Nel marzo del 1991, Bret Easton Ellis pubblicò il suo terzo romanzo, American Psycho. Uno shock per l’America, che si ritrovò ad avere tra le mani la storia iper-violenta dell’anti eroe Patrick Bateman, il classico ragazzo della porta accanto, inserito in società ma pieno zeppo di ossessioni e problemi, che si manifestano soprattutto di notte.
In un’intervista rilasciata a Complex, l’autore del libro racconta i retroscena e i problemi legati all’uscita. «Quelli più indignati dal libro sono stati i media. Non sono stati i conservatori a voler bandire il libro; sono stati quelli più liberali. Personalmente, è stato davvero brutto ricevere delle minacce di morte», ha detto riguardo alle reazioni immediate legate alla pubblicazione del libro.
Al centro dei problemi che American Psycho ha dovuto affrontare una volta uscito, c’è stata la violenza, descritta con parecchi particolari, che Bateman mette in atto costantemente. Nell’intervista l’autore dice che in realtà il peso all’interno del libro è minore («8 pagine su 400», dice), ma la gente se lo ricorda per quanto è descritta in modo esplicito. «Doveva essere descrittivo perché è molto descrittivo riguardo tutto», dice del protagonista.
«Patrick Bateman era qualcuno con cui mi identificavo molto», ha proseguito Ellis, parlando del libro. «Il libro parlava di questo uomo che deve essere alcune cose, e se non lo è, allora la società non è interessata a lui. Cosa fai quando ti senti intrappolato in una società in cui non credi, eppure vuoi appartenere a questa? Questo è ciò di cui parla American Psycho».
Quando poi si passa alla trasposizione cinematografica del 2000, con Christian Bale, Ellis fa spallucce, dicendo anzi di non essere più molto interessato a come vanno le cose a Bateman. «Sono stranamente a posto con American Psycho. Voglio dire, è uscito nel 1991 e ho vissuto con quel libro per tre anni prima. È la cosa più nota che io abbia mai scritto, ma non sono più così interessato a Patrick Bateman».