Dici Marocco e subito pensi a Marrakesh, gettonatissimo cuore vibrante dello Stato, tra le città più seducenti di tutta l’Africa. Vero. Eppure, per scoprire la Way of Life di questo Paese nordafricano bisogna andare a Rabat, la capitale. Già, perché questa sobria città culturale da mezzo milione di anime è una sorpresa continua, dove la storia si intreccia all’ipermodernità.
Parliamo di un luogo davvero speciale, che all’autorevolezza tipica della capitale di un Regno unisce tutte quelle caratteristiche che rendono il Marocco un posto amato dai turisti. Tutto qui è più ovattato, il che non vuol dire meno intenso e coinvolgente. Si ha però il tempo di lasciar decantare ciò che si ammira lungo le strade, mentre il mare accompagna per chilometri e chilometri di costa fino a Casablanca.
Uno scorcio di Rabat. Foto: Germano D’Acquisto
Per arrivare qui, Easy Jet ha istituto un volo diretto da Milano Malpensa, che vola su due frequenze settimanali, il mercoledì e il sabato (si tratta della 67° destinazione dall’aeroporto milanese). La base per dare inizio al tour è il nuovissimo Four Seasons Hotel Rabat at Kasr Al. Ex residenza estiva del Sultano e successivamente ospedale militare, è rinato a nuova vita diventando uno degli hotel di lusso più ambiti di tutta la nazione.
Four Seasons Kasr El Bahr. Foto: press
Dall’aeroporto si arriva qui in poco più di venti minuti. Lungo il percorso, dominato da ampi stradoni sormontati da prati curati come fossero quelli di casa propria, si intravede la silhouette del Grand Théâtre de Rabat, che sorge lungo il fiume Bou Regreg. La struttura, disegnata da Zaha Hadid (è stato uno degli ultimi progetti realizzati dall’archistar), ha forme aerodinamiche ispirate proprio al percorso tortuoso del limitrofo corso d’acqua e rende omaggio alla fluidità della calligrafia araba. Sembra quasi un’onda d’acciaio che si eleva dal paesaggio e si pone come ideale “biglietto da visita” per il visitatore che ha appena messo il piede sul suolo marocchino.
Four Seasons Kasr El Bahr. Foto: press
L’albergo, situato in Av. Brahim Roudani, conta 200 fra camere e suite, alcune delle quali offrono balconi o terrazze con vista sull’Oceano o sui giardini circostanti. Tra le molte chicche spicca la Sultan’s Riad, sontuoso edificio restaurato del XVIII secolo con una piscina privata a sfioro. Capitolo a parte lo merita l’offerta gastronomica: si va da La Brasserie Marie incentrata sulla cucina francese classica, al Verdello che garantisce agli ospiti il meglio dei sapori mediterranei.
Chi invece preferisce un’esperienza più informale a pochi metri dalle piscine all’aperto può scegliere Flamme. Il Noora Lobby Lounge è la meta ideale per il tè pomeridiano, mentre il Bar Atlantique mette in scena la proposta mixologist più all’avanguardia di tutta la città. Non solo. Chi ama spingersi ancora un po’ più in là può immergersi nelle atmosfere di inizio secolo del Cigar Bar: situato nell’edificio più antico del palazzo, è il luogo ideale per la riflessione e offre una selezione di sigari, cognac e whisky pregiati.
Verrebbe quasi voglia di non muoversi più da qui, ma sarebbe un peccato. Perché a poche centinaia di metri dall’albergo le meraviglie non si contano, a partire dalla Torre di Hassan, minareto incompiuto che veglia sulla città da oltre otto secoli. Alla sua base si trovano una spianata e il mausoleo di Mohamed V. Questo monumento non è solo un luogo di sepoltura, ma un inno all’arte arabo-islamica scolpito in onice bianca e ornato di marmi, intonaco e legno finemente intagliato.
Foto: Hamza Nouasria
Le perle che decorano le strade e le piazze di Rabat sono ovunque. Come la Kasbah des Oudayas, città degli andalusi espulsi dalla Spagna da Filippo III dalle tipiche strade bluastre simili a quelle di Chefchaouen. Il quartiere fortificato è posto su uno sperone roccioso, anche se la sua maestosa silhouette è ammorbidita dai numerosi giardini. Giusto il tempo di un tè alla menta sulla terrazza del Café Maure, da sempre appollaiato ai margini della cittadella, e poi si possono raggiungere le mura della Chellah, una necropoli dell’epoca dei Merinidi. Il sito, situato nella zona nord della capitale, è la prova della più antica presenza umana nel delta del fiume Bou Regreg, lungo le cui rive Fenici e Cartaginesi stanziarono diverse basi. Attraversare questo luogo è come entrare in un altro mondo. Si cammina tra antiche vestigia, circondati dai giardini e da maestose cicogne.
