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Abbiamo provato Final Fantasy VII Remake

Quando un remake è molto più di un remake e ti mette di fronte a un capolavoro tutto nuovo e tutto da giocare

A ventitre anni dalla sua prima apparizione, Cloud Strife è pronto a tornare in azione in Final Fantasy VII Remake.

Il set up è ottimo. Un comodo posto dove sedersi. Un televisore tutto per noi. Un paio di cuffie che ci isolano dal rumore esterno. Ignoriamo bellamente un foglio che ci indica tutti i comandi di gioco, per ghermire con una presa ferrea il pad. Le dita tamburellano sui tasti mentre l’introduzione scorre davanti a noi. Osserviamo con attenzione e ascoltiamo con attenzione. Siamo conquistati ancora prima di compiere qualunque tipo di azione. Pochi secondi e i capelloni biondi di Cloud Strife fanno la loro comparsa. Occhi a cuoricino. È tornato Final Fantasy VII.

Il nuovo sistema di combattimento adotta meccaniche action che rendono gli scontri dinamici e intensi senza tralasciare la tattica.

Un remake “particolare”

Come forse saprete già, il Final Fantasy VII che andremo a giocare dal 10 aprile non è lo stesso che abbiamo consumato su PSone nel 1997. Si tratta, giustappunto, di un remake. Una nuova edizione che trasporta di peso la componente narrativa dell’originale all’interno di un contesto moderno. Prende una storia, un’ambientazione, dei personaggi e li sottopone a un’operazione di lifting totale, ammantando un mondo che già era figo di suo nello splendore dell’alta definizione. Ma non solo. In un mercato popolato da riedizioni di (più o meno) capolavori del passato che sembrano il classico “compitino da sei”, Final Fantasy VII rappresenta una piacevolissima eccezione. Non un caso unico, ma di sicuro non la norma. Perché? Semplice, perché Square Enix ha deciso di percorrere una strada differente, proponendo un pacchetto che non si limite alle sole modifiche estetiche, ma che abbraccia anche la parte prettamente ludica. Cambiando, per essere chiari, alcuni elementi cardine della struttura di gioco. Lo sappiamo, sicuramente i fan storici della serie, gli appassionati più intransigenti e “puri”, saranno pronti a una levata di scudi. O, nella migliore delle ipotesi, staranno solo storcendo il naso. Che motivo c’è, staranno pensando, di modificare un titolo che era già un assoluto capolavoro?

Incontrare i personaggi di Final Fantasy VII in una versione in “alta definizione” è un vero piacere. Ah, l’effetto nostalgia.

Domanda lecita, che in effetti è transitata anche nelle nostre menti. Le risposte possono essere molteplici. La più logica e prevedibile è la volontà di essere al passo con i tempi e di svecchiare alcune dinamiche che hanno perso leggermente di smalto con il passare del tempo. Una decisione che, a quanto abbiamo avuto modo di vedere durante un recente evento organizzato da Koch Media a Milano, ha dato i frutti sperati. Il Final Fantasy VII versione 2020 è un titolo che, per quanto sia finito tra le nostre grinfie per un periodo di tempo (pur)troppo limitato, ci ha catturato. Un titolo che ha colto nel segno prima di tutto proprio con una delle sue principali novità: il combat system. Abbiamo preso parte a un susseguirsi di scontri che si sono sviluppati con dinamiche che strizzavano l’occhio (anche qualcosa di più) all’azione, e che ci hanno permesso di muoverci, attaccare e utilizzare le abilità in maniera snella e piuttosto intuitiva. Siamo partiti subito a spron battuto, con un set di opzioni che è riuscito a essere fruibile sin dai primi istanti senza scadere nel banale. L’impressione al termine della nostra prova è che, progredendo nel corso dell’avventura, si arriverà ad avere davvero “tanta ciccia” tra le mani, con scontri che richiederanno sì buoni riflessi, ma anche tanta strategia. Se, anche dopo aver letto queste ultime righe, continuate a non essere convinti della bontà della deriva action del sistema di combattimento, non dovete comunque disperare. Come mai? Semplice, c’è una sorpresa per voi. È infatti selezionabile una variante, denominata “Classica”, che demanda il controllo del personaggio alla CPU e lascia al giocatore la gestione delle abilità attivabili tramite un sistema di menù. Una modalità più strategica, che rimanda per certi versi al passato.

Final Fantasy VII Remake sarà disponibile dal 10 aprile, in esclusiva temporale solo su PS4.

Guardare, ascoltare, stupirsi

Ci vorranno diverse ore di gioco per poter valutare in maniera adeguata tutto quanto ha da offrire Final Fantasy VII Remake. La versione da noi provato proponeva infatti solo la proverbiale punta dell’iceberg di un’avventura che si prospetta mastodontica. O, sempre ammesso che si possa utilizzare un’espressione del genere, metà di mastodontica, considerando che quella che arriverà nei negozi a breve (in esclusiva temporale su PS4, è bene ricordarlo) sarà solamente la prima parte del remake. Pur se accompagnati da tutta una serie di dubbi relativi alle tempistiche del “secondo tempo”, siamo comunque impazienti, ben consapevoli del fatto che ci troveremo di fronte a un mondo da esplorare, da riscoprire (o da scoprire per la prima volta). Che incontreremo personaggi intriganti, carismatici, capaci di conquistare e di emozionare. E che faremo tutto questo con gli occhi sgranati per la bellezza delle ambientazione, e con le orecchie ben aperte, per ascoltare la splendida colonna sonora che sale di tono, cresce di intensità, si ammorbidisce e si attenua a seconda della situazione. Difetti? Volendo cercare il pelo nell’uovo, abbiamo trovato la traduzione in italiano piuttosto scialba, priva di spinta, senza personalità e a tratti eccessivamente banale. Un limite con cui si potrà tranquillamente convivere, soprattutto per chi ha un minimo di dimestichezza con l’inglese.

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