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I 10 peggiori film tratti da videogame

Videogiochi e grande schermo non vanno sempre d’accordo. Volete qualche esempio? Ecco i "migliori" 10

La storia del cinema ci ha insegnato che, molto spesso, a grandi videogiochi non corrispondono grandi film.

L’idea è semplice. Addirittura banale. E per questo, potrebbe rivelarsi vincente. I passi da seguire sono quattro.

Primo: acquistare la licenza di un gioco di successo.

Secondo: trasformarla in un film.

Terzo: distribuire l’opera nel maggior numero di sale possibili.

Quarto: fare un mucchio di soldi.

In tanti ci hanno provato. Diversi hanno completato i primi tre. Molti si sono fermati lì, costretti a guardare da lontano la fama, la gloria e il denaro. Perché la transizione da videogame a pellicola cinematografica può riservare, a volte, spiacevoli sorprese…

10. Max Payne

Max Payne è azione. È vendetta. È sparatorie ad alto ritmo, con un elevato grado di spettacolarità. Questo, per quanto riguarda il videogioco. Per innumerevoli motivi, lo stesso discorso non può purtroppo essere fatto per quanto riguarda la trasposizione cinematografica. Il primo aspetto che non convince è la scelta del cast. Mark Wahlberg non ha il “physique du rôle” per interpretare il protagonista, e aggiunge a questa lacuna una prova recitativa piuttosto scialba. Inoltre sono presenti alcuni cambiamenti rispetto alla trama del videogioco che, oltre a essere poco comprensibili, rendono meno incisiva la storia di Max. Non è una tragedia assoluta, ma l’impressione è che si sarebbe potuto ottenere un risultato decisamente migliore prestando una maggiore cura. Rispetto ad altre pellicole presenti in questa classifica, Max Payne ha riscosso un discreto successo a livello commerciale, ma questo non è sufficiente a fargli evitare una bocciatura.

9. Street Fighter

La saga di Street Fighter ha un posto rilevante nella storia dei videogiochi. Il film di Street Fighte NON ha un posto rilevante nella storia del cinema. Anzi, a dirla tutta, non ha proprio posto nella storia del cinema. È infatti il caso di dimenticarsene velocemente. È un film d’azione che gli americani bollerebbero come “cheap and cheesy”, e che per utilizzare un linguaggio terra terra potremmo definire una poracciata. Manca di qualunque tipo di spinta nella narrazione e, fatto ancora più grave, non riesce a convincere neanche nei combattimenti. Proprio quelli che a livello teorico dovrebbero rappresentare i momenti clou sono invece alcuni tra i punti più bassi dell’intera pellicola. Si salva veramente poco, forse solo l’interpretazione del compianto Raul Julia (qui alla sua ultima apparizione), mentre lo strapagato Jean-Claude Van Damme (8 milioni di dollari su un budget di 35) non brilla certo per doti recitative.

8. Super Mario Bros.

Nel 1993 Bill Murray restava intrappolato in un loop spazio-temporale che lo costringeva a rivivere sempre lo stesso giorno. Nello stesso anno, Jeff Goldblum si chiedeva se fosse prevista la visione di dinosauri in un parco di dinosauri. Harrison Ford fuggiva da Tommy Lee Jones. E il trio composto da Bob Hoskins, John Leguizamo e Dennis Hopper chiudeva in un cassetto la propria dignità e partecipava a Super Mario Bros. Vagamente ispirato dalle ambientazioni di Super Mario World, il film diretto da Rocky Morton e Annabel Jankel riesce nell’impresa di mancare completamente il bersaglio a causa di una sceneggiatura piatta, banale, priva di mordente e di spunti interessanti. Insomma, una vera porcheria. Il problema non è come vengono recitate le battute, ma sono le battute stesse. Vista la qualità degli effetti speciali (candidati agli Oscar), in alcune scene guadagna punti se guardato senza audio. Sufficiente la colonna sonora con brani di Queen, Megadeth, Extreme e Joe Satriani (ok, c’è anche Marky Mark, ma non si può avere tutto dalla vita).

7. Postal

Uwe Boll. Un nome, una garanzia. Il regista/autore/sceneggiatore/attore tedesco è una certezza. Una sorta di Attila dei film tratti da videogiochi. Dove passa lui, non cresce più nulla. Solo morte e devastazione. In una ricca filmografia che contiene alcune “perle” di indiscusso valore (come avrete modo di notare scorrendo questa classifica), un posto d’onore lo merita sicuramente Postal (ispirato più che altro al secondo episodio, già citato anche in questa classifica). Si tratta di una pellicola che colpisce per la sua totale mancanza di un filo logico, con una serie di sequenze che si susseguono una dopo l’altra in un tripudio di demenzialità, pseudo satira e gag di cattivo gusto. Una vicenda confusa e confusionaria, che si avvale di una narrazione irriverente e senza filtri, ma che una volta giunti alla sostanza risulta essere quasi completamente priva di spunti e di stile.

