Di solito le interviste dedicate agli youtuber iniziano più o meno così: milioni di iscritti, miliardi di visualizzazioni, l’idolo dei ragazzi, la favola millennial eccetera. Di solito i libri degli youtuber sono diari posticci – magari scopiazzati, o scritti da qualcun altro -, biografie di ventenni che raccontano la vita segreta dietro la telecamera eccetera. Favij lo sa benissimo (ha pubblicato un quasi-diario nel 2015, non l’ho letto) e lo ringrazio di avermi risparmiato la fatica: il romanzo The Cage – Uno di noi mente è un’avventura alla Mazerunner che si legge volentieri, non c’entra niente con internet ed è firmato Lorenzo Ostuni, il suo vero nome. Sulla copertina non ci sono adolescenti con le cuffie.
Ostuni sa benissimo perché il suo romanzo è in libreria, e non fa niente per nasconderlo. Ok, il volume è avvolto da una bella fascetta rossa che recita “Il romanzo di Favij è sorprendente”, ma quella che potrebbe sembrare la paraculata definitiva è in realtà frutto della sua volontà di liberarsi dal personaggio Favij, di fare un esperimento diverso. E poi, se volesse davvero sfruttare il traino della sua enorme fanbase per incassare, andrebbe in televisione.
Diciamoci la verità, non ti sembra di imbrogliare? Nome vero o nickname, il tuo romanzo sarebbe comunque in libreria.
Mah, imbrogliare… se volessi fare Lo Scrittore forse ti direi di sì. Ma nessuno pensa a me come a “Favij, l’autore”, io sono uno youtuber. Comunque, se devo prendere posizione, ti dico che l’editore sa benissimo che la nostra fanbase con molta probabilità comprerebbe il libro. Sono investimenti assicurati, sì, ma è positivo almeno per due motivi: primo, gli incassi possono essere investiti su autori meno conosciuti; secondo, il nostro pubblico è molto giovane e attaccato a internet per gran parte della giornata. Portarlo sulla carta stampata mi rende orgoglioso.
Parliamo del genere. The Cage è un giallo fantascientifico e non parla di videogame.
Ho cercato di scrivere qualcosa di simile a quello che leggo di solito: Hunger Games, Mazerunner, avventure young adult un po’ distopiche e piene di misteri. La struttura ricorda un po’ un videogioco a livelli, ma a parte questo il personaggio di Favij non c’entra niente.
E l’hai firmato con il tuo nome…
Sì, non mi andava di fare una commercialata. Avevo voglia di fare qualcosa che in primis piacesse a me, qualcosa che avrei letto io. Ho detto subito a Mondadori che immaginavo qualcosa di diverso da quello che di solito succede nel mio mondo. Niente “ecco come ho fatto a fare 4 milioni di iscritti”.
Hai collaborato con lo scrittore Jacopo Olivieri. Qual è stato il suo ruolo?
Ho scritto la prima bozza della storia un paio d’anni fa, e prima di pubblicare ho detto a Mondadori che avevo bisogno di qualcuno che sapesse metterla giù in modo narrativo, diciamo così, ma che parlasse anche la mia lingua. Io cerco una lingua giovane, e temevo una scrittura old style. Jacopo mi ha aiutato con parte della storia e ha curato l’editing.
Fammi capire meglio, è stata una tua richiesta specifica?
Sì, tutta una mia idea. Ci tenevo particolarmente, volevo essere minuzioso.
Molti youtuber stanno cercando di uscire da internet per progetti diversi. Qualcuno fa stand up comedy, qualcun altro il cinema…
Io vado a esperimenti. Non voglio mollare YouTube, è un mondo parallelo che vive di luce propria. Non ci sono lavori più importanti di altri, e se uno come Will Smith si apre un canale… Anche io all’inizio vivevo come un problema il fatto di “lavorare su Youtube”, ma non sono pentito di niente. Tutti gli errori che ho fatto sono serviti a qualcosa.
Quindi ti vedremo in video anche a 40 anni?
Non lo so, è successo tutto per caso e non mi aspettavo di arrivare qui. Chissà dove andrò a finire.
Hai un pubblico enorme e molto giovane. Ti poni dei limiti?
Se hai tanto seguito devi capire che hai altrettante responsabilità. Non puoi caricare tutto quello che ti passa per la testa. Con il tempo ho capito che non è così facile come sembra, chi fa il mio lavoro pubblica un video al giorno e magari qualcosa può sfuggire. Il problema, però, è chi non ci pensa neanche un minuto. Ci vogliono mille occhi e attenzione costante.
Hai visto il video di Logan Paul nella foresta dei suicidi? Cosa hai pensato?
Sì, l’ho visto. Mi ha fatto schifo. Ci tengo a dire una cosa: se hai un pubblico come il suo e sei sulla cresta dell’onda non può sfuggirti una cosa del genere. Devi arrivarci da solo, sei enorme e non hai scuse. Tutti possono sbagliare, ma così no.
Torniamo al libro. Hai letto qualche stroncatura?
Fino ad ora le recensioni sono positive. Qualcuno ha detto che è un po’ ridondante, ma non mi sorprende: è la mia caratteristica principale. Niente commenti troppo negativi, per il momento.
Occhio, perché adesso che l’hai detto…
E vabbè dai, meglio una critica sincera che il contrario.
Chiudiamo con un classico. Che musica ascolti?
Visto che parlo con Rolling Stone, lo dico! È un mix un po’ strano, dall’EDM ai Queen, Bohemian Rhapsody è il mio pezzo preferito. Mio padre suonava e mi ha fatto ascoltare di tutto. È tutta colpa sua.