Artista: Chi ha fine senso dell’arte ed è aperto al sentimento del bello (Treccani). Viviamo tempi duri per l’artista. Tempi in cui tutti sono convinti di “essere aperti al sentimento del bello”. I casi in cui il pubblico batte indignato i pugni sul tavolo gridando allo scandalo sono sempre più frequenti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla nascita di improbabili petizioni per modificare il design di Sonic nel film dedicato alla mascotte SEGA, per sostituire Brie Larson nel ruolo di Captain Marvel, o perfino per rigirare interamente l’ottava stagione de Il Trono di Spade. In tutti e tre i casi, le richieste sono sostenute da una motivazione molto semplice: alcuni utenti non erano soddisfatti dalle scelte degli autori. Anni di produzione creativa mossa dai freddi numeri hanno generato un pubblico sempre più convinto di essere proprietario delle singole opere e, per questo, di poterle stravolgere a piacimento. Si tratta di un fenomeno pericoloso, che rischia di lasciare un segno indelebile nella produzione artistica dei prossimi anni.
Finali on demand
Le petizioni delle ultime settimane non sono state le prime occasioni in cui il pubblico ha alzato la voce nel tentativo di influenzare l’operato di un autore. Nel 1995, sull’emittente Tokyo Channel venne trasmesso Evangelion, anime realizzato dallo studio Gainax e diretto da Hideaki Anno. Pur non registrando ascolti mostruosi alla prima messa in onda, la serie animata si dimostrò potente e affascinante e convinse un numero sempre maggiore di appassionati grazie al passaparola. La pessima gestione delle tempistiche del progetto, tuttavia, costrinse il team a realizzare gli ultimi due episodi in fretta e furia, con una sceneggiatura rimaneggiata e riciclando bozzetti preparatori e animazioni scartate. In una situazione di evidente difficoltà, l’estro creativo di Anno emerse con prepotenza, dando vita a un finale sperimentale incentrato sull’aspetto psicologico dei personaggi. La cocente delusione manifestata da critica e pubblico dopo la trasmissione degli episodi spinse lo studio Gainax a realizzare una versione riveduta e corretta del finale, affidata a due lungometraggi in cui il regista espresse gli stessi identici concetti, aggiungendo azione, dinamismo e qualche frecciatina a un pubblico a suo dire inadeguato.
Dal consumatore al consumatore
Il caso di Evangelion è stato un vero e proprio Second Impact, un precedente che ha sminuito l’operato degli autori e dato maggior potere al pubblico. Non era certo la prima volta che gli spettatori criticavano un prodotto, ma in quell’occasione il caso assunse una rilevanza nazionale, costringendo l’autore a rimettere mano alla propria opera per sopravvivere alle pressioni della massa. Nel settore dei videogiochi è accaduto lo stesso alla trilogia di Mass Effect prodotta da Electronic Arts, della quale è stata pubblicata una versione estesa dell’epilogo per soddisfare le richieste dei fan. È giusto che all’utente finale venga offerta la possibilità di superare il limite che divide il produttore dal consumatore? Non sta a noi dirlo, ma impedendo agli artisti di dare libero sfogo alla propria creatività pur di soddisfare il maggior numero di persone, il risultato più probabile è l’appiattimento globale nel nome dell’omologazione. Se Nolan avesse ascoltato le lamentele del pubblico e di gran parte del proprio staff, il magistrale Joker di Heath Ledger non avrebbe mai visto la luce. Gli artisti e i creativi più talentuosi sono quelli che riescono a immaginare ciò che il pubblico di massa non sa nemmeno di desiderare e che, di conseguenza, accoglie con diffidenza. È un concetto difficile da assimilare nell’era del Crowdfunding.
L’importanza del fallimento
La crescita di un autore o di un medium avviene anche grazie agli errori e ai fallimenti. La sperimentazione richiede coraggio, ma è fondamentale per disegnare nuove strade allontanandosi dalla sicurezza dei sentieri già battuti. La relatività dei canoni di bellezza, inoltre, potrebbe trasformare un fallimento di oggi in un successo di domani. Come ci insegna il passato, non è raro che le opere di un artista vengano rivalutate col tempo, magari decenni dopo la loro realizzazione. Attenzione, però. Questo non vuol dire che il pubblico debba smettere di criticare ciò che gli viene proposto. Gli spettatori, i giocatori, i lettori, devono continuare a discutere delle loro passioni. Possono amare o disprezzare, acquistare o lasciare a marcire sugli scaffali. Possono anche sperare negli inevitabili reboot o remake. L’importante è fare tutto con rispetto e senza pretendere di essere sempre il target di riferimento.