“Non potrei mai immaginare Bob Dylan che lavora in ufficio. Me lo figuro al pianoforte, in uno studio o in cima a una scala… Ops! Sono caduto dalla scala… non riesco a raggiungere il telefono”. Jerry Schatzberg, leggendario fotografo di moda e regista newyorkese classe ’27, spiega così la genesi di uno degli scatti più famosi tra quelli concessi da Dylan (e da Bobby Neuwirth, cantante, buttafuori e amico di Zimmerman, qui in veste di fotografo).
È una delle centinaia di immagini che corredano Dylan by Schatzberg, volumone edito da Skira che raccoglie per la prima volta in Italia tutti i suoi ritratti al menestrello di Duluth. “Sono arrivato a lui un po’ in ritardo, grazie a due miei amici. Ho iniziato a fotografarlo e l’ho conquistato all’istante”, scrive Schatzberg, nelle memorie nel libro.
Il fotografo – autore dell’iconico scatto di Blonde on Blonde – racconta con il suo lavoro un’epoca e un clima culturale: la New York anni ’60 della creazione senza sosta. “Come soggetto Dylan era il migliore: bastava puntargli addosso l’obiettivo e le cose accadevano”, dice Schatzberg, che ha contribuito non poco a estendere il mito di uno che come pochi altri ha fatto il Novecento.