È un momento esaltante per gli amanti dei videogames, e finalmente anche il pubblico generalista se ne sta rendendo conto. L’E3 in corso a Los Angeles – ovvero, la fiera dei videogames più importante del mondo, dove vengono presentati i titoli a venire con show che di volta in volta scatenano l’entusiasmo, o le ire, dei suscettibili giocatori – ha già prodotto alcuni trailer che ci confermano il futuro costantemente roseo di questo media. Eccone tre, i più significativi tra quelli apparsi fino ad adesso. Si tratta di scelte quasi scontate (i gamers più hardcore forse stanno godendo di più per Super Smash Bros. Ultimate, Sekiro: Shadows Die Twice o Crackdown 3); ma The Last of Us 2, Cyberpunk 2077 e Death Stranding rappresentano la migliore occasione per convincere il vostro amico per altri versi di ottime visioni e letture, ma che ancora snobba i videogames, a colmare questa grave lacuna.
Iniziamo con il trailer di The Last of Us 2, seguito di quello che è considerato uno dei migliori e più maturi videogames di tutti i tempi:
Dopo il bacio tra la protagonista, Ellie, e un’altra ragazza (che ha fatto notizia, ma non sorprenderà quanti avevano giocato al bellissimo contenuto aggiuntivo Left Behind) veniamo trasportati dentro una violentissima e tetra scena d’azione. A differenza di quanto avveniva in quasi tutto il primo capitolo, questa volta Ellie non si scontra con mutanti fuori controllo, ma con bande organizzate di uomini e donne, non meno spietati e letali (l’AI di questi nemici sembra davvero elevata). Dopo che Ellie faticosamente fa fuori un buon numero di cattivoni, non senza apparire turbata per la carneficina appena commessa, la scena ritorna su quello che sembra un momento di festa. I più attenti a queste cose hanno apprezzato molto il realismo del bacio, un’azione del corpo umani notoriamente difficile da replicare nei videogames (e a volte anche nella vita reale). Il punto di vista femminile, il sistema di combattimento complesso e fluido e l’alternanza tra azione e relazioni personali sembrano promettere che il secondo capitolo di The Last of Us sarà spettacolare ed emozionante come il primo.
Proseguiamo con Cyberpunk 2077, un gioco attesissimo in corso di sviluppo da anni da parte di CD Project Red, l’affermato studio polacco che ha regalato al mondo la serie RPG fantasy The Witcher.
Dopo un primo, sibillino teaser apparso cinque anni fa, all’E3 2018 è stato presentato un succoso trailer che ha cambiato un po’ le carte in tavola: non solo atmosfere notturne/piovose/al neon tipiche di un immaginario futuro sempre in debito con Blade Runner, ma lo scorcio di una California tutto sommato solare e ricchissima di vita e di dettagli. Oltre a questo mondo dentro cui non vediamo l’ora di immergerci, abbiamo scoperto che la visuale di Cyberpunk 2077 (ispirato al leggendario gioco da tavolo creato nel 1988 da Mike Pondsmith, che qui è anche consulente) è in prima persona, non in terza com’erano i vari The Witcher. Questo fatto ha innervosito non poco i fan più duri e puri, ma noi siamo contenti, perché questo mondo così interessante lo vogliamo guardare da vicino.
E finiamo con quello che è forse il videogame più misterioso di tutti, Death Stranding.
Ovvero, ciò che succede quando un colosso come Sony dà carta bianca a uno degli sviluppatori più geniali, perfezionisti, procrastinatori e narcisisti di sempre: Hideo Kojima, il papà della serie Metal Gear (prima di lasciarsi, male, con Konami, la storica casa che ha prodotto la serie).
Di Death Stranding sapevamo alcune cose dai teaser precedenti: che è di ambientazione vagamente sci-fi; che ha anche evidenti ambizioni cosmico/filosofiche, à la Terrence Malick; che ha un cast di superstar con Norman Reedus (il Daryl di Walking Dead), Mads Mikkelsen, Guillermo del Toro e, scopriamo adesso, anche Léa Seydoux e Lindsay Wagner (sì, La donna bionica). Cosa deve fare il giocatore in Death Stranding? A prima vista sembra un simulatore di consegne a domicilio: Sam Porter Bridges, il protagonista (Reedus) attraversa scenari desolati e/o panoramici, a piedi e con una certa difficoltà, con diversi carichi sulle spalle (alcuni comicamente ingombranti, tra cui si distingue, chiaramente, un cadavere/corpo impacchettato). Poi: alcune figure fantasmatiche, che sembrano apparire con la pioggia; orme lasciate da un grosso bestio invisibile; un’enigmatica figura femminile (Seydoux), che sembra saperla lunga, e mangia un insetto che, chissà? produce effetti sull’asse del tempo; un neonato piuttosto inquietante dentro una sorta di incubatrice portatile; e finalmente un fucile, che il protagonista imbraccia una volta che raggiunge un insediamento. Questo, almeno, è quello che abbiamo capito noi.
Ma non fraintendeteci: non vediamo l’ora di scoprire quello che Kojima si è inventato in Death Stranding, così come non vediamo l’ora di provare gli altri titoli appena presentati. E farli provare agli amici miscredenti. Se c’è un medium che oggi si è meritato il beneficio del dubbio, be’, sono proprio i videogames.