Ho sempre pensato che un film bellissimo come Matrix abbia aiutato ad alimentare le teorie del complotto in maniera esponenziale al successo commerciale che ha ottenuto. Tanti hanno sognato di essere Neo (in alternativa si accontenterebbero anche di assomigliare lontanamente a Keanu Reeves) e di risvegliarsi dall’incubo lucido della prigionia della vita. Essere capaci di vedere la vera realtà e non quella che percepiamo, come se un oscuro complotto sia la causa della nostra prigione terrena. Tutto questo perché le interpretazioni personali fanno diventare il film un messaggio criptato che in pochi eletti riescono a capire.
Nello stesso anno in cui è uscito Matrix, il 1999, in una puntata dei Simpson, Bart – dopo aver preso degli psicofarmaci per curare la sindrome da deficit di attenzione e iperattività – si convince che dei satelliti della Major League Baseball stiano spiando e rubando tutti i dati personali dei cittadini di Springfield. È probabile che anche Mark Zuckerberg abbia visto questa puntata facendosi ispirare per la creazione di Facebook. Da diversi punti di vista si stava incominciando a percepire che l’allora futuro prossimo sarebbe stato un terreno fecondo per le teorie del complotto e per la sua massiva espansione globale.
Quel futuro prossimo è diventato il nostro presente e nuove teorie si sono fatte strada nel sottobosco di internet fino a infiltrarsi in maniera potente e prepotente anche nella quotidianità. Una delle più recenti in ordine cronologico è QAnon e ha, ormai, contorni molto simili a quelli di una nuova religione a cui alcuni si sono votati. L’essenza di questa complessa e variegata teoria del complotto è che esiste un Deep State composto da una congrega mondiale di pedofili che adora Satana e controlla il mondo, mentre Donald Trump è stato eletto per sconfiggerli. Questa è l’estrema semplificazione di una teoria che al suo interno ne contiene moltissime altre, che partono dall’assassinio di Kennedy e passano per le scie chimiche, e che è in continua mutazione in base a quello che succede nel mondo. Internet, i social e i forum hanno amplificato l’eco di questa teoria facendola sfociare anche nel vissuto quotidiano con bandiere, magliette e adesivi, ma anche con atti di violenza (aggressioni, tentati omicidi, sequestro di persone) riconducibili in maniera più o meno esplicita a QAnon.
Pensando a tutto questo mi viene in mente un libro, Redenzione, di Smith Henderson, uscito qualche tempo fa per Einaudi Stile Libero. Una storia in cui violenza e buoni sentimenti si fondevano creando un impasto crudo di umanità, ritrovata e perduta. Il protagonista si chiama Pete Snow, assistente sociale che ha alle spalle una serie di fallimenti che lo rendono perfetto per il ruolo di “salvatore” dei ragazzi che gli vengono affidati. Sembra quasi non avere nulla da perdere quando decide di affrontare le situazioni più estreme sempre con il piglio dell’antieroe pronto a tutto per restituire un po’ di umanità a chi ha genitori che l’umanità l’hanno gettata nel bidone dell’organico per poi dargli fuoco.
E proprio da quelle ceneri Pete cerca di mettere insieme i cocci di situazioni estreme e, in maniera laterale, sistemare la sua vita. Aiutare gli altri per aiutare se stesso. Con questo pensiero quasi biblico si ritrova per le valli desolate del Montana ad aiutare famiglie abbandonate, bambini disperati come Benjamin, che spunta dal nulla sporco, con scarpe enormi, abbigliamento militare e lo sguardo di chi ha vissuto i suoi undici anni come se fossero una vita intera. Fisicamente è più piccolo rispetto ai bambini della sua età, nonostante si muova come un uomo e conviva con il dolore di una vita strappata dalla normalità e masticata dal fanatismo del padre. Un uomo convinto che l’Apocalisse sia alle porte e per questo si era rifugiato con il figlio dentro i boschi incurante di tutto e tutti, sentendosi vittima di un complotto. La narrativa ruba dalla realtà, ma spesso succede anche il contrario.
Immersi nel pantano del fanatismo è difficile uscirne puliti. Redenzione, così come QAnon, testimoniano che c’è una parte di America che sembra vivere in un’altra epoca e in un altro pianeta. Eppure esistono. Sono incubi ma sono reali, non si può scappare svegliandosi, e questo significa che bisogna affrontarli – anche se così facendo si può perdere tutto ciò di cui siamo convinti e forse, così, riuscire a sentirci liberi da colpe. Oppure tutto il contrario.