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La decadenza funerea di Blanco e Mina è un omaggio a Berlusconi

Mentre attendiamo un film su Silvio ambientato nel berluscaverso con musiche originali dell'artista bresciano, è tempo di schierarsi: l'autotune o Laura Pausini?

Foto via Getty

Alberto Piccinini: «Io vorrei fa come Mina, sparì per sempre», diceva la barbiera ieri mentre io nella sedia accanto mi facevo i capelli. Intanto andava a palla il nuovo singolo di Blanco e Mina. Solo a me ‘sto profumo di dissoluzione sembra una roba inquietante? Va bene che Orfeo con la musica parlava coi morti, va bene che stiamo invecchiando tutti, ma qui siamo molto oltre. Da “Ok boomer” siamo passati direttamente al vampirismo. Chi è più creepy? L’autotune di Blanco o l’intelligenza artificiale che contiene in eterno il suono della voce di Mina? Cronenberg spostati che arriviamo. E che storia racconta veramente Un briciolo di allegria? “Non invecchi mai/ chi vive dentro di noi”: un gotico necrofilo giapponese da quattro soldi in cui lei è morta e lui ne custodisce le spoglie nel frigorifero della sua testa? “Da una storia vissuta/ poco dopo eravamo / stesi sopra una pietra”. Una sofisticata perversione viscontiana in cui l’anziano pubblico gay che si identifica in Mina sogna per l’ultima volta di essere trafitto in eterno da Blanco, il nuovo Helmut Berger? Tutti giù nella tomba? Esagero? Mi sono svegliato male? Allora qualcuno mi spieghi perché il regista del clip Simone Peluso cita Viale del Tramonto, l’anziana diva che assassina il giovane sceneggiatore dopo averlo sedotto. Blanco inspiegabilmente cade a terra nella stessa posizione di William Holden morto in piscina. Nel videoclip passa un gatto, non ho tempo di studiare il perché e il percome. Chi sa, parli.

Giovanni Robertini: All’inizio ero scettico, sto singolone tanto annunciato mi sembrava più un “drop” di una “collabo”, come dicono i giovani, una “capsule” tipo Gucci X The North Face da rimettere subito in vendita su Vinted con tanto di cartellino. E invece le urla delle provincia bresciana filtrate dall’autotune sono drammaticamente romantiche, l’AI di Mina rende il pezzo un’installazione alla Francesco Vezzoli, un cyber classic come il suo Portrait of Kim Kardashian, una postmoderna Venere di Willendorf riprodotta in bronzo e con una testa marmorea romana del III secolo d.C. Riccardo Fabbriconi e Francesco Vezzoli sono entrambi bresciani, dovremmo chiedere al nostro amico e loro concittadino Michele Masneri che connessioni psico-territoriali ci sono in ballo.

AP: Giustissimo. Apriamo il simposio c’ho una furia teorica che levati. «Le emozioni fabbricate al computer sono spaventose e inquietanti» leggo in Auto-tune Theory, un libretto del giovane critico inglese Kit McIntosh sull’uso dell’autotune nella trap e nella drill. È uscito su Not. Il capitolo sul mumble rap «fragile soulfulness per l’era autotunizzata» mi sembra particolarmente adatto per Blanco. Non si capisce? Sticazzi, la critica parla difficile. Leggo: «L’effetto infonde alle voci un fremito che fa pensare al pianto (…) I suoni che sentiamo sono da un lato autentici e commoventi, dall’altro sono finti e artificiali». Verissimo. Blanco è come una di quelle foto fatte dell’intelligenza artificiale, aggiorna Cocciante e Vasco Rossi, che poi erano il mumble rap dei tempi loro. Dovrei citare Laura Pausini perché l’altro giorno se l’è presa con l’autotune che «fa cantare cani e porci», ma da una che non voleva cantare Bella ciao cosa ti aspetti? È il venticinque aprile, tiriamo fuori i megafoni con l’autotune (i cinesi li vendono sicuro): o partigiano portami via. La Pausini mi ha deluso fin dall’inizio: poteva essere Mina, invece è stata una mezza Iva Zanicchi, con tutto il rispetto per Iva che canta in un film di Visconti ed è stata musa di Berlusconi. Silvio. Come sta Silvio? Diciamocelo: tutta ‘sta decadenza funerea di Blanco e Mina a chi allude veramente? A lui, cioè a noi.

GR: Altro che Nanni Moretti, il film su Silvio lo facciamo girare a Vezzoli con musiche originali di Blanco: eros, decadenza e denaro. Pensiamo al titolo. E lascerei stare Milano, come set, come dibattito culturale (ha annoiato prima ancora di accendersi), come luogo del berluscaverso. Partiamo dal San Raffaele e da lì, subito a sinistra, Mediaset poi svolti e vai verso la Brescia-Bergamo, villette, capannoni, mall, squadre di calcio e campi di carne sintetica.

AP: E in tutta la sua maestà Via Olgettina, il nostro Sunset Boulevard. Ah, non c’entra, mi è venuta in mente una cosa a proposito di cani e porci. Il nuovo video di King Krule, cantautore londinese erede di Billy Bragg e The Streets. È una canzoncina d’amore, per una figlia o una fidanzata non si sa. Del videoclip fatto esattamente come si vedeva negli anni ’80, pure con la stessa pasta e lo stesso formato della tv, sono protagonisti due simpatici cagnetti. Bello, ha smesso di piovere, scendo al mercato.

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