Nonostante quello che potreste aver letto questa settimana, lo Zodiaco Killer – il misterioso serial killer che ha ucciso almeno sei persone in California alla fine degli anni Sessanta – non è stato identificato. O almeno, così la pensa un esperto del caso.
Pochi giorni fa, un team di investigatori che hanno lavorato al caso ha annunciato in un comunicato stampa di aver identificato lo Zodiac Killer in un certo Gary Francis Poste, oggi deceduto. Tra le prove che hanno presentato: le rughe sulla fronte di Poste che coinciderebbero con quelle disegnate in un identikit del killer; il fatto che uno dei famosi messaggi cifrati dello Zodiac Killer può essere decifrato usando come chiave il nome di Poste; la possibilità che Poste abbia ucciso Cheri Jo Bates, una cameriera che si crede (ma non è certo) sia una delle vittime dello Zodiac Killer.
Dopo la conferenza stampa, la rivelazione è stata ripresa da Fox News e si è diffusa velocemente. Ma secondo Tom Voigt, che gestisce il sito ZodiacKiller.com e ha scritto Zodiac Killer: Just the Facts, la notizia dell’identificazione è “completamente falsa” e “una bufala”. Rolling Stone ha parlato con Voigt per farsi spiegare perché la pensa così.
Tu fai ricerca sullo Zodiac Killer da 25 anni. Come ti sei appassionato a questo mistero?
Mio padre era un reporter investigativo negli anni Sessanta. Lavorava per il Los Angeles Herald Examiner, che era il giornale a cui arrivavano le lettere legate al caso Black Dahlia. Quindi sono cresciuto in mezzo alla follia della California di quei tempi, e lo Zodiac Killer ne era una parte.
Ovviamente avrai sentito la notizia dell’identificazione. Cosa ne pensi?
Sì, sul mio sito in questo momento ci sono un milione di utenti. Diciamolo subito: è una cazzata. È una bufala. Non so perché sia stata ripresa dai giornali.
Conosci i Case Breakers, il gruppo di investigatori che si è occupato della ricerca in questione?
Per prima cosa, è divertente che io non abbia mai sentito parlare di questi cosiddetti esperti, pur facendo ricerca sul caso da 25 anni. Non ho mai sentito parlare di loro. E quindi già questo fa pensare. E poi la cosa divertente è che stanno paragonando le rughe sulla fronte. Nessun testimone ha mai detto che lo Zodiac Killer aveva rughe sulla fronte. Quelle che ci sono nell’identikit sono state aggiunte dal disegnatore che lo ha realizzato semplicemente per riempire il disegno. Il disegno corretto, che in teoria dovrebbe somigliare di più al serial killer secondo i testimoni, non ha rughe sulla fronte. Conta che quel disegno è stato cambiato perché i testimoni hanno detto ‘il disegno che avete fatto qualche girono fa non è giusto’. E le rughe sono sparite. Nessun testimone le ha mai descritte.
E cosa pensi del fatto che il nome di Poste funzioni come chiave per decifrare uno dei messaggi del serial killer?
Molte delle cose che scrivono e che dicono non hanno senso. Queste persone, a quanto ho visto, non conoscono proprio le basi del caso dello Zodiac Killer. A quanto ho letto, prendono le loro informazioni da delle discussioni su Facebook. Non leggono, e pensano di sapere tutto del caso. Magari hanno visto il film di Fincher, ma probabilmente neanche quello. Oppure l’hanno visto ma hanno spento a metà.
Secondo te perché Fox News ha ripreso il loro comunicato stampa?
Sarà stato qualche stagista che non ha letto per bene il comunicato stampa, non ha capito che era una cosa fatta per farsi pubblicità e ci ha fatto un articolo. E poi altre persone hanno pensato, ‘l’ha detto la Fox quindi sarà vero’. E quindi hanno cominciato a riprenderlo.
Sul tuo sito c’è una lista di sospettati. Ovviamente ci sono Arthur Lee Allen e Rick Marshall. Persino sulla pagina Wikipedia dello Zodiac Killer c’è una lunga lista di sospettati. Poste è mai finito in una di queste liste? Tu avevi mai sentito parlare di lui?
Non lo chiamerei un sospettato. Non penso che abbia i requisiti per esserlo. Tra l’altro se ha delle rughe o delle cicatrici sulla fronte come dicono quello è un buon motivo per escluderlo dalla lista.
Al centro del loro argomento c’è il fatto che Poste potrebbe aver ucciso Cheri Jo Bates, che è considerata una possibile vittima dello Zodiac Killer. Pensi che Bates sia stata uccisa davvero dallo Zodiac Killer?
Sì. La task force originale che ha seguito il caso nel novembre del 1969, i detective che hanno seguito il caso e la polizia di Riverside, si è riunita e ha concluso, condividendo gli indizi, che Zodiac era il responsabile dell’omicidio. Questo è quello che hanno determinato loro, ed è quello che credo io.
Facciamo un’ipotesi. Mettiamo che questo team di investigatori riesca a collegare Poste all’omicidio di Bates. La conseguenza quale sarebbe? Che Bates non è una vittima dello Zodiac Killer? Oppure che Poste potrebbe essere lo Zodiac Killer?
Per tutte le vittime dello Zodiac Killer c’è sempre la possibilità che siano state uccise da qualcun altro, da qualche mitomane. Diciamo che le accuse contro Poste che hanno presentate sono le più deboli che abbia mai visto essere presentate contro un sospetto in questo caso. Sai, negli anni sono stato contattato da gente che sosteneva sinceramente che lo Zodiac Killer fosse Clint Eastwood, o L. Ron Hubbard, o il giocatore di basket Bill Russell. Erano tutti serissimi. Avevano tutta una lista di indizi secondo cui Bill Russell era lo Zodiac Killer. Ecco, diciamo che io metterei Poste in questa lista con Bill Russell, Clint Eastwood e i sospettati più improbabili.
Se tu dovessi scommettere su un sospetto, chi sarebbe? Chi secondo te è lo Zodiac Killer?
Io dico Richard Gaikowski. Diciamo che se fossi un datore di lavoro che vuole assumere lo Zodiac Killer, lui sarebbe il candidato con il curriculum più impressionante. Ma la realtà è che Allen è il sospettato che non si riesce a eliminare, specialmente ora che sto rileggendo tutte queste vecchie email, queste vecchie segnalazioni e indizi che ho raccolto negli ultimi 25 anni. E molte delle cose che mi sono state dette su di lui sono incredibili. Se non è lui lo Zodiac Killer, potrebbe essere comunque responsabile di alcuni omicidi.
Questo articolo è apparso originariamente su Rolling Stone US