Dalla loro nascita a oggi, i giochi di combattimento a incontri hanno vissuto una parabola di complessità che, dopo aver superato il proprio apice, sembra ormai destinata a vivere la sua fase discendente. Dopo gli anni bui successivi al boom degli anni ’90, con Street Fighter IV di CAPCOM la fiamma degli scontri sui ring virtuali si è riaccesa più forte che mai e, complice anche la crescente popolarità degli esport, si rafforza di torneo in torneo. Dal quarto capitolo della saga di Ryu e company, però, abbiamo assistito a una progressiva semplificazione delle meccaniche di un genere da molti considerato elitario. Per cercare di espandere il proprio pubblico, le case produttrici si sono concentrate sulla semplificazione degli elementi troppo difficili da digerire dai giocatori occasionali. Le finestre per reagire alle situazioni che accadono sullo schermo sono diventate più ampie e comode, il buffer è stato aumentato per permettere di eseguire le mosse più complesse anche con input poco puliti e sono state aggiunte tecniche molto potenti con cui rientrare facilmente in partita. Il fenomeno ha coinvolto tutte le saghe in circolazione, nessuna esclusa, segno che non si tratta della scelta di un singolo produttore, ma di un vero e proprio trend. L’idea della semplificazione non è necessariamente un male, visto che rende accessibile il genere anche a giocatori disabili o con limiti fisici, ma il fatto che stia coinvolgendo tutte le serie sul mercato potrebbe lasciare l’amaro in bocca in chi ha sempre apprezzato un approccio più complesso. Da un paio di mesi a questa parte, sulla rete si discute molto dell’argomento e Maximilian Dood, noto influencer legato ai giochi di combattimento, ha di recente pubblicato un video al riguardo. Per approfondire il discorso, abbiamo raccolto l’opinione di alcuni giocatori professionisti italiani di Tekken e di Street Fighter.
Leandro “Geecko” Vilardo (Street Fighter V – Mkers)
Leandro Vilardo è un giovane talento che ha iniziato con Street Fighter V la propria esperienza con i giochi di combattimento a incontri. Questo vuol dire che è un giocatore nato con le meccaniche già semplificate e che non ha sperimentato ciò che il genere aveva da offrire in passato. “Non penso assolutamente che Street Fighter V sia un gioco semplice”, ha risposto Geecko alla nostra domanda. “È molto complesso sotto tanti aspetti. Sono state semplificate le combo e questo lo ha reso più facile da apprendere, ma per un neofita richiede comunque un allenamento duro e costante. Forse sarebbe stato meglio aggiungere qualche combo più difficile, lo avrei apprezzato, ma come già detto, per il resto il gioco è complesso”. Avendo iniziato con questo tipo di impostazione, quindi, Leandro non crede che il gioco sia troppo semplice, dettaglio che dimostra come l’esperienza cambia da giocatore a giocatore. Quando però abbiamo chiesto come reagirebbe se un eventuale Street Fighter 6 venisse ulteriormente semplificato nell’esecuzione, nella lunghezza delle combo e nel numero di meccaniche disponibili, Geecko ha manifestato il proprio disappunto. “Diciamo che se rendessero il gioco più basico ci resterei male”, ha ammesso il giocatore dei Mkers. “A me piacciono le opzioni, la creatività. Più roba ci mettono, più sono contento”.
Fabrizio “Bode” Tavassi (Tekken 7 – Notorius Legion)
Fabrizio Tavassi è una leggenda della scena italiana di Tekken, che in tanti anni di carriera ha ottenuto risultati eccellenti sia in Italia che all’estero. La sua esperienza con la saga di combattimento di Bandai Namco è enorme, motivo per cui la sua testimonianza rispetto all’evoluzione del genere è così importante. “La semplificazione dell’ultima versione di Tekken rispetto alla precedente non appiattisce il livello di gioco, visto che alla fine emergono i più forti, nonostante la riduzione del divario fra i giocatori riservi qualche colpo di scena a favore della spettacolarità dei tornei trasmessi in diretta dal vivo”. La dichiarazione di Bode porta alla luce un elemento chiave del nuovo percorso evolutivo dei giochi di combattimento. La crescita degli esport e il successo dei tornei su Twitch, sta spingendo gli sviluppatori a sperimentare formule sempre più spettacolari con cui tenere gli spettatori incollati allo schermo. Molto spesso, purtroppo, per favorire lo spettacolo viene sacrificata la complessità, così da permettere anche ai giocatori alle prime armi di leggere e comprendere tutto ciò che accade nei match. Come reagirebbe un mostro sacro come Bode, di fronte a un eventuale appiattimento di Tekken 8? “Personalmente ritengo che non si debba andare oltre il livello di semplificazione riscontrato in Tekken 7”, ha affermato l’atleta dei Notorius Legion. “A mio avviso sarebbe più opportuno occuparsi del bilanciamento del gioco, come è stato fatto con le patch per Tekken 7. Questo elemento ha fatto la differenza rispetto alle versioni precedenti del gioco”.
