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Tami Tsunami: «Tro*a perché mi piace fare sesso? Allora la sono»

È la onlyfanser italiana con più abbonati (e quindi guadagni), è uscita con ‘Dura’, un brano urban funk con Guè, e ci racconta la sua storia partita dalle case popolari del quartiere Forlanini, la famiglia di donne forti, un padre che non ha mai conosciuto, la musica che ha sempre fatto parte della sua vita e perché sulle piattaforme non si fanno i soldi facili

Foto press

Cosa c’entra una “adult content creator” con la musica? Più di quello che potreste aspettarvi, soprattutto se la protagonista è Tami Tsunami. La recordwoman italiana di iscritti a OnlyFans (circa cinquemila) è infatti sbarcata nel mondo della discografia con il singolo Dura e ha trovato, per questo esordio, il sostegno di un pigmalione d’eccezione come Guè. In fondo erano già fan l’uno dell’altra, visto che il rapper ha confessato di essere un appassionato dei contenuti per adulti in generale, e in particolare di quelli di Tami. Da lì è nata la conoscenza fra i due, un complimento in un podcast e un incontro a un concerto dei Club Dogo, con la successiva proposta da parte della onlyfanser di avere un parere su un brano scritto di suo pugno. Così è nata la collaborazione su questo pezzo urban funk, con un ritornello che rimane in testa e che parla di sensualità e libertà di esprimersi al di là di qualsiasi condizionamento sociale. Ma dietro la maschera (che dice di non portare) di Cinzia Di Nunno, il nome all’anagrafe della 32enne, c’è molto di più.

Cresciuta nel quartiere Forlanini, che lei chiama ancora Trecca, tra le case popolari milanesi di via Salomone, ha imparato ben presto a formarsi un carattere di ferro. Quello che dimostra ancora oggi di avere, nonostante l’estrema serietà e il garbo che esprime a ogni risposta, e che sembra il vero segreto del suo successo. Così Tami ci ha raccontato la sua storia, che ha da sempre la musica come colonna sonora fin dalla prima adolescenza, ma anche risvolti umani non certo facili tra un padre assente («non l’ho mai conosciuto»), il bullismo, il lavoro arrivato già a 13-14 anni e oltre un decennio diviso tra mestieri come la parrucchiera o la segretaria. Adesso è arrivata a guadagnare 80mila euro al mese, può aiutare la sua famiglia composta di «donne forti» come la mamma e la nonna (che non l’hanno mai giudicata per le sue scelte) e a non scomporsi neppure per chi la etichetta con epiteti denigratori: «Dicono che sono troia perché mi piace fare sesso? Allora la sono».

Ora che il tuo pezzo è uscito, com’è il salto da OnlyFans alla musica?
Sono decisamente serena, perché è sempre stato il mio sogno fin da piccola. Quello che sto creando adesso è una delle mie passioni che ho sognato di coltivare e non ho fatto. Indipendentemente dai feedback ho fatto tutto bene, quindi nessun rimpianto.

Che famiglia era la tua?
Molto unita e umile. Io vengo da un contesto di case popolari nel quartiere Trecca. Mia madre super donna che si è fatta in quattro, insieme a mia nonna, per non farmi mancare niente. Quindi sono cresciuta con donne forti. Quando avevo 8 anni è subentrato il compagno di mia madre, che insieme a mia mamma e a mia nonna è tra le persone che stimo di più.

I tuoi genitori avevano divorziato?
Sì, quando ero molto piccola. Non ho ricordi. Lui dovrebbe abitare a Milano.

Non hai rapporti con tuo padre?
No, non lo conosco. Ho visto il suo viso circa due-tre anni fa in una foto sui social.

Non hai mai sentito l’esigenza di incontrarlo?
In passato ci sono stati momenti in cui ha provato a contattarmi, come quando avevo 18 anni e ci siamo sentiti al telefono. Però era difficile da parte mia, perché era come parlare con un estraneo. Non ne ho sentito la mancanza, perché è come sentirla di qualcuno che non hai mai avuto. E il compagno di mia madre si è assicurato di farmi avere tutto l’amore del mondo.

I figli sono di chi li cresce?
Esattamente!

Che adolescenza hai avuto in un quartiere difficile?
Appunto, non semplice. Anche da lì deriva molto del mio carattere. Fin da piccola mi sono ritrovata in situazioni decisamente spiacevoli. Bisognava imparare subito a farsi rispettare. C’era del bullismo, e in quel momento si è formata la mia personalità. Lì è nata Tami, il mio alter ego più strong.

C’è un momento particolarmente difficile che ricordi?
Una serie di situazioni spiacevoli in cui si era addirittura passati alle mani. Da quei momenti in poi mi sono detta: “Da domani non succederà più, perché farò in modo che non succeda”. Se al mio posto ci fosse stato qualcuno più debole ne avrebbe risentito. Io no.

