Dopo un’intensa giornata lavorativa, è finalmente giunto il momento di rilassarsi. Come? Collegandosi online e trascorrendo qualche ora con il nostro titolo preferito. Mentre ci apprestiamo a entrare in azione, speriamo però non accada una cosa. Speriamo di non incontrarli. Di non averli tra i piedi, almeno oggi. Perché loro sono capaci di trasformare quello che dovrebbe essere un divertimento in un mezzo incubo. Di chi stiamo parlando? Semplice, delle peggiori categorie di giocatori che infestano le modalità online.
Il funambolo
Il funambolo infesta solamente i giochi sportivi. Riconoscerlo è sin troppo semplice, perché non fa nulla per nascondere la sua indole. Sono sufficienti pochi secondi dopo il fischio d’inizio per vederlo entrare in azione. Perché il funambolo non sa resistere. Con un pallone in mano, o al piede, deve esibirsi. Deve palleggiare nella maniera più stravagante possibile. Deve muovere le gambe a velocità supersonica, una finta dopo l’altra, cercando di stordire un avversario che, nella migliore delle ipotesi, lo guarda con un misto di noia e rassegnazione. Il funambolo, per sua natura, non è in grado di imbastire un’azione degna di tale nome, oltre a mostrare enormi limiti difensivi. Anche in svantaggio (perché, credeteci, va spesso in svantaggio) non muta di una virgola il suo comportamento e prosegue imperterrito nel suo “geniale” piano tattico. Fermarlo a suon di gol, canestri, falciate, e colpi vari è un vero divertimento.
L’organizzatore
“So quello che faccio, seguitemi”. Un rumoroso allarme risuona nelle nostre orecchie. Tipo quelli che durante la Seconda Guerra Mondiale annunciavano l’imminente arrivo di un raid aereo. L’abbiamo trovato, e ora dobbiamo tenercelo almeno per una partita. È lui, l’organizzatore. Colui che tutto sa, che tutto conosce, che tutto vede e che tutto prevede. O almeno, questo è quello che dice. In realtà l’organizzatore è il più grande millantatore della storia dei videogiochi. Racconta di vittorie leggendarie. Di recuperi impossibili. Di salvataggi rocamboleschi. Tutti, ovviamente, nati dai suoi imprescindibili consigli. E dalla sua fantasia. In alcuni (rari) casi potrebbe anche risultare credibile, se non avesse la tendenza a esagerare sempre e comunque. Una volta in azione, vige la regola non scritta “fare l’esatto opposto di quello che suggerisce”. È l’unico modo di salvarsi. Ovviamente in caso di sconfitta sarà il primo a scaricare le responsabilità sui compagni di squadra, mentre in caso di successo, il “ve l’avevo detto che avremmo vinto facendo come dicevo” non ve lo toglierà nessuno.
Il solitario
È l’esatto opposto dell’organizzatore. Non parla mai e ha la tendenza a isolarsi dal resto del gruppo. Le ragioni che lo spingano a giocare da solo a titoli cooperativi sono tra i grandi misteri dell’umanità. Non è una questione di timidezza, o di voglia di avere compagnia. Appena iniziata la partita, il solitario scatta seguendo la sua strada e agisce esclusivamente in base al proprio istinto. Per questo motivo, averlo al proprio fianco nei titoli in cui il gioco di squadra è fondamentale equivale a partire in inferiorità numerica. Ogni tanto lo si può incrociare in giro per la mappa, ma si tratta sempre di un incontro casuale e che non avrà alcun tipo di conseguenza positiva.
Il trasformista
Online si vince e si perde. A volte nettamente, a volte in maniera combattuta. A volte in rimonta. Ed è in questi casi che entra in azione il trasformista. È l’avversario che, cuffie ben calate in testa, microfono sempre in funzione, parla amabilmente durante l’incontro. Mentre vince. Poi, come per magia, al cambio di punteggio corrisponde anche un cambio di atteggiamento. I commenti del tipo “sei sfortunato, però giochi bene” si trasformano in “vabbè, ma hai solo culo”. Quando ormai la sconfitta è inevitabile, si passa a un ulteriore step. Con delle varianti. C’è quello che improvvisamente maledice la tecnologia “cazzo, che lag. Da qualche minuto la connessione ha dei problemi”. C’è quello che inventa scuse “mi hanno chiamato a mangiare mentre ero al telefono e il gatto mi ballava sulla tastiera”. E poi il nostro preferito, quello che comincia a insinuare “ma, io vedo cose strane in questa partita. Secondo me c’è qualcosa che non va”, lanciando accuse velate senza mai esprimere appieno il suo pensiero. La verità è una sola: hai perso, stacce!
L’approfittatore & l’aspirante suicida
Arriva all’ultimo momento, quando il party è pronto. In alcuni casi, entra in azione a missione già iniziata. È l’approfittatore. Solitamente si tratta di un giocatore debole, molto debole, che cerca di scalare rapidamente i ranghi “scroccando” punti esperienza e risorse. La tecnica è semplice: partecipare solo nominalmente alla missione, tenersi a debita distanza di sicurezza, osservare i compagni sbattersi per conquistare la vittoria e poi recuperare la propria porzione di ricompense senza aver sprecato una singola goccia di sudore. Infame e desolante al tempo stesso. Problema diametralmente opposto con gli aspiranti suicidi per eccesso d’entusiasmo, che pur consapevoli delle proprie limitazioni, cercano di rendersi utili lanciandosi in attacchi privi di qualunque senso logico. Perché provare a pungolare un gigantesco mostro con l’equivalente di una spilla da balia non è il massimo, soprattutto se si indossa una corazza in simil cartapesta…
Il disturbatore
Usiamo la parola disturbatore, anche se dovremmo chiamarlo con il suo vero nome: la merda. Si tratta del soggetto più fastidioso in assoluto da incontrare online. Il suo obiettivo è sempre lo stesso, a prescindere dal titolo e dalla modalità di gioco. Lui vuole dare fastidio. Anzi, fastidio è limitativo. Lui vuole rovinare la partita agli altri. In ogni modo. Quando ne ha la possibilità, sfrutta ogni genere di glitch e di trucco pur di seminare scompiglio. Non è interessato a vincere perché la sua (triste) soddisfazione deriva dalla sconfitta degli altri giocatori. Sembra trarre nutrimento dagli insulti che riceve e dalla rabbia che riesce a generare. Per questo motivo, c’è un’unica soluzione per neutralizzarlo: ignorarlo.