significative critiche su una carriera di quasi 50 anni, nonostante gli incredibili alti e bassi. In più, c’è sempre stata da parte sua una totale indifferenza nei confronti del successo. Quando gli è arrivato lo ha gestito, ma non lo ha mai cercato. Credo sia molto amato il “Francone nazionale”. 

L’ultima raccolta pubblicata, che non lo ha visto partecipare in prima persona, ha sollevato alcune ombre che hanno fatto discutere. 
C’erano questioni contrattuali abbastanza blindate e il fratello Michele ha firmato per una cosa che mi sembra dignitosa. Una reinterpretazione dei suoi successi con la Royal Philharmonic Concert Orchestra che contiene un inedito bellissimo. Sfruttamento di cosa? Se c’è una persona che non sta bene ma con degli accordi in essere i parenti li fanno rispettare. Mi sembra un album fatto con estrema dignità. 

In passato hai collaborato con Bugo e lui scrisse persino una canzone, Amore mio infinito, dedicato a un tuo libro. Come hai vissuto “le brutte intenzioni la maleducazione” a Sanremo, che Morgan ha definito un grande gesto artistico? 
Voglio bene a Morgan ma quello che ha fatto è orribile. Se fai la cacca e la metti in un barattolo e dici che è un grande gesto artistico, quella cosa l’ha già fatta Piero Manzoni in un contesto in cui aveva senso. È stato un atto violento, capriccioso, totalmente fuori luogo. Ho sofferto per Cristian [Bugatti in arte Bugo] e lui ci è stato veramente male. Poi quella litania è diventata virale perché basta che ci sia in giro una merda e le mosche arrivano in gran quantità. 

Il tuo rapporto con la musica non nasce certo con la biografia di Franco Battiato, ma hai scritto di De Andrè, di Mia Martini, di Giancarlo Bigazzi, oltre alla raccolta di poesie Covers dove con Raul Montanari e Tiziano Scarpa prendevate spunto da brani rock. Cosa rappresenta per te la musica?
Per me è tutto. Perché ogni cosa nasce costantemente da vibrazioni. Tutto è vibrazione nei mondi in cui viviamo e la musica ne rappresenta la dimostrazione più pura, come diceva Schopenhauer o, per rimanere più vicini a Battiato, come sosteneva Gurdjieff. Non so come mai, da bambino ho provato diverse volte a studiare musica, però mi annoiavano i solfeggi. Nello stesso tempo mi piaceva molto scrivere ed è la direzione che ho preso. Amo tutta la musica, sono molto curioso. Mi piace Sanremo, la musica contemporanea, mi sono sparato ore e ore di Stockhausen e per me Bach è una medicina, mi fa stare bene, però apprezzo anche la musica medievale e il prossimo anno scriverò un libro su Lou Reed. Non vivrei senza e scrivo sempre con la musica accesa. 

Il 27 ottobre, quando uscirà il libro su Battiato, è anche il giorno in morì Lou Reed nel 2013.  
Lou Reed è un trait d’union fra musica e poesia. È stato un grandissimo poeta, peccato che a livello di immagine sia stato soverchiato dalla sua figura post Velvet Underground dei primi anni ’70 dove si è cristallizzata la figura del tossico eroinomane, perché nel suo percorso ci sono tantissime trasformazioni. Infatti, uno dei suoi album migliori si intitola Transformer, prodotto da David Bowie, dove ha una scrittura fantastica. Un grande poeta. 

Sei stato inserito da Edoardo Sanguineti nel suo Atlante del Novecento Italiano e insieme ad Aldo Busi e Alberto Arbasino, scomparso lo scorso marzo, sei considerato tra i migliori scrittori italiani. 
E infatti si è smesso di curarsi di tutti e tre. È il fatto del pensare che non va molto di moda oggi.

Come ci si sente a essere un “classico” in vita?
Mi sento uno di Viggù, nella provincia di Varese, che a un certo punto ha iniziato a scrivere e probabilmente, unito a un po’ di talento, ha avuto la fortuna di trovarsi con i testi giusti nel momento giusto. C’è un’alta percentuale di “culo” anche in scrittura, come in tutte le cose. 

Non come Carmelo Bene al Costanzo Show, che sosteneva l’impossibilità di rivolgergli domande essendo diventato “un classico” di Bompiani. 
Adoro Carmelo Bene, ho anche lavorato con lui curando proprio per la Bompiani la sua versione dei Canti Orfici di Dino Campana. Caratterialmente, però, siamo lontani anni luce. Ma ce ne fossero di Carmelo Bene oggi. Anzi, quanto ci manca.

