“Non sei abbonato? Niente campionato.” Alzi la mano chi si ricorda questo spot televisivo. Bene, qualcuno l’ha alzata. Non siamo gli unici vecchi qui in mezzo. Erano i tempi delle prime pay-tv in Italia, e iniziavano a prendere piede anche da noi i servizi a pagamento. Una diffusione che è cresciuta in maniera costante, con un incremento continuo sia della qualità che della quantità della proposta. Una diffusione che ha superato i confini televisivi per abbracciare anche altri campi. La musica, ad esempio. E i videogiochi. Per capire quali sono i servizi (presenti e futuri) più interessanti, abbiamo fatto un giretto tra computer e console.
Sony
Partiamo con Sony, che propone due differenti tipologie di abbonamento. Il primo, Plus (7,99€ al mese o 59,99€ all’anno), prossimo a compiere tredici anni d’età, è un punto di riferimento praticamente indispensabile per tutti i possessori di console PlayStation che desiderano sfidare altri giocatori in rete. Indispensabile nel vero senso della parola, dato che la stragrande maggioranza dei titoli del catalogo Sony necessitano di questo abbonamento per usufruire delle funzionalità online. Esistono delle eccezione nella categoria free-to-play (tra cui citiamo il popolarissimo Fortnite, Apex Legends, DC Universe Online e Neverwinter), ma si tratta di un quantitativo davvero limitato di giochi. In aggiunta a essere necessario per giocare in rete, il servizio Plus propone degli sconti extra e un paio di titoli scaricabili gratuitamente ogni mese. Nulla di eccezionale, soprattutto considerando che spesso si tratta di titoli datati, disponibili a prezzi di saldo e neanche particolarmente esaltanti. Più giovane e ancora in fase di assestamento, è PlayStation Now (14,99€ al mese o 99,99€ all’anno). Si tratta di una piattaforma che permette di scegliere tra un catalogo PS2, PS3 e PS4 (composto da oltre seicento titoli) con la doppia possibilità di scaricare i giochi (solo PS2 e PS4) oppure di utilizzarli in streaming (tutti e tre i formati). Al netto della necessità di disporre di una buona connessione, indispensabile per poter fruire dei contenuti in streaming (e per essere costretti ad attese bibliche nello scaricamento), si tratta di un servizio adatto più a un pubblico “casual” che ad appassionati da anni affezionati al marchio PlayStation. Questo perché nel catalogo non sono presenti le ultime uscite, molti classici e le grandi esclusive, ma una buona selezione di tanti generi differenti. Un’ottima infarinatura generale, ma chi “fa sul serio” si aspetta altro anche in considerazione di una spesa mensile non proprio contenuta.
Electronic Arts
Electronic Arts è una delle software house più attive per quanto riguarda la fornitura di servizi in abbonamento, e propone ai giocatori diverse soluzioni che spaziano tra PC e console. I più fortunati al momento sono sicuramente i possessori di computer, che dispongono di due varianti piuttosto interessanti. La proposta base è denominata Origin Access (3,99€ al mese o 24,99€ all’anno) e offre un accesso anticipato (cinque giorni) con 10 ore di prova gratuita per le nuove uscite, un catalogo costituito da oltre duecento giochi e un 10% sconto su qualunque acquisto effettuato nell’Origin Store. Più costosa (14,99€ al mese o 99,99€ all’anno) la versione Premium, che oltre ad aggiungere una decina di titoli a catalogo, consente di giocare senza limitazione e con accesso anticipato alle nuove uscite. Questo vuol dire, ad esempio, poter provare FIFA 20 prima della data di lancio ufficiale, senza la necessità di acquistare il gioco fintanto che sarà attivo l’abbonamento. In termini contenutistici e di qualità del servizio, Origin Access è una proposta molto interessante. Certo, nell’enorme calderone di titoli alcuni sembrano essere stati inseriti giusto per fare numero (chi proverà mai FIFA 15?), ma nel complesso c’è davvero tanta carne al fuoco. Sulla stessa falsariga, ma completamente indipendente e scollegato è EA Access. Disponibile Su Xbox One e su PlayStation 4 offre allo stesso prezzo (3,99€ al mese o 24,99€ all’anno) buona parte dei contenuti che caratterizzano Origin Access. Stessa percentuale di sconto sugli acquisti, stessa funzioni di accesso anticipato, ma un catalogo inferiore in termini numerici. Una settantina di titoli per quanto riguarda la versione Xbox One (grazie anche alla retrocompatibilità con Xbox 360) e una quarantina su PS4. Proprio questi “tagli” nel roster rendono gli abbonamenti per console (molto) meno interessanti di quelli PC.
