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Come creare, riconoscere e cancellare i falsi ricordi

Quante volte vi è capitato di ricordare qualcosa che non è mai accaduto? Un nuovo studio ha scoperto che è possibile creare (e cancellare) falsi ricordi

Foto via Unsplash

Tuo padre insiste: “Non ho mai fumato”. A te sembrava di averlo visto spesso con una sigaretta fra le labbra, quando eri bambino, ma, se ci pensi bene, probabilmente ti sbagli: quell’immagine del papà fumatore, d’altra parte, è diventata sempre più sfocata con il passare del tempo.

E invece potresti avere ragione tu, perché la memoria umana non è performante come si potrebbe credere: con il tempo, il ricordo di quello che è accaduto anni o decenni prima diventa confuso e sempre meno ricco di dettagli. La fallibilità della nostra memoria porta spesso a creare ricordi falsi, che però sembrano autentici.

Questo meccanismo è stato studiato da un team dell’Università di Portsmouth, che ha dimostrato che è possibile sia costruire falsi ricordi che invertire quel processo (senza danneggiare i ricordi reali). Lo ha fatto soprattutto perché questi risultati potrebbero tornare utili alle forze dell’ordine e in tribunale: un ricordo falso, in un processo penale, può far finire in prigione un innocente, come lasciare a piede libero una persona pericolosa.

“Ricordare o anche solo credere di ricordare qualcosa che non è mai accaduto può avere gravi conseguenze”, spiega Hartmut Blank, coautore dello studio – pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences – in un comunicato. “Negli interrogatori della polizia o nei procedimenti legali, ad esempio, può portare a false confessioni o false accuse. In questo studio, abbiamo fatto un passo importante, identificando tecniche di intervista che possono consentire alle persone di individuare e ritrattare i loro falsi ricordi”.

Per farlo, il team ha coinvolto un gruppo formato da 52 volontari e dai loro genitori. Le madri e i padri, seguendo le istruzioni dei ricercatori, hanno raccontato ai loro figli due vicende di quando erano bambini, completamente false ma assolutamente credibili, poi due ricordi veri della loro infanzia. I genitori hanno provato a convincere i figli che tutte e quattro le vicende fossero reali, anche se due non lo erano.

Ogni figlio partecipante ha dovuto “ricordare” tutti e quattro i fatti in modo molto dettagliato, nel corso di più colloqui. Al terzo colloquio, la maggior parte dei partecipanti si era già convinta che i falsi ricordi fossero reali.

Ma ci sono alcuni modi per tornare a distinguere quello che è successo davvero dalla fantasia. I ricercatori hanno messo a punto due strategie per cancellare i ricordi falsi (o, perlomeno, per aiutare i volontari a riconoscerli): un è fondata sull’individuazione della fonte delle memorie e l’altra sulla consapevolezza della possibilità di essere indotti a creare ricordi falsi.

La prima consiste nello spiegare alle persone che i ricordi non sono sempre basati sulle esperienze, ma possono anche scaturire da una fotografia o dal racconto di un familiare: il team ha quindi chiesto ai partecipanti quale fosse la “fonte” di ognuno dei ricordi.

La seconda strategia consiste nel rendere consapevoli i partecipanti del fatto che i falsi ricordi possono facilmente venire congegnati dalla mente, quando una persona viene ripetutamente incoraggiata a ricordare qualcosa che apparentemente le è successo. A quel punto, i volontari hanno “rivisitato” ciascuno dei quattro ricordi ancora una volta, e solo allora si sono resi conto che alcuni dei fatti che i loro genitori avevano raccontato loro erano falsi.

“Aumentando la consapevolezza dei partecipanti sulla possibilità di costruire finte memorie, esortandoli a riflettere criticamente sui propri ricordi e rafforzando la loro fiducia nella propria prospettiva, siamo stati in grado di ridurre significativamente i loro falsi ricordi”, ha aggiunto Blank. “Inoltre, e soprattutto, questa consapevolezza non ha influito sulla loro capacità di ricordare eventi veri. Abbiamo progettato le nostre tecniche in modo che possano essere applicate alle situazioni del mondo reale. Consentendo alle persone di rimanere più vicine alla propria verità, piuttosto che fare affidamento su altre fonti, abbiamo dimostrato che potevamo aiutarle a capire ciò che potrebbe essere falso o ricordato male”.

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