6. House Of The Dead

Diciamo la verità, chiunque potrebbe scrivere un film di zombie. Davvero chiunque. Basta inventarsi un contagio, prendere un gruppo di sopravvissuti, metterli in un luogo da cui non possono fuggire e far succedere cose. Qualcuno che viene mangiucchiato brutalmente dai morti viventi. Una scena di sesso. Oggetti di ogni genere utilizzati come armi. Corpi mutilati nella maniera più cruenta possibile. Tutto qui. Una formula semplice, a prova di bomba. O forse no? Ci sono infatti casi, come il qui presente House Of The Dead (regia indovinate di chi? Ancora del grande Uwe Boll) in cui questi ingredienti sono tutti presenti, ma sono miscelati in dosi così sbagliate da ottenere un mix privo di senso che ha il solo pregio di strappare alcune (completamente involontarie) risate. Stesso livello qualitativo, se non addirittura inferiore, per il sequel, che è approdato direttamente sugli schermi televisivi senza neanche transitare per i cinema…

5. Wing Commander

Negli anni ’90, per qualunque appassionato di videogiochi Wing Commander era sinonimo di epiche battaglie spaziali, di scontri con la flotta dei Kilrathi e, soprattutto, di divertimento. Per questo la pellicola cinematografica ispirata alla serie, scritta e diretta dal suo creatore Chris Roberts, era guardata con un misto di curiosità e di speranza. Nessuno si attendeva un nuovo Guerre Stellari, ma c’era comunque un cauto ottimismo. Una volta nelle sale, il cauto ottimismo ha però lasciato spazio alla più cupa depressione. A parte alcuni cambiamenti rispetto ai videogiochi, comunque sopportabili, i problemi riguardano una trama sin troppo banale, che ripropone senza alcun tipo di rielaborazione temi e situazioni tipiche della fantascienza. In un contesto in cui regna il già visto, il colpo di grazia è dato dagli effetti speciali, che rasentano il comico. Evidenti problemi di budget per un film costato in tutto una trentina di milioni di dollari, che nella sua folgorante apparizione nelle sale cinematografiche di tutto il mondo è riuscito a incassarne meno di quindici.

4. In The Name Of The King

Uwe Boll colpisce ancora. 60 milioni di dollari di budget. Circa 13 milioni di incasso al botteghino. Ci sembra ancora di sentirle le urla disperate, gli insulti e le lacrime dei finanziatori. In The Name Of The King è la quintessenza del flop cinematografico. È facile farsi ingannare dalla locandina, sulla quale spiccano nomi di attori piuttosto famosi (Jason Statham, Ron Perlman, Ray Liotta, Burt Reynolds), ma sono sufficienti pochi minuti per accorgersi che ciò che manca è la sceneggiatura. Nulla che riesca a ricreare in minima parte tutti gli elementi che hanno decretato il successo di Dungeon Siege, il videogioco da cui è tratto. Un suggerimento per i masochisti. Se siete dediti all’autoflagellazione e non siete ancora soddisfatti dopo aver visto questo “capolavoro”, sappiate che la versione director’s cut disponibile in DVD contiene oltre mezz’ora di scene extra. Esistono anche due sequel, sempre diretti da Uwe Boll, ma qui siamo davvero a livello da TSO…

3. Double Dragon

I picchiaduro sono stati per anni una miniera da saccheggiare per le case cinematografiche. Il problema è che nella miniera raramente (per non dire mai) sono state trovate materie preziose. Nella migliore delle ipotesi qualche graziosa pietra ornamentale. Nella peggiore montagne di escrementi. Ecco, Double Dragon è una delle peggiori. Uscito nelle sale nel 1994 era ambientato nel 2007, in una Los Angeles che doveva fare i conti con un devastante terremoto. Tra scenari post apocalittici, le immancabili gang, un medaglione (diviso in due parti) dai poteri magici e schiaffoni che volavano a destra e sinistra assistiamo a quasi cento minuti di puro cinema trash. Scritto male e recitato anche peggio, è talmente brutto da risultare a tratti ridicolo. Un paio di curiosità. Come chiusura del cerchio, dal film è stato tratto un videogioco, altrettanto tremendo. Uno dei due sceneggiatori è Peter Gould, figura di spicco (autore, produttore, co-creatore) di Breaking Bad e Better Call Saul. Non male come salto di qualità…

2. Mortal Kombat – Distruzione Totale

Il primo film dedicato a Mortal Kombat non può certo essere annoverato nella categoria “capolavori del cinema”, ma è tutto sommato più che dignitoso. Un cast discreto e una storia passabile, per un’ampia sufficienza. Lo stesso purtroppo non può essere detto per il sequel, che merita a tutti gli effetti di entrare nelle zone nobili della nostra top 10. Funziona poco la trama, un’accozzaglia di banalità e di situazioni prevedibili. Funzionano pochissimo gli effetti speciali che accompagnano le scene di combattimento riuscendo a tratti a risultare (involontariamente) comici. Funzionano ancora meno gli attori, con una recitazione che passa dallo svogliato al sopra le righe, dal totalmente piatto all’eccessivo. Cancellato in fase di produzione il terzo episodio, Mortal Kombat è rimasto (cinematograficamente parlando) in naftalina per oltre vent’anni, ma è pronto a tornare nel 2021 con una nuova pellicola. Incrociamo le dita, e speriamo in qualche fatality…

1. Alone In The Dark

Arrivati al vertice della classifica ci poniamo alcune domande. Come avremmo potuto fare senza Uwe Ball? Cosa sarebbe stato di questa top 10 senza le sue opere illuminate? Con questi quesiti ben stampati in mente, ringraziamo il buon Uwe e diamo la palma di peggior film ispirato a un videogioco a una sua creatura: Alone In The Dark. Perché se è facile martoriare videogiochi che non hanno nella componente narrativa i propri punti di forza, è molto più complicato riuscire nell’impresa quando si dispone di una base solida e interessante. Ed è questo quello che è accaduto con Alone In The Dark. Il fascino, le atmosfere e la componente horror che caratterizzano la saga creata da Infogrames lasciano spazio su pellicola a un carrozzone caotico senza né capo né coda. Male Christian Slater nei panni di Edward Carnby, incommentabile (per decenza) la performance di Tara Reid in quelli di un’archeologa e curatrice di un museo.

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