Un tempo era semplice saggezza popolare: fumare erba aveva effetti positivi, ma anche negativi. Un tipo di marijuana ti faceva rilassare, ma ti rendeva anche capace di mangiare decine di scatole di biscotti; un’altra varietà ti aiutava a calmare l’ansia sociale, ma non saresti stato in grado di mettere insieme una frase di senso compiuto. Oggi, all’alba dell’era della marijuana di design, non è più così.
Alcuni ricercatori, infatti, hanno scoperto che la cannabis è una pianta incredibilmente complicata. Tra i cannabinoidi – i componenti chimici che si legano ai recettori del corpo umano – i più conosciuti sono il THC, che ha effetti stupefacenti, e il CBD, che aiuta a rilassarsi e ad alleviare alcuni tipi di dolore. Ma ci sono anche componenti minori, come il THCV, che abbassa l’appetito, o il CBN, che migliora la qualità del sonno. Di recente, i produttori di cannabis si stanno focalizzando sui terpeni, oli che cambiano la nostra reazione ai cannabinoidi. «Dividiamo la pianta in tutte le sue componenti e la ricostruiamo secondo le nostre necessità», dice Ryan Littman, CEO della compagnia Herbology. «Iniziamo cercando un effetto piuttosto semplice – la fame o il sonno – e andiamo avanti da lì».
Una volta, sviluppare concentrati era pericoloso. «Chi se ne occupava aveva una bacinella e una pipa di PVC, facevano gli oli nel garage», dice Mehran Moghaddam, fondatore dell’azienda Kurvana, specializzata in oli di cannabis. «A volte saltava tutto in aria». Quel primo periodo ha permesso la messa a punto di nuovi macchinari per l’estrazione e per dividere le piante in tutte le diverse componenti. Possono essere smantellate dopo un bagno nell’alcool, oppure con macchine al Co2. Un altro metodo utilizza il butano. Questi concentrati vengono poi trasformati in tinture, compresse e tantissimi altri prodotti.
Tuttavia, l’erba “di design” non si crea solo in laboratorio; si può anche coltivare. Così succede da Flowr, un’azienda canadese che coltiva erba modificata per sconfiggere l’insonnia o la dipendenza da oppiacei. «Abbiamo l’abilità di controllare il processo», dice Caplan. «Possiamo produrre la stessa erba ogni volta che vogliamo». Secondo il Dr. Philippe Henry di VSSL, un’altra azienda canadese che si occupa di cannabis, calmare l’ansia resta uno degli obiettivi principali della ricerca. «Alcune persone provano la cannabis e hanno attacchi di panico», dice. «Quindi si tratta di andare da queste persone e dimostrargli che fumare è ok».
Per i nuovi consumatori, in particolare, i concentrati potrebbero rappresentare una svolta. «Un giorno entrerete in farmacia per acquistare qualcosa per alleviare il dolore, o il doposbronza, e vi ritroverete con Advil, Tylenol e uno dei nostri prodotti», dice Chris Emerson, CEO di Level, un’azienda di San Francisco che offre diverse combinazioni di THC, CBG e altri cannabinoidi, venduti in comode pillole. «Quel giorno sta arrivando».
Oltre a combattere il mal di testa e l’ansia, l’erba 2.0 ha il potenziale per aiutare chi soffre di Alzheimer, diabete e addirittura cancro. «Siamo ancora in fase embrionale, ma con la ricerca riusciremo a coltivare cannabis modificata per combattere sintomi e malattie specifiche», dice il Dr. Lule Oberg, a capo dell’unità medica di Flowr. Oberg è convinto che le qualità antinfiammatorie della marijuana, soprattutto quella rifinita, potrebbero ridurre le crisi epilettiche e aiutare chi soffre di psoriasi. «Molte di queste possibili scoperte sono limitate perché non c’è il metodo giusto per fare i test necessari a concludere gli studi», dice Moghaddam. «Ma nel futuro, sono sicuro, faremo affermazioni più specifiche – supportate dalla scienza».