Fabio “Mr.Wolf” Zaniol (Street Fighter V – Mkers)
Mr.Wolf fa parte della vecchia guardia di appassionati di picchiaduro. Come molti altri, è cresciuto nel periodo in cui CAPCOM e SNK si contendevano il titolo di regina delle sale giochi a colpi di Street Fighter e The King of Fighters. Pur essendo nato come giocatore di The King of Fighters, dove si è tolto molte soddisfazioni anche a livello internazionale, da qualche anno è attivo nella scena competitiva di Street Fighter. “Diciamo che nel tempo si è semplificato il fattore esecuzione grazie al buffer”, ha raccontato Mr.Wolf. “20 anni fa il buffer era quasi inesistente. Ricordo che in sala giochi, con Street Fighter 2x, cancellare un colpo leggero o anche un medio con la super richiedeva tanta pratica e manualità. Il timing doveva essere perfetto! Il 3rd Strike è stato l’evoluzione, con una finestra leggermente maggiore per l’inserimento delle parry e delle OS (Option Select, termine che indica l’inserimento di più comandi in un breve lasso di tempo, per coprire un ampio ventaglio di situazioni). Poi si è arrivati alle “imbloccabili” di Street Fighter 4. Ora le combo sono più lunghe, ma più facili da eseguire”. Parlando dell’eventuale semplificazione di Street Fighter 6, Fabio ha manifestato il proprio disappunto. “Beh, per me sarebbe troppo. L’esecuzione fa parte di un gioco di combattimento… Lo troverei piatto. È bello studiare e mettersi in training a provare. Si toglierebbe profondità al titolo”.
Cheng “Devilnin” Guo (Tekken 7 – Qlash)
Cheng è un giocatore professionista del team Qlash temuto e rispettato da gran parte della scena italiana di Tekken. Da anni Devilnin semina il panico ai tornei italiani e internazionali di Tekken e nel corso della sua lunga carriera ha accumulato un gran numero di vittorie e trofei. “Spesso sento lamentele, non appena esce un nuovo capitolo di un determinato gioco, riguardanti il cambio di meccaniche e l’inserimento di nuovi personaggi”, ha sottolineato Cheng. “La più grande sfida per un atleta che vuole essere tra i migliori è quello di trovare un modo efficace per adattare se stesso, senza trovare scuse o altro anche dinanzi agli ostacoli più ardui. Dopo 15 anni di esperienza in questa disciplina, dopo aver scalato ogni gradino per arrivare in cima e aver sfidato migliaia di giocatori da tutto il mondo, posso dire che Tekken 7 è il miglior capitolo della serie, superiore perfino a Tekken 5 DR per PS3. Rispetto al passato sono state aggiunte le Rage Art e le Rage Drive, che non ostacolano i giocatori professionisti, ma aiutano i giocatori di medio livello”. Come reagirebbe Cheng, così soddisfatto da Tekken 7, davanti a un’eventuale semplificazione in Tekken 8? “Mi aspetto una semplificazione, ma non tempi di risposta più lenti. Il lavoro fatto da Bandai Namco per Tekken 7 e molto importante. In confronto, i capitoli precedenti davano maggiori problemi con il ritardo degli input. In questo episodio l’input del gioco è quasi perfetto e si riscontra un ritardo solo nelle in alcune postazioni streaming”.
Una scommessa rischiosa
Come avete potuto vedere, anche tra i giocatori professionisti le reazioni di fronte alla graduale semplificazione dei picchiaduro sono molteplici. Chi ama analizzare le meccaniche di gioco e passare ore nella modalità Allenamento per trovare nuove tecniche, è fermamente contrario all’appiattimento del genere. Chi invece pensa solo a superare il proprio avversario, a prescindere da ciò che propone il gioco, è disposto ad accettare qualsiasi modifica. C’è però una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti, tanto ai giocatori quanto alle case produttrici: la semplificazione non garantisce la vittoria. Senza la giusta forma mentis, senza la capacità di adattarsi rapidamente alle strategie dell’avversario, senza una mentalità votata allo studio di tecniche, avversari e frame, è impossibile ottenere risultati degni di nota sul palcoscenico mondiale. Ne volete una prova? Scaricate Footsies, gioco di combattimento a incontri disponibile per Android, e provate a sfidare un giocatore professionista di Street Fighter o Tekken. Verrete fatti a pezzi senza pietà.