Ah, che ricordi Wimbledon. L’emozione dell’entrare, seppure solo da spettatori, sul centrale. L’odore del fish & chips alle 11 di mattina. La passeggiata nel corridoio che costeggia i campi secondari, con partite che si susseguono una dopo l’altra. Maschile e femminile. Singolare e doppio. Le fragole con la panna. Il Pimm, il cocktail da provare almeno una volta nella vita. Gli immancabili souvenir. I diritti e i rovesci. Le (purtroppo ormai poche) discese a rete. Le scivolate. Tutto questo è il tennis sull’erba. Quest’anno purtroppo non saremo presenti in loco, e abbiamo deciso di consolarci con una scorpacciata videoludica. Una vera e propria cavalcata nella storia tra successi, sorprese, rivalità e qualche fallimento.
L’inventore del gioco e lo zio d’America
Siamo nel 1958. Il fisico statunitense William Higinbotham prepara un esperimento da mostrare durante il giorno d’apertura al pubblico del Brookhaven National Laboratory a Upton, nel New Jersey. Forse non lo sa ma la sua creazione, denominata “Tennis for Two”, può essere considerata uno dei primi (se non il primo) videogioco. Resterà un’esperienza provata da pochi, al contrario di quanto accadrà qualche anno più tardi. È il 1972 quando arriva Pong, che non è proprio tennis (deve il suo nome al ping pong) e utilizza i bordi superiore e inferiore dello schermo come sponde. Ma è subito un successo. Prima come coin-op, poi trasformato in versione casalinga, ha segnato per molti l’inizio di una passione. E poco importava che fosse in bianco e nero con una pallina quadrata, due rettangoli per giocatori e un sistema di punti in stile pallavolo. Era divertente e, con un pizzico di fantasia, era una partita di tennis nelle nostre mani…
Il dualismo
Borg-McEnroe. Sampras-Agassi. Graff-Seles. Kyrgios-sgabello. Le grandi rivalità del mondo del tennis, che hanno reso ancora più leggendari campioni che hanno segnato la storia di questo sport. A inizio anni ’90, anche il mondo console aveva la sua rivalità. A tinte nipponiche. I due contendenti, per chi seguiva un mercato fatto di ideogrammi e di importazione parallela, erano Super Tennis per Super Famicom e Final Match Tennis per PC Engine. Si trattava di due titoli dall’animo simile, con un look “cartoon” dietro il quale si nascondeva una struttura di gioco che richiedeva un buon allenamento per essere padroneggiata al meglio. Tra giocatori reali e versione storpiate (i fortissimi Wagasi, Lendou e Obekka…) il divertimento era assicurato.
Il campione
C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui il tennis era una gioia anche per i videogiocatori. Un’epoca che, come accade spesso, proponeva più di un titolo interessante. Ma che aveva anche un vero protagonista, con la classe di Federer, la decisione di Nadal, il servizio di Sampras, la volèe di Edberg. Il suo nome era Top Spin 4. Figlio di una dinastia vincente, riusciva ad avvolgere la sua anima simulativa in un solido guscio di puro divertimento. Eccellente da solo, insuperabile in compagnia, è stato il compagno di innumerevoli serate all’ultimo set. È inspiegabile come, visto il buon successo riscosso dalle versione PS3, Xbox 360 e Wii, 2K Sports non abbia mai sviluppato un capitolo per le console di ultima generazione. Da recuperare, con una lacrimuccia e un pizzico di nostalgia.
L’atleta
Non sarà la migliore simulazione di tennis mai creata, ma EA Grand Slam Tennis per Wii detiene sicuramente un primato. È quella che fa sudare di più. Optando infatti per il sistema di controllo che prevede l’utilizzo del Wiimote si può vivere un’esperienza più “attiva”, ben diversa rispetto al classico “gioco da divano”. Certo, nulla di paragonabile allo scendere su un vero campo di gioco, ma si tratta di una variazione sul tema che vale la pena di essere vissuta. Anche perché, a ben vedere, oltre a essere una ventata d’aria fresca, è pure divertente.
Il tennista pazzo
Quando non si trova impegnato a liberare la principessa Peach, Mario ama dedicarsi alle più svariate attività sportive. Partecipa a ogni genere di evento olimpico. È un provetto pilota di kart. Un abile giocatore di golf. Ed è anche un fortissimo tennista. Racchetta in mano e accompagnato da tutta la sua combriccola di amici/nemici, si esibisce in partite in cui si incrociano realismo e fantasia. Colpi speciali dalla potenza devastante e modifiche regolamentari sono all’ordine del giorno, in una serie di titoli dall’animo marcatamente arcade. Si gioca in ambienti stravaganti, con elementi stravaganti, e durante gli scambi si avverte (ben più di) un pizzico di follia. Ma è quella follia positiva, piacevole, che aiuta a divertirsi e che fa esclamare con il sorriso sulle labbra “You cannot be serious”. Da Mario Tennis per Nintendo 64 alle versioni più attuali, è una storia costellata di successi. O forse no? C’è forse qualche scheletro nell’armadio? Sì, c’è. I più coraggiosi dovrebbero recuperare un Virtual Boy e perdere qualche diottria giocando a Mario’s Tennis. Pochi game e il vostro ottico vi ringrazierà.
La speranza disattesa
È una storia che tutti gli sportivi conoscono. Un giovane si affaccia alla ribalta internazionale. È una promessa. Tutti lo considerano “the next big thing”. E invece niente. Anzi, peggio di niente. Va male, molto male. Male oltre ogni ragionevole dubbio. È questa la parabola di Tennis World Tour. È arrivato in campo promettendo ace e incappando in doppi falli. Promettendo colpi spettacolari e affossando diritti e rovesci in rete. È vero che dopo una partenza al limite del drammatico, con problemi in ogni settore (collisioni, fluidità delle animazioni, intelligenza artificiale, opzioni…) la situazione è leggermente migliorata patch dopo patch, ma siamo ancora lontani dalle posizioni “che contano”. Un buon iscritto a un tennis club amatoriale, ma il professionismo è un’altra cosa.