Per uscire dall’inferno di questi ultimi due anni, non c’era niente di meglio che buttarsi nel XXXIII canto del Paradiso di Dante. Un modo, di certo, per esorcizzare la pandemia ma anche per celebrare la ripartenza dei teatri che finalmente sono tornati al 100 per cento della capienza. È ciò che hanno scelto di fare Elio Germano e Teho Teardo con lo spettacolo tratto dall’ultima parte della terza cantica della Divina Commedia, che andrà in scena lunedì 11 ottobre alle 21 al Teatro Alighieri di Ravenna (repliche 12 e 13 ottobre) e poi in diverse date in giro per l’Italia. E per renderlo fruibile a un pubblico vasto e trasversale, la direzione ha deciso che il biglietto sarà gratuito per gli under 30. Un progetto nato dopo la lettura alla presenza del presidente Sergio Mattarella a settembre 2020, in apertura delle celebrazioni del 700esimo anniversario della nascita del Sommo Poeta: la drammaturgia è dello stesso Germano, il racconto in note di Teardo e la regia di due artisti visionari come Lulu Helbæk e Simone Ferrari, che si sono già cimentati per le Cirque du Soleil e cerimonie olimpiche.
«Sono stato chiamato a cercare di rendere Dante divulgativo, a farne qualcosa che potesse aiutare il pubblico a frequentarlo, per restituire vita a qualcosa che troppo spesso sentiamo puzzare di vecchio e di polvere», ha esordito l’attore romano, il quale ci ha spiegato che non si tratta soltanto di una lettura, quanto invece di quello che si potrebbe definire “teatro totale”: «È concerto, spettacolo teatrale, installazioni video. C’è tutto! Uno sfogo per quel che non avevamo fatto in due anni e che la gente non aveva più visto a causa della pandemia». Niente lezioni o sermoni, però, visto che l’intento, ha aggiunto, sarà quello di «eliminare le pieghe da questo tessuto che, quando è troppo arricciato, non ci permette di apprezzarlo appieno. Infatti, dilateremo le bellissime parole aiutati dalla musica e dalle immagini».
Elio Germano ci ha poi tenuto a precisare che sarà una vera e propria “messa” (in scena), quasi come i rituali cattolici, perché «vivremo sul palco quello che Dante ha vissuto e le sue difficoltà nel raccontarlo. Ci sarà un tramite tra il pubblico e la divinità, in questo caso sono io e nel testo è Dante, per permettere questo dialogo». E probabilmente non è un caso che il biglietto sarà gratuito per chi ha meno di trent’anni, visto che l’attore romano ha aggiunto che, purtroppo, la scuola non aiuta a farci amare i classici: «Io stesso ho vissuto Dante ridotto a un pacchetto di cose da dover fare senza sapere bene il perché, in linea con la società che ci hanno costruito attorno, allevati come siamo a consumare. Così a scuola, utile solo a prendere un voto ma schiacciando tutte le esperienze di vita. Non riesco a capire a cosa serva trattato in quel modo, perché non insegna niente e non trasmette la voglia di attraversare da sé certi capolavori». Un punto sul quale Germano si è soffermato a lungo, segno che è uno degli aspetti a cui tiene di più: «La scuola dovrebbe proporre sistemi alternativi, perché vedere tutta l’arte come un pacchetto l’ha devastata. Non si può mettere al fianco della Divina Commedia la spiegazione. È la cosa più violenta e più lontana dalla vita che ci sia. Bisognerebbe, invece, permettere alle persone di tuffarcisi dentro senza nessuna spiegazione». E ha lanciato una proposta-provocazione: «Alle superiori bisognerebbe studiare una sola poesia in cinque anni, così ci si allenerebbe a comprendere tutte le altre».
Catturato dalla complessità, dalla dimensione infinita di Dante, dalla sua ansia e dalle sue inesauribili scoperte, anche il compositore Teho Teardo si è speso per raccontare un lavoro che di certo non ha lasciato niente al caso nell’aspetto musicale: «Ho cercato di rendere visibile l’invisibile. Quando il canto chiude la Divina Commedia e Dante finisce quello che non ha neanche potuto vedere, da quel momento sta a noi immaginare. Mi piace pensare a questo spettacolo come a una sorta di continuazione. Cosa facciamo di fronte all’immensità del cosmo?» si è chiesto e lo spettacolo ci invita a domandarci: «Si chiude il testo dantesco, però mi sembra che se ne apra un altro. Amo definirlo uno spettacolo delle possibilità». Che, tra l’altro, gli ha cambiato la vita in meglio dopo un periodo un po’ oscuro: «Un giorno Elio mi chiama e dice: “Ho trovato su cosa possiamo lavorare”. “Era ora”, gli ho detto, dopo 12 anni nell’inferno di Céline (il precedente spettacolo che li ha visti collaborare, nda) ci è apparso d’un tratto molto semplice come uscirne: con il Paradiso di Dante. Anche perché eravamo rimasti prigionieri nella totale sfiducia del consorzio umano – ha ammesso –, quindi lo ringrazio per avermi tirato fuori da quell’inferno».
Ma per portare in scena l’ultima parte della terza cantica, quella che mise Dante di fronte al paradosso di dire l’indicibile e comunicare l’ineffabile, Elio Germano e Teho Teardo forse da soli non sarebbero bastati. E così, hanno chiesto il supporto di Lulu Helbæk e Simone Ferrari, registi e direttori creativi di fama internazionale, che si occuperanno dell’aspetto visivo di grande impatto: «Più che spiegare, cercheremo di dispiegare. È già tutto lì, bisogna metterci la testa dentro e farsi trasportare in un viaggio incredibile. Per cui accompagneremo per mano lo spettatore in questo fantastico percorso e, rispetto a Elio e Teho, noi proveremo a realizzare la musica per gli occhi».
XXXIII canto del Paradiso di Dante è una coproduzione con Pierfrancesco Pisani per Infinito Produzioni e Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara Claudio Abbado, Teatro Amintore Galli di Rimini, che dopo Ravenna proseguirà in tournée dal 15 al 17 ottobre a Ferrara al Teatro Comunale, dal 19 al 24 ottobre a Firenze al Teatro della Pergola, dal 26 al 27 ottobre a Rimini al Teatro Galli, dal 29 al 30 ottobre a Venaria Reale al Teatro della Concordia, dall’1 al 4 novembre a Milano al Teatro Franco Parenti e dall’8 al 13 febbraio a Roma al Teatro Ambra Jovinelli.