Emilio Vedova a Palazzo Reale
Ad un secolo dalla nascita di Emilio Vedova, la fondazione Emilio e Annabianca Vedova, con il supporto del comune di Milano, ha realizzato una mostra piena e scenografica sul lavoro del grande maestro veneziano. L’entrata, quasi secondaria rispetto alla sontuosità del palazzo, non prepara assolutamente alla visione in cui a breve ci troveremo. L’esposizione, curata da Germano Celant, è un tripudio di lavori intensi e di grandi dimensioni. Vengono presentate una sessantina di opere, tra cui il celebre ciclo Absurdes Berliner Tagebuch (1964), il ciclo dei Plurimi, le grandi tele e i Dischi, installati a pavimento, degli anni ‘80/’90. Questa selezione racconta anche l’uomo, oltre che l’artista, e quanto la sua visione sociale di contestazione del sistema fosse forte e presente in lui.
Nella prima sala, detta del Piccolo Lucernario, ci troviamo a confronto con tele e sculture che raccontano le radici dell’artista, in cui l’astratto era già presente ma ben più geometrico e definito rispetto a quello per il quale il maestro è più riconosciuto. La sezione principale dell’esposizione, invece, si trova nella magnifica sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Antico teatro, bombardato dagli americani e non sempre visitabile, conserva tutto il fascino decadente dell’antica architettura, e qui tutta l’intensità gestuale dell’artista si rivela. L’allestimento, curato dallo studio Alvisi Kirimoto, è decisamente scenografico e connotativo. Mette in un confronto denso e a stretto contatto le opere con le Cariatidi, quasi a voler simboleggiare una vera e propria lotta, e noi, piccoli spettatori, testimoni dello svolgersi di una vera e propria guerra tra Titani.
Dove: Palazzo Reale, Milano
Quando: Dal 6 dicembre 2019 al 9 febbraio 2020
Beyond Mud And Stones
Pochi giorni fa si è inaugurata una mostra tutta fatta di documenti, libri e fotografie. Racconta di opere lontane, a volte immense e di effimera durata che fin dalla loro nascita rifiutano una collocazione istituzionale come quella dei musei o del mero mercato. Solo grazie a testimonianze video, foto, poster e libri sono potute sopravvivere e arrivare a noi, e qui, alla LOOM gallery sono esposti più di duecento reperti. Perché se esiste un’arte in cui la documentazione risulta più importante che in altre, senza dubbio si tratta della Land Art. Il nome deriva da un film del gallerista Gerry Schum, che documentò le operazioni di un gruppo di artisti, e nel 1969 ne organizzò il lancio tramite una rete televisiva tedesca. Una vera e propria operazione concettuale e pubblicitaria.
La Land Art è un movimento a cui aderirono artisti di tutto il mondo. Le operazioni avevano come fulcro la relazione umana con la Natura. Gli interventi, perlopiù in luoghi impervi e di difficile accesso, nascono per lasciare un segno, creare un dialogo con elementi naturali. Agendo direttamente in spazi incontaminati come deserti, laghi salati e praterie, artisti come Richard Long, Walter De Maria, Robert Smithson, Richard Serra, Hamish Fulton, e gli italiani Antonio Paradiso e Gilberto Zorio, per citarne alcuni, provano a misurarsi con la forza dello spazio e degli elementi naturali come materiali specifici dell’opera. Quello che rimane da vedere è raccolto in archivi, o esposto nelle gallerie o nei musei, proprio quei luoghi da cui gli artisti intendevano prendere le distanze.
Dove: LOOM Gallery, Via Marsala 7, Milano
Quando: Dal 17 Gennaio al 22 Febbraio 2020
F/Q, “Ho steso un lenzuolo per terra”
Un’inedita ricerca letteraria applicata agli ambienti dello storico palazzo di FuturDome, realizzata dal duo F/Q. Ispirati dal racconto Les Chiens di Hervé Guibert, edito nel 1981, i due artisti hanno preparato un’installazione interdisciplinare davvero coinvolgente mantenendo saldo il rapporto con l’opera di ispirazione, ma utilizzando tutta la contemporaneità dei mezzi a disposizione. Adattandosi allo spazio della Project Room offerto loro dopo la residenza – fanno parte del programma A_I_R (Artists In Residence) –, hanno coinvolto gli spettatori in un percorso fatto di dettagli, fotografie ed oggetti, lettere disseminate e continue citazioni fino ad arrivare al lenzuolo disteso, dove si possono leggere parti del romanzo breve che tanto detto’ scandalo alla sua uscita. Infatti l’autore, giornalista e fotografo, inserito nel mondo culturale ed artistico della Parigi degli anni settanta/ottanta, ha utilizzato la scrittura come mezzo biografico e di restituzioni visive chiare come se si guardasse un quadro.
Come nel racconto che venne definito “polisensoriale”, qui si parla di odori, rumori, qualità tattili. Il duo F/Q ha lavorato sul dialogo tra video, suono, installazione e fotografia creando la prima trasposizione simbolica nello spazio del testo. Una breve e intensa mostra immersiva.
Dove: FuturDome, Via Paisiello 6, Milano
Quando: Dal 23 gennaio al 22 febbraio 2020