A livello personale è molto difficile farti delle domande, visto che hai già scritto tutto, o così almeno sembra, nel libro del 2010 La vita oscena. 
Ti posso annunciare che ci sarà anche La vita oscena 2. 

Allora attendiamo, però forse sono emersi più i lati negativi che i positivi della tua prima parte di esistenza. Ma guardando indietro, qual è il ricordo più bello della tua infanzia? 
Mi commuove ricordarlo. Era un infinito pomeriggio estivo. Io ero in campagna, in Sardegna dai miei zii, sommerso nella natura più selvaggia. Poi sono tornato a casa, ho ascoltato Battiato e con i miei genitori siamo andati a mangiare una pizza e c’era un clima di profonda armonia. Di bellezza. 

Non hai figli, per caso ti manca essere genitore? 
Per niente. Ho capito bene come si fanno prendendo informazioni su Google. In questo coincido con Carmelo Bene, cioè prima devo essere genitore di me stesso. Credo sia una responsabilità immensa, la più grande e primaria che ha l’essere umano, il prendersi cura di una creatura che arriva su questo mondo. Non sento di essere ancora pronto. Per ora, poi non si sa mai visto che l’uomo ha il vantaggio di poter fare figli anche in un’età avanzata. 

“Madonna che figa c’è davanti a me…” esclama all’improvviso. “Scusa, non si può dire ‘figa’ perché sono catto-comunista? Allora rettifico: è passato uno splendido esemplare di donna…”. 

Sembra che tu abbia conquistato parecchie donne grazie alle buone letture. 
Parecchie in base a quali parametri? Ho delle propensioni intellettuali e mi è capitato di trovare sintonia con ragazze che le avevano a loro volta. Anche con la più grande figa del pianeta, se fosse completamente lobotomizzata non credo mi piacerebbe passarci del tempo. Piuttosto mi faccio le seghe. 

Poco tempo fa in una intervista la poetessa Patrizia Valduga ha detto di essere totalmente contro il movimento MeToo. Che ne pensi? 
Che io amo Patrizia Valduga. Siccome non è un fatto sessuale, significa che condivido il suo coraggio, il suo spirito libero, anche il suo dolore. La Valduga è una grandissima artista, quindi sta sulle palle agli schiavi. Lei non lo è perché è pazza! Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam. Sai quanti insulti mi sono beccato dalla Valduga? Le ho anche risposto, ma ben venga la libertà! C’è un profondo affetto tra noi, forse caratterialmente ci somigliamo. Ogni tanto dobbiamo mandarci a quel paese. A livello logico è difficile da afferrare, ma è dimostrazione di profonda stima. 

Hai raccontato che in gioventù hai provato a farla finita più volte. Qual è ora il tuo rapporto con la morte? 
Non ci riesco a farmi fuori. Ma partendo da Hume e il suo saggio sull’argomento per passare a certe riflessioni sarcastiche di Sgalambro, il suicidio è nel nostro libero arbitrio. Credo sia un diritto, per questo sono un sostenitore dell’Associazione Luca Coscioni. Non siamo obbligati a stare qua. Quando dicono che per la salute bisogna perdere quote di libertà, forse dimenticano quante persone sono morte per la libertà. Jannacci ironizzava sul “fare una vita da malati per morire sani”. No, qui si tratta di fare una vita da malati per morire post-umani. Da questo punto di vista preferirei andarmene adesso mandando tutti affanculo. Perché dopo essere nato bisogna crepare, forse qualcuno non se n’è accorto. Dovrebbe essere risaputo…

A questo punto mi chiede: “Ma tu vuoi far uscire davvero questa intervista?”. Sì, gli rispondo. “Allora facciamo una cosa, aggiungi una chiosa finale. Chiedimi di nuovo come mi sento”. 

… come ti senti dopo aver avuto la possibilità di non essere censurato? 
Siate clementi, non fatemi ricoverare in psichiatria! Tanto accadrà comunque, ma a mia discolpa ammetto di aver parlato sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. In realtà sono il primo sostenitore di Conte, della Merkel, della Bce e ho il poster di Mario Draghi in camera. Ma siccome mi sono drogato male, probabilmente è in crisi anche il mio spacciatore a causa dell’emergenza Covid, allora ho detto tutte quelle stronzate. Mi hai preso nel momento sbagliato, ma ti assicuro che quando mi passa l’effetto di questa schifezza ritorno saggio e inneggio al PD, il famoso partito di sinistra, apprezzo Biden ed elogio sia la Bce che la Commissione Trilaterale. Ah, non solo, di solito se non ho sei mascherine addosso non vado neanche a pisciare. Ortodossia assoluta! 

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