È morta a 92 anni, dopo una lunga demenza senile, la scrittrice canadese Alice Munro. Ne ha dato notizia la famiglia al quotidiano canadese The Globe and Mail.
Maestra del racconto breve, Munro fu la prima canadese a essere insignita del Premio Nobel per la Letteratura e la prima autrice a essere citata solamente per la sua produzione letteraria breve. Il conferimento dell’onore avvenne nel 2013, e fu la figlia di Munro, Jenny, a presenziare alla cerimonia e ritirare il Premio a nome della madre. Il Nobel era stato preceduto, nel 2009, dalla vittoria del prestigioso Man Booker International Prize, assegnato a Munro per la totalità dell’opera prodotta a quella data.
Nata in Ontario nel 1931 presso una famiglia di allevatori duramente colpita dalla Grande Depressione post-1929, Munro potè frequentare l’università grazie a una borsa di studio e sposò il suo primo marito, James Munro, a soli vent’anni, nel 1951. Accostata ad Anton Čechov, James Cheever, James Joyce e Raymond Carver per la capacità di stringere tutto un mondo in poche pagine, l’Accademia Reale Svedese delle Scienze inserì tra le motivazioni per il conferimento del Nobel a Munro la sua capacità di «racchiudere in poche pagine l’intera complessità epica del romanzo». L’anno della vittoria del Premio coincise anche con quello dell’addio alla scrittura.
Nei suoi racconti, Munro si è spesso occupata delle vite dei dimenticati dalla Storia, andando a scavare nel substrato del Canada rurale e tessendo trame mirabolanti, e intime allo stesso tempo, per i suoi personaggi. Altri temi a lei cari, e ambientati in contesti invece più urbani, erano invece il sesso, il desiderio, l’insoddisfazione e il conflitto morale.
In Italia l’opera di Munro è stata portata da Einaudi. Tra i suoi lavori ricordiamo Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante… (2003), La visita da Castle Rock (2207), Troppa felicità (2011), Chi ti credi di essere? (2012), Lasciarsi andare (2014), Mobili di famiglia (2016) e La vita delle ragazze e delle donne (2018).
