È una delle conseguenze del Covid più sottovalutate, eppure i suoi effetti sono duraturi e impattanti. La perdita dell’olfatto dovuta al virus, per 10 persone su 100, permane anche oltre i sei mesi dopo la guarigione, e comporta grandi sforzi di adattamento.
I ricercatori della Northumbria University hanno voluto approfondire il discorso, e hanno cercato di capire che cosa vuol dire vivere con problemi di olfatto e gusto a lungo termine parlando con 9mila volontari che hanno patito questo cambiamento sensoriale.
L’adesione è stata molto partecipata: “Le persone volevano davvero che le loro esperienze fossero ascoltate. Con il consenso dei partecipanti, abbiamo iniziato ad analizzare le loro risposte”, hanno spiegato gli autori della ricerca, Vincent Deary e Duika Burges Watson, su The Conversation. ”Abbiamo esaminato ogni tema che abbiamo rilevato e abbiamo convinto i volontari a commentare il nostro documento di ricerca, prima di completarlo. Volevamo essere sicuri di raccontare correttamente le loro storie. Ecco cosa abbiamo scoperto”.
Intanto, la perdita dell’olfatto influenza anche il sapore del cibo. L’anosmia è la perdita totale dell’olfatto. La parosmia, invece, è l’alterazione dei normali odori, che di solito diventano sgradevoli. Il gusto è quello che viene captato dai recettori che si trovano sulla lingua e il sapore è l’esperienza sensoriale totale del cibo: sono coinvolti anche gli altri sensi, ma l’olfatto contribuisce più di tutti. Quindi, anche se il gusto funziona bene, la perdita dell’olfatto condizionerà comunque il sapore.
Dopo il Covid, per qualcuno la perdita dell’olfatto è stata improvvisa e totale: “Dal 100% allo 0% in un paio d’ore”, hanno riferito alcuni. “Nessun odore, niente”. “Come se il naso si fosse spento”. Per altri, l’esperienza è stata meno assoluta: l’anosmia è diventata parosmia, e il cibo che fino al giorno prima era gradevole diventava disgustoso.
La perdita del senso dell’olfatto era diversa da caso a caso. E anche le reazioni a questa nuova condizione lo sono state: se qualcuno ha cominciato ad avere difficoltà a mangiare e ha perso molto peso, altri (meno, ovviamente) sono addirittura ingrassati, perché “rincorrevano il sapore” che avevano perso e non riuscivano mai a soddisfare il gusto.
Ma l’olfatto non serve solo per apprezzare il cibo. “C’erano molti post in cui le persone descrivevano un senso di solitudine per non essere più in grado di annusare il proprio partner o i propri figli. Finché non se ne va, non ti rendi conto di quanto sia importante l’odore per l’intimità”, scrivono gli autori. È andata ancora peggio alle persone che hanno sperimentato la parosmia: “Il suo odore naturale me lo faceva desiderare. Ora mi fa vomitare”, ha riferito una volontaria. Privati dell’olfatto, ci si può sentire isolati dal mondo. La parosmia forse è ancora peggio, perché quando gli odori ordinari diventano disgustosi, il mondo può sembrare confuso e pericoloso.
Per la maggior parte delle persone, per fortuna, si è trattato di una sensazione temporanea. Alcuni hanno velocizzato il recupero sensoriale con l’allenamento dell’olfatto che, secondo diverse prove, può essere molto utile. Ma altri, a distanza di mesi, stanno ancora aspettando di poter tornare a sentire gli odori del mondo.