Domani debutterà in edicola il primo numero di Repubblica firmato da Carlo Verdelli, il nuovo direttore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari nel 1976. Verdelli ha sostituito Mario Calabresi, congedato dall’azienda due settimane fa. Calabresi ha pubblicato alcune ore fa una lettera per spiegare ai lettori le ragioni del suo addio: «Non ci sono retroscena particolari in questo passaggio, motivazioni nascoste e oscure, e nemmeno un crollo nelle edicole e nei numeri digitali, ma idee diverse sull’organizzazione del giornale, le priorità e le linee di sviluppo», ha scritto. «Quando tra l’editore e il direttore viene meno la sintonia, si chiude un ciclo».
Nonostante non sia un volto particolarmente noto all’opinione pubblica, probabilmente a causa della sua natura schiva e poco incline alla spettacolarizzazione televisiva, Verdelli è uno dei giornalisti “della carta” più stimati di tutto il settore, e nel corso degli anni è stato vicino anche al mondo Rolling Stone. Milanese classe ’57, inizia la sua carriera proprio nel quotidiano che ora si trova a dirigere, e con cui ha collaborato saltuariamente dal 2013 al 2015, quando il direttore era Ezio Mauro. Dopo gli esordi su Repubblica, ha lavorato per le riviste di Mondadori Duepiù e PanoramaMese, poi è passato a Epoca e al Corriere della Sera, dove ha ricoperto la carica di vicedirettore per sette anni. Nel 2004 passa a Vanity Fair, e due anni dopo diventa direttore della Gazzetta dello Sport, con cui stabilirà il record assoluto italiano di vendite di un quotidiano – il 10 luglio 2006, trainato dalla vittoria della nostra nazionale ai Mondiali in Germania.
Dopo tre anni finisce la mia direzione di Repubblica. Lo hanno deciso gli editori. Ho l’orgoglio di lasciare un giornale che ha ritrovato un’identità e ha un’idea chiara del mondo. I lettori lo hanno capito, la discesa delle copie si è dimezzata: era al 14 ora è sotto il 7. (1/1)
— mario calabresi (@mariocalabresi) 5 febbraio 2019
Dopo l’esperienza alla Gazzetta, Verdelli rientra in Condé Nast e torna a collaborare con Repubblica. Poi, nel 2015, accetta l’incarico di direttore editoriale per l’informazione della RAI, carica da cui si dimetterà già nel 2017, quando il cda dell’azienda boccia il suo piano di ristrutturazione dell’offerta informativa. Adesso, forte della sua esperienza decennale nel mondo del giornalismo cartaceo, è chiamato a rilanciare uno dei quotidiani più importanti del paese in un momento storico di grande complessità.