Hai mai sofferto di venire da un contesto come quello?
No, perché io avevo e ho molto rispetto delle persone che abitavano e tutt’ora abitano il quartiere, che sono meravigliose. Ma avevo anche amicizie al di fuori, che mi permettevano di rapportami con gente dalle vedute più ampie. Però le differenze ci sono e si fanno sentire.

La musica era già presente?
La passione per la musica nasce a 13 anni con l’hip hop l’R&B. La mie giornate erano sempre accompagnate dalla musica. Dai 16 ai 18 anni, con un paio di amici che credevano in questo progetto, iniziai a coltivare questa passione. Che però è rimasta una passione e non ha trovato uno sbocco professionale perché ho cominciato a lavorare molto presto, a 13-14 anni.

Sentivi prima il bisogno di portare i soldi a casa?
Proprio così. Sognare costava troppo e non prendevo sul serio la musica.

Quindi oggi è una passione che riemerge.
Sì, la passione per la musica mi ha sempre accompagnato e la mia cultura musicale ha continuato a crescere. Infatti molti dei miei follower si sono accorti di questo. Le mie storie sono costantemente accompagnate dalla musica, per cui mi facevano notare che c’erano brani ricercati e non casuali.

Cosa ricordi della tua vita precedente?
A 13-14 anni ho cominciato a lavorare come parrucchiera. Un mestiere che adoravo e adoro tutt’oggi. Anzi, ogni tanto mi manca. Mi faceva impazzire mischiare i colori per creare qualcosa di nuovo. Era anche tosto, perché si parlava di ritmi pesanti stando in piedi tutto il giorno. E ho proseguito a lavorare come segretaria fino a prima di OnlyFans, due-tre anni fa.

Cosa ti hanno lasciato quei 15 anni circa di lavoro ordinario?
Che nella vita per ottenere qualcosa devi farti il mazzo.

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E OnlyFans com’è arrivato?
L’aspetto sessuale è sempre stato un lato di me molto evidenziato, e con l’arrivo di questa piattaforma ho pensato che potesse dare sfogo a questa mia creatività. Avevo già un ottimo rapporto con il mio corpo, la personalità mi poteva aiutare, e quindi mi sono detta: perché no?

Il primo contenuto per OF lo ricordi?
Qualcosa di molto naturale dove mi presentavo parlando. Ho sempre pensato che dare qualcosa in più, oltre all’estetica, facesse la differenza. Era un contenuto sexy ma ancora da vestita. I contenuti espliciti sono stati un crescendo, anche se poco dopo.

Hai sentito subito che quello era il tuo posto o avevi delle titubanze?
Ho pensato subito: questo è il mio posto. Uno dei posti in cui mi trovo bene.

E con il tuo fidanzato è stata una scelta condivisa?
Quello che mi interessa è circondarmi di persone che hanno una visione della vita al di fuori dagli schemi. Più ampia. Quindi tutti quelli che mi circondano condividono con me questo atteggiamento.

Lui ha cominciato a partecipare ai contenuti per un piacere vostro o perché richiesto dagli utenti?
È stato richiesto dagli utenti. Io cerco di ascoltarli molto, anche per sapere cose nuove che vogliono vedere. Prendo tutto molto seriamente. Per me non è un gioco.

Forse è questo il segreto del tuo successo, oltre alle caratteristiche estetiche: proporre un servizio che tenga conto della massima professionalità.
Lo penso anch’io. Massima professionalità e qualità. Parliamo di contenuti amatoriali, dove una persona si riconosce ed è a proprio agio, però quel contenuto deve darti qualcosa. Il mio intento è far sognare la persona che viene da me e sceglie di spendere sui miei contenuti.

Quello che stupisce è che, in un oceano di contenuti hard gratuiti, molte persone comunque preferiscano spendere parecchi soldi su piattaforme a pagamento. Come nelle tue pagine, dove si può pagare dai 200 ai 1.500 euro, che non sono pochi.
È l’aspetto più difficile di questo mestiere. Spesso le persone, parlando in maniera superficiale, non capiscono che non si tratta proprio per niente di fare soldi facili. È esattamente l’opposto. Io sono cresciuta facendomi il mazzo per ottenere tutto, quindi trasferito su una piattaforma così mi ha ripagata. Ma coccolare i tuoi fan è fondamentale.

La tua famiglia come ha reagito?
Mi conoscono molto bene, quindi sapevano che prima o poi qualcosa di particolare l’avrei fatto. Sono arrivata a questa scelta a un’età molto consapevole, per cui si sono fidati ciecamente. Alla prima comunicazione, naturalmente, sono rimasti un po’ stupiti. Però la reazione successiva è stata di enorme fiducia, sanno come affronto qualsiasi situazione.

Ricordi una loro frase in particolare?
“Se questo ti rende felice e sei serena, siamo felici e sereni anche noi”.

Passare da 1.200 euro a 80mila al mese può far montare la testa?
Indubbiamente è una differenza netta. Ma forse il modo in cui sono cresciuta mi ha permesso di non farmi cambiare neanche rispetto a questo salto. Sono sempre stata abituata fin da piccola ad avere il giusto e a esserne comunque contenta.

Anche la nonna non ha avuto niente da ridire?
Lei è una forza della natura. Una delle donne più cazzute che abbia mai conosciuto. Prima di tutto ho dovuto spiegarle che cosa fossero queste piattaforme, visto il salto generazionale, ma poi le ho raccontato tutto in modo molto diretto, per non prenderla in giro, e l’ha presa bene. Sempre perché mi conosce e ha piena fiducia in me.

Giuseppe Cruciani alla Zanzara quando ti ha presentata ha utilizzato questa espressione, prendendo spunto anche dalla tua altezza (1 metro 50): “Maneggevole dal punto di vista sessuale”. Questa oggettificazione del corpo non ti infastidisce?
Assolutamente no, ma proprio perché deriva tutto da me. È una scelta che oggi mi fa sentire fortissima e libera. Ho una consapevolezza profonda di ciò che faccio. Dico sempre: mi sveglio la mattina e lavo solo una faccia. Non ne ho due o tre, non faccio finta di essere un’altra.

Anche perché c’è ancora quest’idea distorta che se qualcuno presta un servizio del genere poi è sempre disponibile con chiunque.
Proprio così. Io in generale sono super selettiva, dalle amicizie ai rapporti sessuali.

Dicevi anche che “troia” non è un’espressione che ritieni un insulto. Un po’ come froc*o o nig*a, se utilizzate tra persone che condividono lo stesso piano di significati?
Sono parole che devono essere utilizzate da persone che possono permettersi di utilizzarle, quindi non a sproposito. La parola “troia”, nello specifico, non mi dà fastidio perché spesso viene utilizzata dall’uomo come denigratoria, per cui non mi pesa. Se dovessero dirmi “sei troia perché ti piace fare sesso”, allora io sono una troia. E già cambia parecchio.

In tutto questo, l’amore sembra qualcosa di lontanissimo da ambienti come OnlyFans, invece con il tuo fidanzato sembri dimostrare il contrario.
L’amore fa costantemente parte della mia vita, dalla mia famiglia al mio fidanzato alle amicizie. Come l’amore per me stessa. Io sono fatta d’amore, non deve mancare mai.

Sei anche religiosa?
Non pratico, però sono cattolica. Non vado in chiesa tutte le domeniche, ma la mia famiglia mi ha trasferito la fede.

Ti senti anche femminista?
Sto un po’ nel mezzo. Ogni cosa che è estrema non mi rappresenta. Nel mio piccolo cerco di lanciare messaggi positivi, soprattutto ai giovani e alle ragazze che vorrebbero intraprendere il mio percorso. Non mi definisco in modo estremo, cerco solo di lanciare messaggi giusti.

Invece ci sono limiti nei contenuti che proponi sui tuoi canali?
Sì, ho dei limiti in base alla mia personalità. È importante far capire ai fan che non tutto è possibile pagando. Chi entra in casa mia, cioè si abbona, viene subito a conoscenza di questo. Una cosa che non farei è tutto ciò che è legato al soffocamento. Attraverso quello che propongo lancio messaggi, quindi quello che può nuocere a me e agli altri non lo diffondo.

Al di là dei pregiudizi, sembri una persona estremamente seria, anche nel dosare ogni parola. C’è anche un lato più folle di Tami Tsunami?
Sì sì, lo sono in diverse situazioni. Ma credo che il garbo sia alla base di tutto.

Tami Tsunami con Guè. Foto press

Per via che l’abito non fa il monaco, sembri condividere questo atteggiamento con Guè, con il quale hai lavorato sul singolo Dura appena uscito. Anche lui, al di là delle apparenze, viene descritto da tutti come molto serio e professionale.
Super professionale e molto umile. Lui switcha quando è il momento di lavorare.

Come vi siete conosciuti?
È partito tutto da un podcast dove gli hanno domandato quale fosse la sua content creator per adulti preferita, e lui ha risposto Tami Tsunami. Mi ha fatto piacere, perché ha aggiunto che le donne che fanno questi lavori a un certo livello sono intelligenti e non delle oche. Gli ho scritto, abbiamo iniziato a chiacchierare e un giorno, prima del concerto dei Club Dogo, l’ho avvisato che ci sarei stata e lui mi ha invitato ad andarlo a salutare di persona. Da lì è scattato qualcosa, perché anche Jake La Furia e Don Joe hanno notato la mia passione per la musica.

E quando glielo hai proposto?
Volevo sapere cosa ne pensasse, gli ho mandato il brano che avevo scritto con Riccardo Scirè e lui mi ha risposto: “Mi piace un sacco, se vuoi ne parliamo meglio”. Ed eccoci qui.

Cosa ti aspetti da questo nuovo percorso?
Al di là di tutto, io ci ho messo l’anima. Ci ho lavorato giorno e notte. Quindi sono già felice di quello che ho realizzato. Non ho lasciato niente al caso. Il videoclip è stato diretto da Mark Lucas e uscirà il 2 agosto, per cui sono serena e felice. E comunque vada sono soddisfatta.

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