Sapete come si dice: se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Dopo che nel precedente capitolo di DOOM del 2016 i demoni si sono ritrovati il Doom Slayer in casa, pensando fosse una buona idea addormentarlo in un sarcofago per mettertelo fuori gioco, questa volta hanno deciso di cambiare gli ordini degli addendi invadendo la Terra. Ma se eravate svegli durante le lezioni di matematica delle elementari dovreste ricordare che in questi casi il risultato non cambia: che sia il Doom Slayer ad andare all’Inferno o vice versa, finisce sempre a calci nel culo per i seguaci del demonio.
Hell on Earth
Siamo nel 2151 e la Terra non se la passa affatto bene. Insomma, lo sapevamo che andando avanti di questo passo sarebbe finita male, ma non fino a questo punto. Le porte dell’Inferno si sono spalancate riversando orde di creature demoniache nella nostra dimensione. Il panorama è sconcertante, le città crollano e le vittime si contano a miliardi. Di fronte a questo scenario apocalitticol’umanità ha deciso di schierare una sola arma: il Doom Slayer. Come anticipato dallo story trailer rilasciato pochi giorni fa, la grossa novità di DOOM Eternal è una trama più articolata dei semplici pretesti per il più sanguinario dei massacri che hanno caratterizzato i capitoli precedenti. I puristi dell’estetica della violenza, però, possono stare tranquilli: DOOM non ha perso un grammo del suo smalto. Abbiamo potuto verificarlo con mano ieri, comodamente seduti davanti a un PC super pompato del MOBA, locale milanese specializzato in gaming e ottime bevute. La build predisposta da Bethesda per l’occasione è stata pensata per lanciarci subito nel pieno dell’azione, senza tutorial a guidarci passo dopo passo nei primi minuti. D’altra parte, l’arte dello sterminio dei demoni non si dimentica. Meglio però tenere gli occhi aperti, per non rischiare di perdersi le preziose indicazioni che poppano a video portando con sé dettagli indispensabili. Secondo la definizione fornita dagli stessi sviluppatori, infatti, DOOM Eternal è un combat puzzle: si spara tanto, tantissimo, ma bisogna anche imparare a gestire le risorse. L’aggressività è la benvenuta, insomma, ma senza intelligenza è fatica sprecata.
Killing me softly
Al suo apice, DOOM Eternal è un balletto, una danza macabra in cui i corpi dei demoni finiscono in mille brandelli mentre intorno a loro il Doom Slayer esegue i suoi passi letali, decine di movimenti diversi tutti legati tra loro in una coreografia ipnotica. A quell’apice però bisogna arrivarci, dopo aver scalato con pazienza e attenzione una curva di apprendimento ripida e spietata. Nell tre ore passate davanti allo schermo, il numero di morti accumulate è di molto superiore a quello che siamo disposti ad ammettere. Prima di lanciarsi tra i demoni con l’arroganza di cantante metal che si getta sulla folla sotto il palco è necessario studiare lo spartito di possibilità a disposizione del Doom Slayer. Le armi con i loro diversi attacchi secondari, il corpo a corpo che può diventare un’esecuzione, lo scatto e il salto doppio, la motosega e il lanciafiamme: presi singolarmente sotto tutti strumenti utili, ma è la loro combinazione che scatena il vero potenziale di DOOM Eternal. Per riuscirci però serve tanto la velocità del grilletto quanto quella del pensiero, perché non basta sparare sui nemici se non si mira ai punti deboli. Quando però ci si inizia a muovere con abbastanza sicurezza da sradicare la torretta dell’Aracnotron della distanza e farsi strada verso il suo corpo agonizzante per un’esecuzione, o così spavaldi da cacciare una granata in gola al Cacodemone per poi strappargli un occhio, quella chitarra elettrica che pompa in sottofondo scatena dosi di adrenalina di cui sentiremo una grande mancanza nei giorni che ci separano dal 20 marzo, data di uscita di DOOM Eternal su PC, Xbox One e PS4.