Susan Sontag, scrittrice e autrice di quello che è probabilmente il più importante e conosciuto saggio sulla fotografia, diceva che la conseguenza più grandiosa di questa arte è che ci dà la sensazione di poter avere in testa il mondo intero, come antologia di immagini. Credo più che mai che sia proprio questo il senso della fotografia visitando la bellissima mostra di Hiroshi Sugimoto (giapponese classe 1948) che ha aperto i battenti alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.
Non so se possiamo definire Sugimoto un testimone della contemporaneità: fin dagli anni ’70 la sua fotografia tende più a essere un’analisi del rapporto tra il tempo e lo spazio che un reportage. È una vita che fotografa le sale cinematografiche e le sue opere ci hanno raccontato l’evoluzione sociale del cinema, che da strumento di progresso culturale è diventato sempre più un fenomeno di massa, con tutto ciò che ne consegue.
Quelli in mostra a Torino sono scatti realizzati in molti teatri italiani: il Teatro dei Rinnovati e quello dei Rozzi a Siena, il Teatro Scientifico del Bibiena a Mantova, il Comunale a Ferrara, il Teatro Olimpico a Vicenza, Villa Mazzacorati a Bologna, il Goldoni a Bagnacavallo, il Comunale Masini a Faenza, il Teatro all’Antica a Sabbioneta, il Teatro Sociale a Bergamo, il Farnese a Parma, il Carignano a Torino.
Sono i luoghi della memoria per eccellenza, dove l’esperienza collettiva si moltiplica ed esplode nei ricordi individuali grazie alle immagini di Sugimoto. D’altronde, la fotografia non ha morale e ammirarla non è come assistere a un film o leggere un libro, dov’è l’autore a raccontare la propria storia con un inizio e una fine ben precisi. Nella fotografia è lo spettatore a dover scrivere la propria storia: Sugimoto, in particolare, si spoglia di ogni responsabilità e lascia che sia chi guarda a decidere quale visione abbracciare.
Le Notti Bianche – questo il nome dell’esposizione curata da Filippo Maggia e Irene Calderoni – è composta da 20 fotografie inedite allestite con la consueta eleganza della Fondazione Sandretto, che ha dimostrato in questi anni di essere la più autorevole voce che dall’Italia guarda verso il panorama internazionale dell’arte contemporanea.
C’è tempo fino al primo ottobre per visitare la mostra: approfitteremo di questi mesi per svelarvi qualche segreto. Un piccolo consiglio: seguite i social della Fondazione Sandretto, perché sono gestiti da uno psicopatico che si crede il maestro Yoda. Nel mondo dell’arte (e non solo) questa ironia spinta e raffinata sta facendo scuola.
Hiroshi Sugimoto
Le Notti Bianche
A cura di Filippo Maggia e Irene Calderoni
16 maggio – 1 ottobre 2017
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino