Il fuoco delle polemiche attorno al cosiddetto “caso Blitzchung” non accenna a spegnersi, e mentre Blizzard continua a sospendere e bannare dalle sue piattaforme chiunque faccia riferimento alla questione (ultimi a essere colpiti, i ragazzi che avevano mostrato un cartello contro l’azienda durante l’American Collegiate Hearthstone Championship), la faccenda è arrivata fino alle orecchie dei politici statunitensi.
Alcuni membri del congresso appartenenti a entrambe le camere e a entrambi gli schieramenti hanno preso l’iniziativa indirizzando una lettera aperta al CEO della compagnia, Bobby Kotick, dove esprimono la loro “profonda preoccupazione” nei confronti della decisione, alla luce della crescente pressione che il governo cinese esercita sulle società americane per “reprimere la libera manifestazione del pensiero”. Viene anche fatto notare come l’espulsione di Ng Wai Chung sia in contrasto con i valori di libertà di opinione di cui Blizzard, sulla carta, si fa promotrice e come l’episodio abbia spinto al boicottaggio dell’azienda tanto i videogiocatori quanto alcuni dipendenti della stessa.
Nella chiusura della lettera, i parlamentari sollecitano una presa di posizione piuttosto netta: “Mentre la Cina intensifica la sua campagna di intimidazione, Lei e la sua azienda dovete decidere se andare oltre la logica del profitto e promuovere i valori americani – come la libertà di pensiero e di opinione – oppure cedere alle pretese di Pechino per non compromettere il vostri interessi di mercato. Vi esortiamo nella maniera più assoluta a riconsiderare la vostra decisione riguardo il Sig. Chung. Avete l’opportunità di fare un passo indietro. Vi esortiamo a farlo”.
Parole dure, che arrivano a pochi giorni dall’apertura della Blizzcon 2019 che già si preannuncia turbolenta e a cui tutti adesso guardano come a un momento chiave per lo sviluppo delle politiche future di Blizzard.