Uno sguardo, un sorriso e un saluto. Così inizia il fumetto Ethel e Ernest, una storia vera di Raymond Briggs (Rizzoli Lizard), senza nessun dialogo che in quel contesto sarebbe stato fuori luogo. Tre semplici gesti che saranno i primi mattoni di una costruzione fantastica e solida che narra la lunga relazione di un uomo e una donna che inizia negli anni Trenta e finisce nei Settanta, in mezzo un delicato equilibrio di scelte (anche sbagliate) che con un progetto preciso porteranno due esseri umani una duratura relazione fatta di sogni, speranze, delusioni e paure.
E il fatto che i protagonisti di questo fumetto siano i genitori dell’autore fa prendere una sfumatura differente e ancor più curiosa e affascinante. Un’operazione simile è stata fatta da Richard Ford con Tra loro che, però, divideva la vita del padre e quella della madre in due capitoli in cui si intersecavano le loro vite. In questo fumetto Raymond Briggs, maestro dell’illustrazione per l’infanzia ma anche di opere più mature diventati cartoni animati con musiche di Roger Waters e David Bowie, riesce a fondere insieme le vite dei suoi genitori utilizzando un disegno estremamente efficace per la storia che tocca temi complessi come l’evoluzione del proletariato e la durezza e complessità della guerra affrontata da civili in Inghilterra.
Un ex cameriera e un lattaio che fisicamente e sentimentalmente costruiscono giorno dopo giorno il loro sogno che non è altro che un’esistenza migliore a quella del giorno prima. Non c’è mai commiserazione per il passato, ma un semplice sguardo al futuro prossimo e all’evoluzione di quello che li circonda che influirà in maniera inequivocabile nella loro quotidianità. Eppure la linea dritta tracciata avrà qualche interruzione, ma proseguirà fino alla realizzazione della loro normalità.
Insieme a tanti tic e convinzioni (soprattutto della madre) che rendono comico e alleggeriscono la narrazione che scorre fluida e senza nessun intento didascalico. Una storia che racconta due esseri normali che vivono un’esistenza unica nella sua evoluzione. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale sono costretti a mandare il loro unico figlio (Briggs, appunto) in campagna dagli zii per non rischiare di perderlo per colpa di una bomba e si costruiscono un rifugio dove riusciranno anche a tentare di vivere normalmente, come se tutto quello che succede non sia che una cornice alla loro relazione con qualche contrato ma con un’idea comune più forte di ogni cosa.
La vita va avanti, nonostante tutto quello che succede. È questo il grosso concetto di Ethel e Ernest, fumetto capace, senza tanti colpi di scena o dialoghi sui massimi sistemi, a essere emozionante, delicato e consistente.