Altro must è la vecchia Medina, che si sviluppa attraverso le sue stradine strette, le mura fortificate, la Kasbah e i souk. Ci si muove senza troppo stress, nessun commerciante appare invadente, anzi. Si ha il tempo di ammirare ogni tipo di offerta, tra cui prodotti artigianali locali come tappeti (soprattutto nella rue des Consuls), gioielli, pantofole tradizionali (che qui chiamano babouches) e mobili. All’ingresso del mercato, proprio sul lato del mare c’è anche un atelier in cui si restaurano antichi portali in legno. Uno spazio piuttosto consistente se lo ritaglia poi lo street food. Dalle ostriche alle sardine, dai datteri ripieni fino ai chabakia, i tipici biscotti marocchini con mandorle, semi di sesamo e miele.
Chi però preferisce optare per un pranzo più istituzionale può fare riferimento al Royal Golf Dar Es Salam, tempio degli amanti del golf. Immerso nel cuore di una foresta di querce da sughero e a circa mezz’ora di macchina dal centro, ha al suo interno il ClubHouse Robuchon: un paradiso gourmet con menu firmato da Stéphane Coco, discepolo dello chef più stellato al mondo, Joël Robuchon. Si spazia tra insalate, panini, quiche, anche se il piatto più gettonato di tutti è l’hamburger di manzo Joël Robuchon, vero trionfo di gusto.
Dar Essalam Golf. Foto: press
Altro ristorante di influenze transalpine è il Ty Potes. Ambientato in una casa anni ’30 a una manciata di passi dalla cattedrale Art Déco di San Pietro, sfoggia galette salate, crêpes dolci, salumi e formaggi, la fonduta sabauda ma soprattutto le ostriche di Dakhla, che giungono qui dall’estremo sud-ovest del Marocco. Il giardino è il luogo ideale per degustare tutto questo bendiddio, ma occorre prenotare per tempo.
Rabat è anche una moderna capitale eco-responsabile, che dà un posto d’onore agli spazi verdi: dal Jardin d’Essais Botanique ai Giardini Esotici di Bouknadel, situati a pochi chilometri dalla città. Moderna è anche l’offerta musicale, rappresentata dal frequentatissimo festival Mawazine Rythmes du Monde, che finalmente torna a fine giugno dopo una pausa di tre anni. Creato nel 2001 sotto l’Alto Patronato di Sua Maestà il Re Mohammed VI, riunisce fra Rabat e Salé i grandi nomi della musica araba, africana e internazionale (come David Guetta, Rihanna e Maluma).
Jardin d’Essais. Foto: Germano D’Acquisto
Per chi invece ha la passione dell’arte contemporanea può far riferimento a Jidar, coloratissima manifestazione annuale dedicata alla street art. Organizzata dal gruppo “Le Boulevard”, coinvolge artisti da tutto il mondo, che tutti i mesi di aprile realizzano murales in ogni angolo della capitale trasformando i vicoli, i quartieri e le strade in una sorta di studio sperimentale all’aperto per l’arte urbana globale.
Altro must in fatto di creatività è il il Mohammed VI Museum of Modern & Contemporary Art, la cui collezione permanente mette in scena i lavori di oltre 200 artisti marocchini, tra cui il fotografo Hassan Hajjaj, noto per i suoi ritratti di ispirazione pop, e Mohamed Melehi, conosciuto per i suoi murales in technicolor. Non mancano nemmeno le mostre temporanee, come quella allestita fino al 3 marzo e intitolata “Cobra: Un serpent à multiples têtes”.
Musée Mohammed. Foto: Germano D’Acquisto
Insomma, Rabat è un po’ tutto questo. Un luogo aperto al mondo, dove le influenze islamiche si intrecciano con quelle del Vecchio continente. A volte le strade della città, iscritta dal 2012 nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, sembrano scorci di Parigi o Bruxelles. «Il Marocco», diceva Hassan II, che ha governato questa terra dal 1961 al 1999, «è un albero le cui radici affondano in Africa, e che respira attraverso le foglie in Europa». Impossibile dargli torto: non siamo mai stati così vicini…