Microsoft
Microsoft vanta un servizio ad abbonamento ormai consolidato, che può essere considerato come il punto di riferimento almeno per quello che riguarda il mercato console. Proprio come accade per PlayStation, anche in casa Xbox è necessario sottoscrivere un abbonamento per le sfide online. Il servizio in questione è denominato Xbox Live Gold e, a un prezzo sostanzialmente analogo rispetto alla concorrenza (6,99€ al mese o 59,99€ all’anno), offre la possibilità di affrontare altri giocatori in rete, da due a quattro titoli gratuiti al mese (solitamente di buona/ottima qualità) e una serie di sconti su alcuni prodotti selezionati fino al 50-75%. Indispensabile e interessante, così come è molto interessante l’Xbox Game Pass (9,99€ al mese), che propone l’accesso a circa duecentocinquanta giochi, la possibilità di provare in anteprima le novità di Xbox Game Studios e offerte esclusive. Ciò che colpisce, e che rende questa proposta particolarmente appetibile, è il livello medio dei titoli offerti. Ci sono tanti capolavori e tanti “pezzi grossi” che si affiancano a piccole perle indie. L’Xbox Game Pass è disponibile anche in una versione PC, con un minore quantitativo di titoli (un centinaio al momento) e a un prezzo (valido solo per la fase di beta) di 3,99€, che crescerà fino a 9,99€ una volta avvenuto il “lancio ufficiale”. Infine Microsoft propone anche un pacchetto completo per chi è abituato a divertirsi sia su computer che su console. L’Xbox Game Pass Ultimate (12,99€ al mese) comprende l’abbonamento Game Pass per PC, per Xbox One e Xbox Live Gold e, secondo noi, si tratta di un vero affare.
Ubisoft
Anche la casa transalpina si appresta a entrare nel mondo dei “giochi su abbonamento” proponendo un servizio denominato Uplay+, che sarà disponibile inizialmente solo sul PC e dal 2020 su Stadia. Il lancio ufficiale è previsto per il 3 settembre, con un periodo di prova gratuita che si concluderà il 30 settembre. Il costo mensile sarà di 14,99 euro, e al momento non è stato annunciato nessun tipo di offerta annuale. Si tratta di una scelta piuttosto particolare e in controtendenza con quanto proposto dalla concorrenza, che non permetterà alcun risparmio ai possibili acquirenti. Per il resto, i termini sono semplici. Sottoscrivendo l’abbonamento si avrà accesso a un catalogo che comprende oltre cento titolo, che includeranno sia le ultime novità (ad esempio i prossimi Watch Dogs Legion Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint e Gods & Monsters), le uscite più recenti e tutta una serie di classici del passato. In quanto a contenuti ci troviamo senza dubbio di fronte a una proposta interessante, che potrebbe però essere arricchita nella formula traendo ispirazione da quanto fatto da servizi analoghi. La possibilità di sottoscrivere un abbonamento annuale non dovrebbe mancare, mentre un minimo sconto sugli acquisti nello store Ubisoft sarebbe un plus non da poco.
Utomik
Abbandoniamo le singole software house e i produttori hardware per spostarci verso una proposta “indipendente”. Disponibile esclusivamente su PC, Utomik è una soluzione interessante per chi sta cercando un servizio che garantisca una discreta varietà a un prezzo abbastanza accessibile. Sono disponibili due diversi tipi di abbonamento, uno Personal (singolo utente, 6,99€ al mese, 14 giorni di prova gratuita) e uno Family (fino a quattro utenti, 9,99€ al mese, 14 giorni di prova gratuita, sistema di parental control per l’utilizzo ai contenuti) che permettono di accedere a una libreria composta da quasi un migliaio di titoli. Il catalogo è ampio e non mancano i giochi di qualità, anche se la prima parola che viene in mente scorrendo l’elenco è “datato”. Non ci sono infatti le ultime (ma neanche le penultime) uscite, e mancano quasi completamente i tripla A. Vista l’assenza di novità di peso i requisiti hardware sono alla portata di praticamente qualunque PC “moderno”, e non trattandosi di un servizio di streaming (i giochi saranno scaricati su disco rigido e i salvataggi in cloud) non è neanche necessaria una connessione particolarmente veloce.