È da inizio stagione che Como 1907 ci sta abituando a scintillanti novità prima, dopo e durante i match: non solo gli illuminanti colpi d’estro dello stilosissimo Nico Paz ma anche inaspettati live show di leggende del rap italiano e un parterre du roi hollywoodiano – nelle partite in casa al Sinigaglia – che parrebbe strizzar più l’occhio ai Golden Globe che alla Serie A. Era però insospettabile, tuttavia, che il cortocircuito tra universi creativi mai a braccetto come in questi anni, calcio e moda, passasse stavolta dalla celebrazione di due leggendarie personalità della tradizione calcistica italiana, passati da Como rispettivamente negli Anni Sessanta e negli Ottanta: Luigi Meroni e Stefano Borgonovo.
Luigi Meroni aka il George Best italiano, incarnava – sia nello stile di gioco che nella vita – tratti controculturali, istrionici e anticonformisti. A 24 anni aveva già un palmares da gigante del calcio italiano: 145 partite in serie A con le maglie di Torino e Genoa (più 25 in B, proprio con il Como), con uno score di 29 gol. Con la sua leggerezza rivoluzionaria, difendeva un modo estremamente peculiare di stare al mondo, un modo libero nel senso meno artificioso e retorico del termine. Libero come quando il CT Edmondo Fabbri gli domandò di tagliarsi i capelli e lui si rifiutò, facendone una questione quasi ideologica, di libertà per l’appunto. Dribblatore funambolico, proprio come Best, impersonificava uno stile più facilmente assimilabile a quello di un membro occulto dei Beatles che allo stereotipo del calciatore, qualora ne esistesse uno.
Di stereotipato, in effetti, Luigi “Gigi” Meroni non aveva proprio nulla; così in quegli anni lo descriveva il giornalista sportivo Vladimiro Caminiti: «Noi non siamo per i capelloni, ma ne conosciamo uno e si tratta di un gran bravo ragazzo, uguale a tantissimi della sua età. In più ha i capelli e i ghiribizzi. Si disegna i vestiti e poi li porta al sarto personalmente seguendone la confezione. Dipinge ma non sa dire fino a che punto è artista… Si chiama Meroni, gli amici lo chiamano Gigi». Immaginate un giocatore che a 20 anni già dipingeva quadri e disegnava cravatte cosa potrebbe essere oggi? Probabilmente il nuovo direttore creativo di Bottega Veneta. Morì drammaticamente a 24 anni, investito da un’auto mentre si dirigeva al bar, il solito bar. La sua tragica e prematura fine, per certi versi persino più folle della maledetta fine di Best, non scalfisce tuttavia nulla nè della sua libertà creativa nè del suo estro, dentro e fuori dal campo.
Stefano Borgonovo era un calciatore quieto, elegante, «un attaccante nato» disse Trapattoni quando lo vide giocare in un campetto di provincia a 10 anni. Esordì all’età di 18 anni proprio nel Como e girovagò – collezionando un buon numero di goal – nei successivi anni in diverse squadre tra le quali il Milan di Sacchi (un suo goal contro il Bayern Monaco portò il Milan in finale di Coppa Campioni nel 1990) e la Fiorentina dove, affianco a Baggio, trovò la sublimazione delle sue qualità da centravanti. La B2, Borgonovo-Baggio, segnò 29 goal in due nella storica stagione 1988-1989. A fine carriera tornò proprio a Como, dedicandosi ad allenare le squadre giovanili fino all’arrivo maligno della malattia, la “stronza”, come lui stesso apostrofò la SLA.
L’epilogo amaro della vita di Stefano Borgonovo si contrappone con tragicità alla spensieratezza di quella stagione con Baggio. Un rapporto profondo che andava oltre il campo. «E sai qual era allora la mia gioia più grande?», domandava Baggio rivolgendosi al suo compagno nel giorno della sua morte. «Forse non te l’ho mai detto: mandarti in gol con un assist e vedere nei tuoi occhi un’infinita felicità. È il ricordo di quella felicità che oggi, caro Stefano, riesce a compensare il dolore per la notizia della tua morte». Una leggenda, anche nella fermezza di spirito con la quale riusciva a lottare sia pur all’apice della malattia: «Io, se potessi, scenderei in campo adesso, su un prato o all’oratorio. Perché io amo il calcio» disse, attraverso il sintetizzatore vocale col quale si esprimeva, nel 2008, cinque anni prima della sua scomparsa.
Ed è proprio per celebrare l’influenza di queste due figure in qualche modo uniche nel panorama culturale e calcistico italiano, Luigi “Gigi” Meroni e Stefano Borgonovo, che nasce – in edizione limitata e solo in alcuni punti vendita ad hoc – questa Legends Collection di Como 1907 in collaborazione con adidas. Una collezione – omaggio a due vite straordinarie – che comprende: una sneaker adidas in duplice versione, ognuna con una raffigurazione specifica del singolo calciatore, due t-shirt grigie, ciascuna con grafica vintage ritraente Stefano Borgonovo e Gigi Meroni e una targa relativa al periodo di carriera comasco e, infine, un’esclusiva giacca a celebrare l’eredità e lo spirito combattivo lasciati da Borgonovo.
Per tutti i tifosi, ma anche per i modaioli incalliti, la collezione sarà disponibile sia online su shop.comofootball.com che presso il negozio ufficiale adidas x Como 1907 in Via Bernardino Luini 18 a Como, a partire dalle ore 10.00 di domenica 24 novembre.