Storie Restituite: i documenti della persecuzione contro gli ebrei in una mostra | Rolling Stone Italia
Arte

Storie Restituite: i documenti della persecuzione contro gli ebrei in una mostra

Dopo una lunga ricerca tra gli archivi dei beni confiscati agli ebrei, la mostra esposta alle Gallerie d'Italia è come un deposito di memoria, e racconta la storia delle conseguenze delle leggi razziali da un nuovo punto di vista

Storie Restituite: i documenti della persecuzione contro gli ebrei in una mostra

Foto: Duilio Piaggesi

Lunedì 27 gennaio 2020 ricorre il 75° Giorno della Memoria. Memoria internazionale delle vittime dell’Olocausto, dell’abbattimento dei cancelli dei campi di concentramento di Auschwitz, della fine della persecuzione del popolo ebraico, ma soprattutto la promulgazione della legge che nel 2000 istituì lo Stato italiano in commemorazione non soltanto della Shoah, ma anche a memoria delle infauste leggi razziali approvate sotto il fascismo; di tutti gli italiani ebrei, e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati; di tutti coloro che si sono opposti alla folle visione voluta dai nazisti e sostenuta in Italia dai fascisti, di chi ha combattuto a costo della sua stessa vita. Come dice la stessa legge, “affinché simili eventi non possano mai più accadere”, difatti, il giorno della memoria, non è un omaggio alle vittime, ma un riconoscimento pubblico e collettivo di un fatto di cui l’Europa è stata capace, e a cui l’Italia ha attivamente collaborato. E perché questo non accada più, è giusto ricordare per non dimenticare.

Piazza Duomo negli anni ’30 in una fotografia dell’archivio

Pochi giorni fa è stata inaugurata una mostra a cura di Barbara Costa (responsabile archivio storico di Intesa San Paolo) e Carla Cioglia nelle sale del primo piano di Palazzo Anguissola, dove, dopo una ricerca biennale di riordino e inventario, sono fruibili i documenti degli archivi Egeli a cui le leggi razziali del 1938 diedero vita. Tali archivi furono creati per appropriarsi di patrimoni altrui: lo Stato fissò un limite oltre al quale le famiglie ebraiche non potevano possedere, cosi da poter confiscare beni e proprietà private. Le eccedenze vennero incamerate dallo Stato attraverso un ente di nuova formazione, l’Egeli (Ente gestione e liquidazione immobiliare) che affidò la gestione agli istituti di credito fondiario, in Lombardia alla Cariplo. La situazione si aggravò quando, il 30 novembre 1943, venne decretato l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei italiani e stranieri con l’immediato sequestro di tutti i loro beni mobili e immobili. Ecco cosi nascere i fondi Egeli.

L’archivio è costituito da 300 faldoni custoditi nei sotterranei delle Gallerie d’Italia di Intesa san Paolo in Piazza della Scala, dove oggi possiamo consultarne una buona parte per ritrovare inventari di vita quotidiana, frammenti, e toccanti storie che devono appartenere ad ognuno di noi. La mostra infatti mette in luce sei racconti di vita, tra gli oltre 1.500 fascicoli nominativi, per restituire parte del racconto umano e frammenti di memoria nazionale. C’è la vita di Eugenio Colorni, filosofo e antifascista, che durante il periodo di confino elaborò con Ernesto Rossi e Artiero Spinelli il Manifesto di Ventotene per un’Europa libera e unita; Rinaldo Jona dipendente della Comit e tesserato fascista; Aurelia Josz, donna illuminata e fondatrice della prima Scuola pratica agricola femminile a Monza, che rifiutò la tessera e venne successivamente deportata a Fossoli e poi ad Auschwitz, dove verrà uccisa il giorno dopo il suo arrivo; Gino Emanuele Neppi, medico che fondò un ambulatorio per ebrei e continuò la sua attività anche da casa finché non fu incarcerato e deportato; Piero e Alfredo Sonnino, proprietari di una ditta di coperte di lana, la quale verrà confiscata e saccheggiata dai tedeschi; Schulim Vogelmann, tipografo presso la Giuntina e inserito poi nella famosa lista di Schindler.

Ricerche in Stazione Centrale

Pezzi di umanità qui raccolti per cercare di dare un volto alla storia e per provare a restituire dignità e beni. Importante anche il lavoro del direttore della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) Gadi Luzzatto Voghera, che racconta del lavoro della fondazione come di un deposito di memorie, e, finalmente, di una restituzione di una dimensione umana. Un anniversario che in maniera forte più che mai va commemorato e rispettato, perché “capire è impossibile, conoscere è necessario”. (Primo Levi)

STORIE RESTITUITE. I documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo
Dove: Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Milano
Quando: 23 gennaio – 23 febbraio 2020