Il fantasma di Maurizio Costanzo sulle primarie del PD | Rolling Stone Italia
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Il fantasma di Maurizio Costanzo sulle primarie del PD

È finita l'epoca del salotto tv del 'Maurizio Costanzo Show', ma anche il voto e le primarie del PD non se la passano bene. La soluzione? Dimenticare tutto e subito

Il fantasma di Maurizio Costanzo sulle primarie del PD

Maurizio Costanzo nel 1990

Foto: Franco Origlia/Getty Images

Alberto Piccinini: Come facevamo a vivere senza internet? Una volta quando non c’era internet arrivavi a casa la sera tardi e accendevi la televisione. Oppure, se vivevi ancora a casa dei tuoi, la trovavi già accesa. Ti dirò, io la tv me la ricordo sempre accesa, come un’installazione artistica a poco prezzo – lo leggevamo nei romanzi di Bret Easton Ellis che nelle stanze c’era sempre la tv accesa no? La sera tardi in televisione c’era sempre il Maurizio Costanzo Show. Una sfilata di umanità piuttosto varia: scrittori e attori, caratteristi, psicologi, politici e gente comune, parecchi freak. Più o meno il genere di argomenti e personaggi che tu adesso hai su un qualsiasi social, però meno esasperato, più noioso, con dei gran tempi morti. Gli scrittori tenevano sempre il loro libro appena uscito sotto il culo, e la cosa mi sembrava metaforica dello stato della letteratura allora. Dopo i primi anni di ospiti famosi ti accorgevi che si era creato tutto un bestiario di ospiti famosi solo perché quasi ogni sera erano al Costanzo Show, e questo era metaforico dello stato della società allora, molto warholiano in effetti ma così, come una stanca copia molto romana dell’originale. Era un mondo verso il quale si aveva l’interesse distratto e malato che si ha in autostrada nei confronti di un tamponamento sull’altra corsia. Quello era il fondamento dell’estetica televisiva degli anni che precedono la discesa di Berlusconi in politica, una specie di complicità distratta. Me ne sono pentito? Certo che me ne sono pentito, ma a che serve adesso? Siccome era molto tardi, non penso di aver mai visto una puntata del Costanzo tutta intera: nella visione della tv dopo mezzanotte erano compresi il sonnellino e lo zapping sugli altri canali, compresi i bassifondi delle private con le televendite e le zozzerie. Una cosa sola mi è rimasta: la musica. La musica brutta (e questo lo pensava Proust) conserva la memoria del passato. La sigla. Il pianoforte di Franco Bracardi che sottolineava i momenti comici, quelli tragici e quelli in cui piangevano tutti. La passerella finale. Le sei note del jingle che mi si è conficcato nella testa e non va più via. Partiva sopra il cartello per il lancio della pubblicità, quello con i quadri di Cagnaccio di San Pietro, ricordi? Que reste et it des nos amours? Mah.

Giovanni Robertini: Certo che mi ricordo, che dormite! L’idea di seconda serata la associo o al MCS o a Porta a Porta, pasticche di valeriana a colori, praticamente un genere, potremmo chiamarla ambient tv. Dovremmo sentire un Recalcati che è lacaniano, magari ci direbbe che quegli studi tv altro non erano che il salotto dei nostri genitori e noi i bambini che origliavano le loro cene con amici prima di addormentarci. E forse è questo il motivo per cui da noi il late show all’americana, il Letterman o il Jimmy Fallon, non ha mai avuto tanto successo: troppo veloci, adrenalinici, con band vere che cercavano di buttarti giù dal divano e farti ballare. Che ansia. Ora che la televisione, Sanremo a parte, è roba da boomer, la seconda serata è di troppo, siamo quasi tutti già a nanna e le famiglie Auditel lasciano acceso senza volume per continuare il perverso gioco dello share e degli ascolti. Ora l’ambient tv sta sulle piattaforme o nella pay tv: il mio Xanax televisivo è Quattro Ristoranti di Borghese, che è un po’ il Trip Advisor show, un’esperienza virtuale: è come se andassimo davvero fuori a mangiare fuori e poi finalmente sazi e incazzati per il conto tornassimo a casa, tutto senza spendere un euro e da sdraiati. Saranno i cooking show i mauriziocostanzoshow di gen X e gen Z? Il dibattito è aperto, ma solo in prima serata.

AP: Bello il salotto lacaniano dei nostri genitori. Ci devo riflettere. Realizzo soltanto in questo momento che domenica ci sono le primarie del PD. Ci andrai? Io boh. Non so cosa mi trattenga ancora di abbandonare il PD al suo destino e alla sua dissoluzione, come hanno fatto da tempo i miei amici più radical. Tanto peggio tanto meglio. Ci eravamo già lamentati in questa rubrica che Elly Schlein non era pronta. Che avrebbe fatto meglio a trovarsi un coach stile X Factor per togliersi il birignao politichese. Ti dirò, osservando lo shaming alla quale è stata sottoposta – anticapalbio antisemita – me ne sono pentito subito, meglio tacere. Un coach stile X Factor l’hanno trovato per Bonaccini direi: lo stylist che gli ha trovato gli occhiali a goccia e i jeans stretti col risvoltino, ci ha convinto benissimo a non votarlo per troppa manifesta zarraggine. Bene così. Dicono che ieri Elly Schlein ha perso lo zaino in treno. Ha scritto una roba del tipo: tenetevi il computer ma ridatemi le lettere che mi hanno mandato i militanti del sud e del nord. Le lettere? I militanti? Cos’è, il libro Cuore? A Gianni Cuperlo dieci giorni fa è successa la stessa cosa: ha dimenticato il trolley sul treno che lo portava a Modena, e a Modena ha dimenticato il telefonino nel circolo dov’era andato per una riunione. Cuperlo, che ricordo dai tempi della Fgci anni ‘80, è il candidato snob e perdente, cioè quello ideale. Ci ricorda che la cosa migliore è dimenticare. Dimenticare tutto e subito.

GR: Non so davvero se domani andare a votare. Certo, se mi vogliono convincere piazzando il seggio dal kebabbaro come hanno fatto a Milano la vedo dura, trasformare il voto in una experience è un’idea milanesissima ma bisogna lavorarci meglio. Fammi votare alla sfilata di Gucci o durante il live di Rondodasosa, alla Fondazione Prada nel bar di Wes Anderson oppure nella portineria di casa Ferragnez a City Life. Tra la gente per la gente. Già che il PD è il partito delle Ztl, dei fichetti radical chic del centro – come ci tiene a sottolineare il talk di Rete Quattro che è dentro ognuno di noi – almeno non sprechi questa occasione. Costruisca il suo fortino di fianco alla Torre Isozaki e da lì dichiari guerra a Buccinasco, Baranzate e la provincia tutta. Altro che rivalutare Ultimo come dice Bettini, mettiamo una playlist con Kelala, Tirzah e ii Sault e à la guerre comme à la guerre.

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