Due medie chiare. Sì, è con due medie chiare che ho cominciato la prima (e probabilmente l’ultima) intervista della mia vita. Perché? Non lo so, tutto sommato mi sembrava un buon modo per rompere il ghiaccio e accogliere un artista internazionale come Nicolai Sclater a.k.a Ornamental Conifer, che ho incontrato alla presentazione del Motor Bike Expo. O forse era solo un modo per rilassarmi e sciogliere un po’ il mio inglese.
Ciao Nico, innanzitutto “cheers”, poi, prima di cominciare ti devo confessare una cosa: non sono un giornalista. Sono sì di Rolling Stone, ma faccio parte dell’Art department. «Beh, ottimo!» risponde lui, possiamo cominciare.
Ornamental Conifer perché hai scelto un nome d’arte così strano?
È strano e ambiguo in effetti, ma diciamo che essendo mezzo norvegese (l’altra metà è inglese ndr) fa parte delle mie radici, lì ci sono un sacco di foreste di “alberi di natale”. Poi quando ho cominciato a lavorare facevo fatica ad avvicinarmi alle persone con il mio stesso nome. “N.I.C.O.L.A.I.S.C.L.A.T.E.R” era difficile da far capire anche con lo spelling.
Con Ornamental Conifer invece sembrava quasi uno studio creativo importante e mi faceva sembrare più grande e strutturato di quanto io fossi in realtà, e poi quando lo cerchi su Google, i miei lavori vengono fuori subito.
Un ottimo trick!
Sì, sai è sicuramente meglio di “CustomBikePainterNico”
Hai origini norvegesi e inglesi, come mai hai scelto di andare a Los Angeles?
La verità è che sono sempre stato affascinato dall’America, da ragazzino guardavo video di graffiti e motociclette ambientati a L.A. e mi sembrava una figata poter stare lì. Io sono cresciuto a Londra poi, essendo mia moglie australiana, abbiamo vissuto a Melbourne per un anno. Da qualche tempo viviamo negli States, prima a Portland, adesso a Los Angeles e l’anno prossimo ci trasferiremo a New York. Diciamo che il piano che abbiamo con mia moglie è cercare di visitare più posti possibile prima di diventare troppo vecchi. Vogliamo essere sicuri di scegliere il posto giusto dove stare veramente. Quante volte pensi che una città sia perfetta per te e invece scopri che non lo è?
Una foto pubblicata da Ornamental Conifer (@ornamentalconifer) in data:
Una bella scelta di vita, soprattutto in un periodo in cui molta gente non sa bene dove vuole stare veramente…
Sì, perché può avere un peso determinante per il tuo lavoro. Per esempio in Australia ho fatto fatica, non piaceva molto il mio stile e quindi abbiamo capito che non era il posto giusto per noi. Alla fine è come andare sempre allo stesso ristorante. Mangi sempre le solite cose; è buono per oggi e domani ma poi diventa un po’ noioso. Io ho bisogno di cambiare per ispirarmi e trovare cose nuove.
Perché un ragazzo della nostra generazione con un grande talento per il graphic design decide di lavorare in analogico e non in digitale?
Credo che mi rappresenti di più. Da piccolo non sono mai stato attratto dal mondo digitale, che negli anni ’80 era perlopiù rappresentato dai videogiochi. Ho cominciato ad usare il computer verso la fine degli anni 90, ma avendo cominciato a dipingere a 2 anni, all’epoca avevo già quasi 18 anni di esperienza di disegno a mano libera. Alla fine, mi risulta più facile e naturale prendere un casco, guardarlo e cominciare a dipingerci sopra direttamente. Ho bisogno di vedere materialmente il risultato che voglio ottenere. È anche molto più veloce che fare una grafica al computer e farlo poi stampare da qualcun altro.
Dipingi su materiali molto diversi tra loro: serbatoi, caschi, giacche di pelle, vetrine. Qual è il tuo preferito?
Quello più terapeutico e piacevole da dipingere è sicuramente la pelle delle giacche, perché devi andare piano e riesci a sentire bene la trama della materia sotto il pennello. Per l’estetica finale dell’artwork invece, amo molto il vetro.
Leggo tanto, anche i dizionari!
è una figata!
Molto spesso i messaggi nei tuoi pezzi sono molto ironici. Qual è la tua fonte d’ispirazione?
La gente pensa che io sia un ragazzo molto ironico e magari si aspetta che io lo sia sempre, ma mi è capitato ultimamente di fare artwork meno divertenti perché sono un tipo normale, divertente ma a volte anche arrabbiato. Il problema è che ho cominciato a dipingere queste cose quando fumavo un sacco d’erba, e quindi avevo sempre un sacco di idee fighe (ride ndr) ma cominciava ad essere molto improduttivo e distruttivo per le mie relazioni personali quindi ho smesso di fumare da qualche anno e ho dovuto cercare altre fonti. Leggo molto. Libri di ogni genere: biografie di artisti e musicisti, romanzi, poesie… da un po’ di tempo leggo dizionari, ce ne sono un sacco di dizionari! C’è quello degli idiomi, quello dei sinonimi e contrari. È una figata!
Ascolti musica quando lavori? Ultimamente ascolto musica classica. Ho chiesto a mia mamma un po’ di consigli. Mi ha fatto ascoltare Händel, Vivaldi ecc… Ma siccome non ne so molto alla fine mi sparo delle playlist a caso di 3 o 4 ore che trovo su Youtube. Poi in realtà alcuni dei miei lavori sono probabilmente ispirati all’hip hop della scena britannica. Pezzi che non parlavano di soldi, macchine o puttane ma di cose vere, come l’essere incazzati perché pagati con il minimo salariale. Poi sono cresciuto ascoltando un sacco di blues grazie a mio padre, Tracy Chapman e poi molta musica più recente, ci facciamo un sacco di festival con mia moglie e sono sempre alla ricerca di band nuove, mi piacciono un sacco anche le robe garage e punk. Insomma si, ascolto un sacco di musica. Adesso mi piacciono i Black Lips, i Tame Impala, Shlohmo e FKA Twigs, Ariel Pink e Courtney Barnett. Occhio alla giacca realizzata da Ornamental Conifer per il videoclip di One For The Road degli Arctic Monkeys:
Parliamo di moto. L’iconografia della motocicletta è sempre stata molto cupa, con teschi e ossa, molto diversa dal tuo stile ironico e colorato…
Sono cresciuto con le motociclette grazie a mio padre, una persona molto tranquilla. È un pacifista, un poeta, è molto dolce mentre mia madre è una persona molto forte, è una femminista. Si compensano alla perfezione.
Quindi non sono cresciuto con l’immagine della motocicletta del tipo cazzuto che vuole fare parte di una gang, ma con l’idea che guidando una motocicletta tu ti possa sentire libero godendoti ogni momento, che è poi quello che spesso cerco di esprimere con le giacche di pelle che dipingo.