GameStop continuerà il suo percorso di ristrutturazione aziendale per tutto l’anno fiscale 2020, che porterà a una nuova ondata di chiusure e licenziamenti in tutto il mondo, come confermato dal CEO dell’azienda Jim Bell nell’ultimo confronto con gli investitori. Nell’ambito di quello che viene definito un piano di “de-intensificazione”, la catena ha già chiuso 321 punti vendita nel corso del 2019, e lo stesso numero sprangherà definitivamente i battenti quest’anno. Anche se Bell ci tiene a specificare che il taglio dei negozi non è «legato all’andamento finanziario attuale», è abbastanza difficile prenderlo sul serio.
Proprio di recente l’azienda è infatti finita al centro di una sgradevole polemica per aver provato a forzare i dipendenti dei suoi negozi negli Stati Uniti a rimanere aperti nonostante la chiusura imposta dai governi di alcuni stati a tutte le attività commerciali ritenute non essenziali, al fine di fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Non solo, come rivelato dal Boston Globe, sembra che gli impiegati ancora al lavoro siano stati invitati ad avvolgere le mani nei sacchetti di plastica della spesa per consegnare ai clienti i prodotti prenotati online e “proteggersi” dal possibile contagio. Anche se attualmente i negozi sono chiusi al pubblico, è inutile dire che tale procedura non rappresenta in alcun modo una misura di sicurezza efficace, oltre all’annesso rischio di esposizione che si corre durante gli spostamenti da e verso il posto di lavoro. Difficile non interpretare episodi del genere come il disperato tentativo di un’azienda di rimanere a galla, anche a discapito della salute dei propri dipendenti.