Ieri nel tardo pomeriggio una violenta esplosione ha sconvolto Beirut, la capitale del Libano, con una potenza tale da distruggere completametne la zona del porto, causare enormi danni in tutta la città e provocare un terremoto di magnitudo 3,5 che si è sentito fino a Cipro, a 200 km di distanza.
Secondo fonti dei servizi di sicurezza libanesi citate da Reuters, l’esplosione sarebbe stata causata da un incendio durante i lavori di saldature in un magazzino che conteneva 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio – una sostanza chimica usata come fertilizzante, ma anche per fabbricare esplosivi artigianali. Il presidente del Libano Michel Aoun ha detto che la sostanza era stata sequestata dalle autorità libanesi sei anni fa da allora era stata lasciata nel porto senza le opportune misure di sicurezza.
Prima dell’esplosione, per diversi minuti dalla zona del porto si era alzata una grossa colonna di fumo e diversi testimoni hanno riferito anche di una nuvola di fumo arancione, tipica delle esplosioni che coinvolgono nitrati. L’ipotesi iniziale secondo cui a scatenare l’esplosione del magazzino sarebbe stata una precedente esplosione in un magazzino di fuochi d’artificio non è al momento confermata dalle autorità, anche se viene riportata dai media locali.
Non è ancora possibile fare un bilancio: per il momento ci sono moltissimi dispersi e
si parla di decine se non di un centinaio di morti e migliaia di feriti. Tra le vittime ci sarebbe anche Nazar Nazarjan, il segretario generale del Partito Falangista, storico partito della destra cristiana libanese.
Quello che si può fare è una valutazione dei danni dell’esplosione, che sono enormi e coinvolgono tutta la città. L’onda d’urto ha fatto esplodere i vetri delle finestre anche a chilometri di distanza, tutti i quartieri della zona del porto sono rimasti senza elettricità e diversi ospedali sono stati pesantemente danneggiati. Secondo molti testimoni si tratta di qualcosa di peggio dei danni fatti dai combattimenti durante la guerra civile libanese, e di qualcosa di ben di peggio di quella che fino a ieri era l’esplosione più famosa nella storia del Libano – quella dell’autobomba con cui era stato ucciso nel 2005 l’allora primo ministro Rafiq Hariri.
Anche se il governo libanese ha parlato fin da subito di un incidente causato dal nitrato d’ammonio, le dimensioni dell’esplosione hanno fatto sì che naturalmente circolassero fin da subito diverse altre versioni: c’è chi parlava di un raid israeliano contro un deposito di armi di Hezbollah (che ha smentito). Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato la notizia parlando di un “attacco”, per poi
essere contraddetto dal suo stesso dipartimento della Difesa.
Nonostante il governo libanese abbia parlato espressamente dell’ipotesi che l’esplosione sia avvenuta in un deposito di nitrato di ammonio, nelle ultime ore sono circolate diverse teorie alternative. Alcuni hanno citato per esempio le recenti tensioni tra Israele ed Hezbollah, gruppo islamista sciita radicale che opera per lo più nel sud del Libano, e ipotizzato un attacco di Israele, che però tramite fonti anonime ha smentito (il governo israeliano ha detto che non commenta “notizie straniere” e ha offerto la sua assistenza al Libano tramite intermediari internazionali). Poco dopo l’esplosione, il presidente statunitense Donald Trump ha definito quello che era successo un «attacco», ma è stato poi contraddetto da altri membri del suo governo, tra cui funzionari del dipartimento della Difesa
citati da CNN.