Andrey Karr ha lo sguardo spiritato mentre mi parla. All’inizio penso che sia un po’ high (li conosco, di solito, questi sportivi estremi), poi, invece, capisco che quello è il suo modo di guardare il mondo. Ha sempre voglia di fare qualcosa, di spingere il limite un po’ più in là. È nato e cresciuto in una famiglia di scalatori (nonni compresi) e oggi detiene un record notevole: ha surfato l’onda della storia a Nazaré, storico spot portoghese.
Non si può dire che gli manchi il coraggio (anche se adesso vorrebbe fare un lavoro serio). È tra i protagonisti del film Magnetic, la nuova impresa cinematografica di La Nuit de la Glisse, diretta come sempre da Thierry Donard, con il supporto di TAG Heuer.
Facciamo l’elenco? Hai iniziato con lo sci, poi sei passato al salto con gli sci, poi allo skydive, poi….
Mio padre mi ha portato sul parapendio quando avevo 5 anni. Vengo da una famiglia di scalatori, anche i miei nonni lo erano. Mi hanno introdotto alla montagna, agli sport… Dopo lo sci ho provato il salto con gli sci, a 14 la mia vita è cambiata quando ho iniziato a studiare skydiving. Poi due anni dopo ho iniziato con il base jumping, sono andato avanti per 10 anni, praticamente full time. Nel frattempo ho proato altri sport, una decina di anni fa sono andato per la prima volta a Bali per provare a surfare.
E ti ha preso subito?
In realtà ho surfato per tre anni, poi ho smesso perché viaggiavo sempre in luoghi diversi. Ma fin dall’inizio ho puntato alle onde importanti. Point Break è stata una grande ispirazione per me… Diciamo che quattro anni fa ho preso una decisione: iniziavo ad avere quasi 30 anni e ho dovuto capire cosa fare nella mia vita. Quindi mi sono lanciato sul surf, ho preso un biglietto per Nazaré, in Portogallo, e ho fatto la prima stagione lì.
Hai parlato della tua famiglia, che rapporto hanno con gli sport estremi?
Mio nonno fino a qualche anno fa scalava qui sulle Dolomiti. Sono una famiglia molto importante in Russia. Diciamo che nessuno era felice quando ho iniziato a fare skydiving però! (Ride) Mia mamma lo odiavo, ma allo stesso tempo, rispettava la mia scelta. Tutti nella nostra famiglia hanno vissuto per anni con la consapevolezza che qualcuno non tornasse a casa. E grazie a questo hanno imparato a rispettare le scelte degli altri, le loro passioni. Non potevano obiettare.
Come hai conosciuto Thierry Donard?
Per caso praticamente: ero a Nazaré, per il terzo anno. Thierry è arrivato in città e un mio amico mi ha detto che c’era questo tipo in città molto interessante, un regista famoso. Non sapevo chi fosse! Ma appena l’ho incontrato ho capito subito che era l’uomo dietro la cinepresa di un sacco di video con cui sono cresciuto nella mia vita. C’è stata subito una connessione e ci siamo accordati per le riprese.
A Nazaré hai surfato l’onda più grande di sempre della zona. Era un tuo obiettivo?
Quando facevo base jumping vivevo ogni giorno con l’idea che potesse essere l’ultimo. Quindi quando ho iniziato a surfare mi sono innamorato di personaggi come McNamara o Carlos Burle, che hanno più anni di me e sono felici, si divertono ancora. Ho capito che posso muovermi con calma, sentire la pressione, prepararmi a dovere… Dialogare con la natura. Non è necessario dare tutto subito. Anche perché il surf è un mondo diverso. Con il base jumping cammini tutto il giorno, poi ti concentri per qualche minuto. Per il surf devi stare concentrato sempre, per otto, dieci ore, in mezzo alla tempesta. Non puoi sbagliare un secondo.