“Bene, bene, oggi interrogazione di storia”. Queste parole colgono tutti gli studenti di sorpresa. “Ma come prof, non ha detto che oggi avrebbe spiegato?”. La risposta è quella classica, che abbiamo tutti sentito almeno una volta nella vita. “Ho cambiato idea, e comunque dovete sempre essere preparati, a prescindere da quello che ho detto che avrei fatto”. In silenzio la classe attende, mentre il dito scorre sul registro in cerca della preda. “Oggi tocca a te Ezio, prendi il tuo pad e portaci nella Firenze rinascimentale.”
Mondi da scoprire
Nei videogiochi c’è il futuro. Ci sono astronavi che solcano i cieli, visitano pianeti distanti milioni di anni luce, incontrano razze aliene con cui commerciare o, più spesso, combattere. Nei videogiochi ci sono le realtà alternative. Mondi in cui vivono creature mitiche e leggendarie. Universi popolati da orchi, elfi, coboldi e draghi. Nei videogiochi c’è anche il passato. C’è la possibilità di tornare indietro nel tempo e di visitare un’epoca (più o meno) lontana. A volte le ambientazioni sono circoscritte, di piccole dimensioni, e non permettono un’intensa esplorazione. In questo caso il contesto storico può anche avere una funzione rilevante, ma non è godibile in maniera diretta. In altre situazioni, ad esempio nelle avventure open world, gli spazi sono più ampi, e per la natura stessa del gioco si dispone di un’opzione extra: guardarsi attorno e vivere un’esperienza che va oltre la mera componente ludica. La libertà di movimento apre a mille variabili, a sviluppi imprevisti. Perché si può “giocare seriamente” ma anche cazzeggiare. È possibile comportarsi come un normale cittadino, e respirare l’atmosfera di un tempo ormai andato. Qualche esempio? Continuate a leggere…
Il sogno americano
Prima tappa, 1899. John Marston è un giovane membro della banda di Dutch Van Der Linde. 1911. John Marston è uscito dal gruppo, e cerca di costruirsi una nuova vita con la moglie e con il figlio. Questi sono i punti di partenza dei due capitoli della saga di Red Dead Redemption. Due capolavori assoluti, che non solo sprigionano una potenza narrativa con pochi uguali, ma che riescono anche a creare un senso di immersione totale. Pur adottando due mappe “originali”, la ricostruzione di usi e costumi di una nazione ancora in via di sviluppo è perfetta, dettagliata, curata in ogni sua parte. Una visione a tratti estremamente sfaccetta del sogno americano, condita spesso con una dose di feroce cinismo tipico delle produzione Rockstar. Abbandonati cinturoni e cavalli, il nostro viaggio prosegue nel 1947 e ci trasporta nella Los Angeles dell’immediato dopoguerra. Con L.A. Noire ci troviamo all’interno di un poliziesco raffinato, dalla trama intricata e dai numerosi riferimenti storici. Camminando per le strade della città californiana sembra di vivere da protagonisti un romanzo di James Ellroy. Ghetti, zone in ricostruzione, l’enorme scritta “Hollywoodland” che troneggia in cima alla collina, studi cinematografici e decine di altre costruzioni meticolosamente riprodotte rendono ogni passo un’esperienza da vivere. Una commistione tra realtà e finzione che comprende drammi, intrighi politici e colpi di scena. Particolarmente spettacolare tutta la sezione della squadra omicidi legata all’indagine sulla Black Dahlia, celebre caso di cronaca che ha monopolizzato le pagine dei quotidiani dell’epoca (e, incidentalmente, narrato dal sopracitato Ellroy in uno dei suoi migliori romanzi). C’è tanto da vedere e tanto da ascoltare, con dialoghi che trattano argomenti “comuni” con un’ottica diversa rispetto a quella a cui siamo abituati ai giorni nostri. Un ulteriore salto in avanti ci trasporta nel 1968 di Mafia III, titolo lanciato da 2K Games nel 2016. Lincoln Clay, veterano del Vietnam tornato negli Stati Uniti, viene catapultato in una società colpita dal vento del cambiamento e avvolta dalle tensioni sociali. Anche in questo caso la scelta di utilizzare una città fittizia, New Bordeaux, che trae spunto da New Orleans, non inficia in alcun modo l’esperienza. Non saranno vere le ambientazioni, ma sembrano esserle le persone che le abitano. Uno spaccato dell’epoca curato, in cui uno dei punti cardine è la questione razziale, riprodotta in tutta la sua crudezza e violenza. Da giocare Mafia III è un titolo più che discreto. Da vivere è ottimo, anche grazie a una colonna sono che ha pochi eguali. Rolling Stones, Creedence Clearwater Revival e un’ampia selezione di pezzi Motown accompagnano le scorribande in macchina e contribuiscono a rendere ancora più forte la sensazione di trovarsi sul finire degli anni ’60.
