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Leo Ortolani, il creatore di Rat-Man: «Le parodie sono una cosa seria»

Due parole con il fumettista che ha creato un supereroe senza poteri che fa ridere tutti da 20 anni. «Sono un dissacratore, voglio sempre far vedere dove è il trucco»

«La prima volta che ho disegnato un fumetto con la faccia da scimmia era il 1976, avevo 9 anni. Ed era una parodia di Spazio 1999», dice Leo Ortolani, 48 anni, che da oltre vent’anni è il padre di Rat-Man, supereroe strampalato e causa di risate ai limiti dell’illegalità. Ortolani si è fatto le ossa con il pubblico più esigente, quello dei compagni di scuola: «Avevo un diario che facevo passare tra i banchi, con una mia mitologia della classe. Anche lì era una parodia, ma di Guerre Stellari».

La parodia è il tuo modo d’essere?
Ho sempre adorato far vivere altre avventure ai personaggi che mi appassionano. Mi piace metterli in difficoltà.

Cosa volevi restituire di The Walking Dead?
La sua imprevedibilità. Nella serie a fumetti giri pagina e non sai cosa potrebbe accadere. Robert Kirkman ha una tecnica di narrazione molto semplice ma molto efficace, in cui tutto può succedere. Ti catapulta in uno scenario in cui ti senti protagonista e potresti morire da un momento all’altro. Mi piace molto quando uno sceneggiatore riesce a sorprendermi. Io sono un dissacratore, voglio sempre far vedere dove è il trucco. È una maledizione, perché quando leggo o vado al cinema vedo subito il dietro le quinte. Per questo mi piace quando qualcuno riesce a stupirmi, perché è stato così bravo da non farmi vedere come ha fatto. Poi certo, la serie tv diventa un po’ la tua soap opera, ti affezioni ai personaggi.

Clicca sull’immagine per leggere la nostra recensione di The Walking Rat

Qual è l’ultimo personaggio di cui ti sei innamorato?
Leggo in lungo e in largo, come fumetti. Proprio uno dei personaggi di The Walking Dead, questo Negan, un personaggio deliziosamente malvagio che è veramente imprevedibile. È un son of a bitch e se ne vanta.

Come Joker?
È peggio, perché Joker è pazzo, lui invece ha una lucidità tutta sua. L’hanno scritto così bene che diventa divertente.

Il tuo Rat-Man come fa a cavarsela, visto che è un supereroe senza poteri?
Lui ha un solo superpotere, quello di non mollare mai. È la sua arma segreta. In questo un po’ mi rispecchia, anche se lui sa essere di un ottimismo anche sciocco, mentre io sono sempre stato dalla parte del pessimista (credo che l’ottimista sia un pessimista male informato).

Rat-Man è una cosa seria?
Ha avuto 20 anni di vita, quindi è maturato. A volte le sue avventure hanno risvolti drammatici, come la vita. Però cerco di vedere il lato surreale o comico della situazione perché è il mio modo di vedere le cose.

Il cofanetto completo di Rat-Man gigante

Ami ancora i supereroi?
Li adoravo, mi piaceva molto il Dottor Destino, perché rappresenta quello che tutti gli adolescenti pensano («sono bello e potente e nessuno mi capisce»). Adesso le storie sono diventate troppo complesse, per cercare un realismo di cui non c’è bisogno. Se hai una buona storia, se sai cosa raccontare e hai una buona idea puoi dire che hai trovato un buco nello spazio cosmico e sei a posto, invece qui vanno a cercare tutte le spiegazioni scientifiche – di cui, in fondo, alla gente non gliene frega niente.

Insomma, Interstellar non ti è piaciuto.
Mi ha fregato in quanto papà. Di quei pianti… con due figlie l’ho sofferto molto, mi è piaciuto.

Il cavaliere oscuro invece no.
Non è necessario a tutti i costi cercare di spiegare una cosa non spiegabile. Voglio dire: perché un supereroe dovrebbe volare con un mantello? A quel punto potrebbe volare nudo, tanto non è umano, cosa gliene frega. Perciò dopo aver visto un film come Il cavaliere oscuro ti viene da dire: «Molto bello, peccato che ci sia quel tizio con il costume che rovina tutto».

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