Gli assassini viaggiatori
Chi ama vagare senza una meta e trovarsi circondato da ambientazioni storiche ricostruite con dovizia di particolari ha in Assassin’s Creed una saga di riferimento. La serie di Ubisoft ha attraversato momento burrascosi, ma anche nei capitoli più “scalcagnati” ha messo in mostra una scenografica capace non solo di convincere, ma di catturare e sorprendere. Le avventure degli assassini hanno toccato epoche e continenti diversi con un unico comune denominatore: la cura nei particolari a 360°. Attraversando una Firenze rinascimentale, una Londra in piena rivoluzione industriale o una Parigi dilaniata dai tumulti si sperimenta veramente un “salto nel tempo”, in cui ascoltare la gente che parla, guardare un mondo che vive o ammirare il susseguirsi di quartieri ricchi e poveri rappresentano azioni che forniscono un valore aggiunto. Uno stimolo per gli appassionati di storia, reso ancora più intrigante dalla presenza di personaggi realmente esistiti le cui vicende si intrecciano in maniera più o meno diretta con quelle dell’eroe di turno. Da un giovane Leonardo che progetta e costruisce armi ed equipaggiamenti per Ezio Auditore a Vidocq che fornisce suggerimenti per risolvere crimini, da Charles Dickens alla regina Cleopatra, l’elenco è lungo e pieno di sorprese. Anno dopo anno, titolo dopo titolo, Ubisoft ha alzato l’asticella fino a creare una medaglia dalle due facce. Da una parte un gioco. Dall’altra uno strumento didattico. Qualcuno potrebbe storcere il naso davanti a un’affermazione del genere. Quel qualcuno non ha evidentemente mai sentito parlare del Discovery Tour. Disponibile al momento solo in Assassin’s Credd Origins, e da questo autunno anche in Odyessey, si tratta di una modalità in cui viene completamente azzerata la componente “competitiva” a favore di un’esplorazione rilassata e tranquilla. Non solo è possibile muoversi senza missioni da completare e senza correre il rischio di essere attaccati, ma sono presenti tutta una serie di tour che permettono di approfondire argomenti relativi alla cultura, ai personaggi, ai monumenti, alle abitudini quotidiane. Le aree di gioco si trasformano quindi in un vero e proprio (gigantesco) museo virtuale dove immergersi in prima persona camminando accompagnati dalle parole di una guida. Unico neo in un quadro all’apparenza eccellente? Per ottenere un “bollino PEGI” (la classificazione di un videogioco in base all’età) il più ampio possibile sono state coperte le nudità delle statue. Sì, avete capito bene. Conchiglie su seni e genitali. Un’assurdità che si scontra con il valore artistico delle opere presenti e che lascia un pizzico di amaro in bocca senza però inficiare la bontà di un progetto che dimostra, ancora una volta, come i videogiochi possano essere portatori di cultura.
Cinque giochi citati in questo articolo, per chi vuole immergersi in un’atmosfera storica
Red Dead Redempiont 2 (PS4, Xbox One)
L.A. Noire (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC, Nintendo Switch)
Mafia III (PS4, Xbox One, PC)
Assassin’s Creed II (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC)
Assassin’s Creed Origins (PS4, Xbox One, PC)